"Non so se l'hai saputo, ma l'ambasciatore di un minuscolo staterello dell'Europa orientale è arrivato qui a Washington due giorni fa. Ha un incontro con il primo ministro, per discutere di una possibile alleanza tra i nostri Paesi" spiega il mio capo, incrociando le mani sopra la scrivania.
"E che vantaggi ci sarebbero per noi in un'alleanza con uno staterello europeo?" chiedo curiosa. In questo lavoro la curiosità può uccidere - letteralmente - ma io non accetto mai una missione senza conoscere bene il contesto.
"L'Arzmakistan è pieno di giacimenti minerari e di petrolio. Per noi sarebbe un'enorme investimento, Ross."
Non ho mai sentito parlare dell'Arzmakistan, però il capo ha ragione. Il nostro Paese trarrebbe davvero un grande profitto da questa alleanza.
"Qual'è il mio incarico?" chiedo impaziente, e il capo sorride. Oh oh, questo non è un buon segno...
"Non tutti sono favorevoli a questa alleanza, e l'ambasciatore è convinto che farebbero di tutto per impedire che venga firmato l'accordo. Perciò ha richiesto delle guardie del corpo, ma non vuole che diano nell'occhio. E immediatamente ho pensato a te, Ross. Non c'è nessuna spia competente come te. E poi, essendo una donna, non ci si aspetta che tu sia pericolosa" dice il capo, senza perdere il sorriso.
"Lo sai che io lavoro da sola."
"Non è un problema, l'ambasciatore non farà storie quando vedrà quanto vali, Ross."
Sentirgli dire queste cose mi riempie di orgoglio, perché per quanto sappia che non vincerò il premio come miglior spia dell'anno, so che il capo mi considera una delle migliori. E a me va più che bene.
"Accetto" dico con un sorriso. Non vedo l'ora di conoscere questo ambasciatore dell'Arzmakistan.
*****
Non avendo mai sentito parlare dell'Arzmakistan, non immaginavo che ci fosse un'ambasciata in città. Ma soprattutto, non avrei mai pensato che fosse così imponente. Il capo ha detto che è uno staterello europeo, ma a giudicare dalle dimensioni di questo posto non deve essere un Paese così piccolo come me l'ero immaginata.
Varco il cancello, cercando di non farmi distrarre dalle splendide sculture che ci sono in giardino, o dalle guardie armate che circondano il perimetro. A quanto pare, in Arzmakistan non conoscono il significato della parola discrezione. Queste guardie sono enormi, e le loro armi sono così grosse che sembrano pronti per combattere contro gli alieni.
"Identificarsi" mi urla una delle guardie, puntandomi contro la sua pistola. Altro che calibro 45...
"L'ambasciatore mi sta aspettando" dico solamente, mostrando il mio distintivo identificativo. La guardia lo osserva scrupolosamente, prima di decidersi ad abbassare la pistola.
"Da quella parte, il signore la sta aspettando"dice, indicando la massiccia porta di metallo alle sue spalle. Cosa nascondono qui dentro, quintali d'oro? Con una porta del genere come pretendono di non dare nell'occhio?
Faccio un cenno con il capo, prima di aprire la pesante porta ed entrare nell'edificio. I soffitti sono altissimi, i pavimenti sono di marmo chiaro e c'è un'imponente scalinata che porta al piano superiore, su cui è steso un tappeto rosso - non sto scherzando, nemmeno ci fosse la regina Elisabetta nei paraggi. Un'altra guardia mi fa cenno di seguirla, e così mi ritrovo in quella che, a giudicare dalla quantità di libri, immagino sia una biblioteca.
Un divano di pelle marrone scuro è posizionato nel centro della stanza, ed è proprio qui che l'ambasciatore se ne sta seduto a leggere.
"Avevo richiesto una guardia del corpo, non una cameriera" dice quell'uomo, senza nemmeno guardarmi, e io stringo forte i pugni. Ma chi si crede di essere?
Lui alza la testa, e per poco non gli scoppio a ridere in faccia. È un ragazzino, avrà al massimo un paio di anni più di me. Ha i capelli ricci color miele, ordinatamente pettinati, e degli occhi verdi/nocciola nascosti da un paio di occhiali da vista dalla montatura nera, un po' stile nerd. Indossa un completo grigio, e una camicia bianca con i primi bottoni sbottonati, che lasciano intravedere il suo petto muscoloso.
"E io mi aspettavo un ambasciatore, non uno studente del college" dico, e lui mi osserva sorpreso.
"Sai, non credo proprio che il tuo capo sarà contento di sapere come ti sei rivolta ad un importante uomo politico come me" mi dice, e io incrocio le braccia al petto, mentre lo osservo con sguardo di sfida.
"Chiamalo, così lo saluto" ribatto, e lui serra la mascella. Ops, a quanto pare il piccoletto non se l'aspettava.
"Portatela fuori di qui" dice, rivolgendosi alle sue guardie, e non appena una di loro mi mette la mano sul braccio... Beh, diciamo solo che non avrebbe dovuto farlo!
Lo afferro per il braccio, torcendoglielo dietro la schiena con così tanta forza che sento il rumore di un osso si spezza. La guardia urla di dolore, accasciandosi al suolo, e il resto della scorta accorre in suo aiuto. Poveri illusi, non sanno con chi hanno a che fare...
Un'altra guardia attacca, tentando di colpirmi al viso, ma io mi scanso e gli tiro una ginocchiata nello stomaco. Lui si piega in due per il dolore, e io assesto una gomitata sulla sua schiena, facendolo cadere con la faccia a terra. La terza guardia mi tira un pugno sul fianco, e anche se mi colpisce non mi fermo. Gli tiro un calcio nello stomaco, facendolo cadere di schiena su un tavolino di vetro che doveva valere un sacco di soldi, frantumandolo in mille pezzi. Un'ultima guardia afferra la pistola dalla cintura e me la punta contro, ma io tiro un calcio al braccio teso, facendogli cadere l'arma dalle mani. Lui cerca di riprenderla, ma io gli tiro un pugno sul viso, rompendogli il naso, prima di prendere la pistola dal pavimento e puntarla contro l'ambasciatore.
"Non ti hanno insegnato che non bisogna mai sottovalutare una donna?" chiedo, e lui scuote la testa, leggermente spaventato. Le guardie sono tutte stese sul pavimento, doloranti, e lui continua a spostare lo sguardo da loro a me. "Apri bene le orecchie, ambasciatore: ho accettato di proteggerti, ma non ho intenzione di lavorare per qualcuno che mi sottovaluta, chiaro? Perciò ti propongo un patto: io porterò a termine la mia missione, ma solo se tu mi porterai il rispetto che merito. Ci stai?"
"Non ho molta scelta, visto che mi sta puntando contro una pistola" dice lui, e un sorriso sadico si dipinge sulle mie labbra.
"Sai, ambasciatore, una pistola è completamente inutile se non ha proiettili" dico, indicando il punto dove dovrebbe esserci il caricatore, ma non c'è niente. Abbasso la pistola, appoggiandola sulla pancia di una delle guardie, sotto lo sguardo spaventato dell'ambasciatore.
"Non avevo mai conosciuto una ragazza tanto letale in vita mia. Accetto la tua offerta, e ti chiedo umilmente scusa per averti sottovalutata" dice lui, e io sorrido soddisfatta. "Non ci siamo ancora presentati. Io sono Ashton Irwin, ambasciatore del meraviglioso Arzmakistan. E tu sei...?"
"Agente Ross, CIA."
"Sarà interessante lavorare insieme" dice Ashton, prima di sorridermi, mettendo un mostra due adorabili fossette.
Hai ragione, Ashton, sarà davvero interessante...
SPAZIO ME
Ciao a tutte, ecco a voi il secondo capitolo. Questa storia è decisamente diversa dalle precedenti, e vorrei davvero sapere le vostre opinioni. Spero che questo capitolo - e un Ashton Irwin versione intellettuale sexy - vi siano piaciuti, alla prossima.
Bacini
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Undercover Love ~ Luke Hemmings
Fiksi PenggemarJay potrebbe sembrare una ragazza normale, sempre se considerate una cosa da tutti i giorni proteggere ambasciatori e diplomatici di altri Paesi, sventare complotti ed essere cintura nera di qualsiasi arte marziale vi venga in mente. Se per voi tutt...