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Alle 8:30 Kira uscì di casa,piuttosto nervosa. Chiuse a chiave la porta e entrò nella sua macchina percheggiata lì davanti. Non riusciva a non pensare a quello sconosciuto,di quella sera. Quelle parole non erano dette a caso,insomma,avevano un significato profondo.

"Il mio cuore vuole tornare a casa" ripeteva nella mente.

Luke se n'era andato.
E adesso voleva tornare.

Questo era il collegamento che Kira trovò. Non voleva credere ad altro. Voleva che fosse lui,così avrebbe colmato quel vuoto che si portava dentro da otto anni. Desiderava rivederlo,sapere come stesse,come fosse diventato un uomo. E affogare nel mare in tempesta che troneggiava nei suoi occhi. Quegli occhi blu che tanto amava guardare.

Per tutto quel tempo non aveva combattuto per lui. Non aveva mantenuto la promessa. Ma d'altronde,cosa poteva fare ancora? Si,certo,poteva cercarlo e trovare una soluzione al problema...ma lui voleva stare con lei? La amava? O la considerava solo un oggetto? Un passatempo?

Tante domande ma nessuna risposta.

Kira arrivò così davanti all'edificio in cui lavorava e accostò la macchina nel vialetto. Prese la valigetta e si diresse verso il suo studio. Aveva il cuore che batteva fortissimo. Lei sapeva che quello sconosciuto,in realtà era proprio Luke.

Esattamente come nel passato.

Ormai sapeva riconoscerlo.

Si morse forte il labbro per non sorridere come un ebete davanti ai colleghi che le passavano accanto. Andò nella sua stanza,posò la valigetta sulla scrivania e si sedette iniziando a tirare fuori alcuni documenti. Guardò l'orario.

Segnavano le nove.

Puntualmente,la segretaria Marta bussò alla porta e Kira la accolse con un grande sorriso.

"Kira,il tuo collega è arrivato. Ti aspetta nell'aula 14. E comunque.." abbassò la voce "è un gran pezzo d'uomo" ridacchiò,contagiando anche la ragazza.

"Marta! Questo è un comportamento alquanto non professionale da parte tua!" la prese in giro,abbracciandola subito dopo. "Allora scappo,non vorrei fare ritardo!"

"Già,e datti da fare mi raccomando" le fece l'occhiolino la donna.

"Sai che sono fidanzata,smettila" scosse la testa divertita dalla situazione,per poi andare a passo svelto verso l'aula indicata dalla segretaria.

"Che dio me la mandi buona" sussurrò alzando gli occhi al cielo e rilasciando un sospiro. Fece la sua entrata e trovò un homo molto alto,biondo, e indossava un pantalone nero che fasciava le sue gambe perfette,una giacca nera e degli stivaletti anch'essi neri. Era rivolto verso la finestra,così richiamò la sua attenzione.

"Buongiorno" aprì bocca la ragazza.

E appena si voltò non capì più nulla.

Erano gli stessi occhi.

Lo stesso sorriso.

Le stesse fossette.

Rimase immobile. Con il corpo sommerso di brividi. Il suo cuore ormai era andato a puttane. Non ci credeva. Lui era qui davanti a lui. A un metro di distanza. Colui che le aveva fatto provare emozioni. Colui che l'aveva fatta vivere.

"Buongiorno.." il suo solito sorrisetto sghembo apparve sulle sue labbra prima di continuare a parlare. "..piccola Kì"

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