capitolo 13

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pov Zayn

Ieri è stata una serata fantastica. Sognavo da giorni di baciare Sam e adesso che l'ho fatto mi sento in paradiso. Mi piace, è una ragazza carina, simpatica ma ho visto che è un po' timida. Voglio rompere quel muro che mi divide dalla vera e emotiva Sam. Sembrava così piccola tra le mie braccia, intravedevo qualcosa nei suoi meravigliosi occhi ambrati, avevo visto un velo di tristezza quando le ho chiesto di ballare, seguito poi da una scintilla luminosa che l'ha portata tra le mie braccia. Ogni volta che la vedo, a scuola durante le lezioni, a mensa, negli affollati corridoi... mi si forma in nodo allo stomaco quando sento la sua voce, vivace e spiritosa.

Non vedo l'ora di chiederle di uscire.

Mentre penso a come organizzarle una serata romantica vengo interrotto dalle continue lamentele del mio coinquilino, Harry.

-ti muovi- urla dall'ingresso dirigendosi a prendere la macchina, la mia macchina.

-non urlare tanto cazzone se no potresti benissimo prendere l'autobus- dico provocandolo ma dicendo la verità.

- sai che mi fanno schifo i mezzi pubblici, sono pieni di vecchiette eccitate- mi informa con aria disgustata.

-allora non fare tanto lo strafottente con me se no ti chiamo quelle vecchiette del cazzo- sbotto entrando in macchina.

-come fai ad avere il loro numero- sghignazza Harry divertito dalle mie parole.

-stronzo- dico infuriato.

-fai come vuoi 'casanova'- dice ancora piegato dal ridere. Che pezzo di merda.

Pov Sam

Prendo l'autobus per arrivare all'università. Oggi Niall è malato quindi non potevo usufruire del passaggio. Io avrei la patente ma non ho i soldi per la macchina quindi mi tocca o andare a piedi o strappando passaggi agli amici di buon cuore, o in casi estremi i mezzi pubblici.

Aspettando alla fermata più vicina a casa mia, con l'aria gelida di New York, incontro Tania e la saluto educatamente per non sembrare stronza già di prima mattina.

-ciao- dico intontita per la stanchezza. Mi copro bene tirandomi il cappotto ancora più su. Odio il freddo, preferisco l'estate da passare sulle spiagge della California con Cara oppure in Italia dai nonni.

-ciao- dice evitandomi completamente. Cerco di scrutare i suoi grandi occhi azzurri ma resto abbattuta trovando tristezza e malinconia.

-stai bene?- domando preoccupata. La vedo diversa. Più triste, ma di brutto. A gli occhi gonfi e rossi, forse perché ha pianto. La vedo annuire con incertezza.

-sicura? Cosa c'è che non va? E non dirmi che stai bene perché sappiamo tutte e due che non è così- dico prendendole il polso facendola girare per vederla negli occhi. Intanto il Bus parte facendoci, per un attimo, perdere l'equilibrio.

-ok, i miei stanno per divorziare- dice asciugandosi una lacrima ribelle che le percorrere la guancia. – e mi va bene, cioè se non stanno più bene insieme è meglio così- dice rassicurando più se stessa che me.

- beh vedo che l'hai presa bene- dico sovrappensiero. Devo chiudere quella bocca, ovvio che non sta bene ma è adulta e la sta prendendo da tale.

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