capitolo 3

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Drinnnn....drinnnnn...

Un suono riecheggia nella mia testa interrompendo il mio sogno. Con una mossa ninja riesco, magicamente, a spegnere quell'inferno che chiamano sveglia.

Dopo 10 minuti abbondanti mi ricordo che oggi è lunedì e devo andare all'università. Con poca voglia mi alzo dal letto e mi stiracchio sbadigliando come se fossi un leone svegliando l'intera giungla, che nel mio caso è un piccolissimo appartamento a Broklin. C'è una bella vista per quelle poche finestre che ho in casa, ma non mi lamento, ci sono cose peggiori.

Andando in cucina saluto mia madre, Sandra, nome italiano essendo nata a Verona. Anch'io ho origini italiane, forse è per questo che ho un sano appetito, che non emerge per colpa del cibo pessimo di mia madre. Mi sa che non ha preso le doti di mia nonna nell'arte culinaria.

Come ogni mattina busso alla porta del mio vicino nonché uno dei miei migliori amici, insieme a Cara. Dopo neanche due minuti si apre la porta rivelando il mio amicissimo vicino tutto bello sorridente che mi saluta in un modo da farmi sciogliere. Niall, così si chiama , è il mio migliore amico dalle elementari. Ci siamo conosciuti quando, per via di uno sgambetto sono caduta sbucciandomi un ginocchio. A quei tempi si piangeva per qualsiasi cosa ma io non rappresentavo quella categoria. Che strana....

Un ragazzino biondo con degli occhi col cielo limpido si avvicinò a me dandomi una mano ad alzarmi. Non mentirò dicendo che mi ero preso una gran bella cotta per lui e che in quinta elementare siamo stati un po'insieme'.

Conoscendoci meglio avevamo decido di restare amici e dovrei averlo scritto da qualche parte sul mio diario ma non so dove l'ho messo....boh

Comunque adesso siamo inseparabili, è come un fratello per me.

Scendiamo nel parcheggio del condominio e saliamo sulla sua macchina.

- Grazie ancora per il passaggio Niall-dico

- Di niente, non devi dirmelo ogni volta che ti accompagno a scuola, stai tranquilla, relax.

Scesi dalla macchina ci avviciniamo all'edifico moderno davanti a noi quando una figura mi urta la spalla fregandosi della mia presenza.

Alterata dico-scusami- forse lo detto in modo acido ma non mi importa, bisogna rispettare sempre gli altri, questo mi ha insegnato mia madre, il rispetto.

-scusami, piccola sono di fretta-

ohiiuutto quella voce, quella splendida voce.

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