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Ti...

Ati...

Svegliati...

Ti uccideranno...



Apro di colpo gli occhi, annaspando in cerca d'aria.

Un dolore sordo mi pulsa nel petto. Cerco di alzare una mano, ma non ci riesco. Giro leggermente la testa e vedo che sono attaccata ad una flebo. La guardo un attimo confusa e poi me la stacco, procurandomi una piccola ferita.

Noto che ho entrambi i polsi fasciati.

Con una paura sempre più crescente, scosto il lenzuolo che mi copre e scopro che ho bende anche su torace e cosce.

Un leggero senso di costrizione mi dice che mi hanno fasciato pure il collo.

Un brivido gelido mi corre lungo la schiena.

L'ultimo ricordo che ho è l'impatto con lo spuntone di ferro e poi...

Alec!

Anche lui era presente quindi...

Di sicuro mi avrà riportato all'Accademia.

No...

No...

No...

Annaspo in cerca d'aria. Gli artigli della paura affondano in me. Con le mani mi copro gli occhi e cerco di regolarizzare il respiro. Mi ci vogliono vari tentativi, ma alla fine recupero la ragione e la lucidità.

Devo studiare l'ambiente dove mi trovo per poi trovare un modo per scappare.

Di nuovo.

Lentamente mi alzo sui gomiti e do' un'occhiata alla stanza dove mi sono risvegliata.

È proprio la tipica camera dell'Accademia.

Pareti grigie.

Niente finestre.

Un unico neon che mi proietta addosso luce gelida.

Niente mobilio, a parte il letto dove sono sdraiata.

Una porta, posta dall'altra parte della stanza, è l'unica via d'uscita.

Quindi le mie scelte sono limitate.

Lentamente metto le gambe fuori dal letto e mi alzo.

Riesco a fare solo qualche passo incerto prima di crollare a terra. Le gambe non mi reggono. La testa sta per esplodermi. Il dolore al petto aumenta d'intensità. Iniziano a farmi male anche le gengive e le mani.

Cosa mi sta succedendo?

Sono a terra, nuda, in preda a dolori nelle più svariate parti del corpo.

Persino la mia stessa pelle m'infastidisce.

Mi sento a disagio nel mio corpo.

All'improvviso un frastuono fa breccia nella mia bolla di dolore e sofferenza.

Nella stanza ha fatto irruzione una squadra di guardie armate, col dito già pronto sul grilletto.

Non mi interessa.

Sto cercando di regolarizzare il respiro per non andare in pezzi.

Una guardia mi prende per un braccio, strattonandomi in piedi.

Non l'avesse mai fatto...

Il mio corpo reagisce automaticamente. Gli afferro il polso, facendogli mollare la presa, e gli storco il braccio, spezzandoglielo. Scaravento il corpo ormai inerme della guardia contro il muro, udendo un sonoro crack all'impatto.

Un urlo disumano mi sgorga dalla bocca.

Una potente scarica di energia mi attraversa il corpo.

Le altre guardie rimangono immobili mentre vado loro incontro.

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