capitolo 7

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Pov Harry

Appena sono uscito da quell'inferno, la scuola volevo solo trovare Sam, così da poterla infastidire, perché quando la vedo ribollire di rabbia ci godo.

Intanto che osservo la massa di persone raggiungere il cancello che separa l'edificio dalla strada trafficata, chiamo Zayn per accertarmi che non mi molli a piedi, se no torno a casa e gli tiro un pugno da rompergli quella faccia del cazzo.

E mentre ascolto per la centesima volta la voce della segreteria la vedo.

L'aria di New York le scompiglia i suoi meravigliosi capelli neri, ribelli e intrattabili come lei. Sta osservando qualcuno da lontano e avrei tanta voglia di raggiungerla, accarezzarle i suoi capelli, tenendo tra le dita una di quelle ciocche. Ma si gira in fretta togliendomi dai miei pensieri su di lei.

La osservo mentre si imbatte in una persona che mi sembra famigliare. E quella persona è Zayn.

Quanto vorrei spaccargli la faccia in questo momento quando lo vedo alle prese nel corteggiarla. Che schifo. Conosco fin troppo bene quel sorrisino, lo fa quando vuole qualcosa, e quel qualcosa è Sam. La mia Sam.

Arrabbiato lo chiamo perché non ho il numero di lei, quindi...dovrò chiederglielo.

Non ci credo, mi ha messo giù. Incazzato esco dall'uscita della scuola e mi avvio verso il mio appartamento che condivido con quell'essere.

Ma perché mi incazzo così tanto se Sam non è neanche la mia ragazza? Non ci sono stato neanche a letto! Cosa mi sta succedendo? Ma la vera domanda è: sono geloso?

Impossibile. Neanche la conosco, ma ha qualcosa che mi attrae come una calamita o come la gravità. Boh. Non ci devo pensare come il resto delle cose. E la cosa che rimedia in questi casi, è alcool. Quindi mi avvio nel bar più vicino possibile.

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ubriaco marcio mi alzo dallo sgabello facendo l'occhiolino alla barista, anche se avrà più o meno 45 anni e li porta di merda ma... pur di dimenticare.

Dopo quello che avete potuto immaginare, esco da quella topaia e mentre cammino col mio giubbotto di pelle che sinceramente non tiene niente la vedo. Il problema della mia fuga, lo sfogo della mia ira, ma appena la vedo la rabbia si trasforma in qualcosa che non conosco, forse...

leggerezza.

Mi sa che sto correndo, per quello che posso, verso quell'edificio che potrebbe essere casa sua, e l'aspetto là davanti. Mi sa che anche da ubriaco cammino o anzi corro più veloce di lei. E l'aspetto per quelli che sembrano ore e per la prima volta posso dire che sono nervoso.

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