Non so quanto tempo passò, ma ero sobria. Ero in una stanza buia e fredda. Mi salì un brivido lungo la schiena. Solo quando tentai di urlare mi resi conto di avere del nastro adesivo sulla bocca. Le mie mani erano legate con una corda ad una sedia. Cercai di liberarmi, ma era del tutto inutile. Ad un certo punto sentii dei passi provenire da sopra di me avvicinarsi sempre di più. Sentii una porta aprirsi e nella stanza entrò una fioca luce che mi permise di visualizzare la persona che entrò. Era un uomo abbastanza vecchio, capelli biondi con dei ciuffi grigi. Camminava gobbo e si aiutava con un bastone. Lo riconobbi. Era Luke. "Bene bene.. Eccoti qua..". Quando lo vidi non credetti ai miei occhi. Per un momento pensai di essere solo in un incubo. Cosa ci faceva Luke lì? Come aveva fatto a trovarci? Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata e il mio respiro aumentò. Sentivo la paura scorrere dentro di me. "Sai, Smith crede di essere intelligente e furbo e in effetti lo è stato, ma per vostra sfortuna io lo sono di più, ma non ho intenzione di raccontare i miei trucchetti ad una principiante come te. Bella scelta New York, "la grande mela". Sai so tutto del vostro viaggetto in Italia e so per certo che non volete farvi semplicemente una vacanza e so anche che Smith non ti ha detto molto sul suo piano..." se il suo piano era confondermi e mettermi ansia, ci stava riuscendo alla perfezione. "...Ora ti racconterò una storia. Io e quel bastardo di Smith eravamo soci un sacco di anni fa. Anzi, più che soci. Era il mio migliore amico. Con lui mi fumai la mia prima canna. Fatto sta che eravamo quasi come fratelli. Una volta, quando avevamo circa 25 anni, facemmo una rapina. Il bottino era di 1'000'000$ e il patto era 500'000$ a testa. Toccava a lui prendere i soldi mentre un socio ci stava aspettando alla macchina sul retro della banca. Avevamo quasi finito quando uno sbirro bastardo mi sparò ad una gamba. Smith cosa fece? Mi lasciò lì e scappò col bottino, quel maledetto figlio di puttana. 20 anni di carcere. Hai una vaga idea di cosa significhi 20 anni in uno schifo di carcere?". Rabbrividii. Non volevo credergli. Provai a parlare, ma mi uscirono solo sei mugolii a causa, del nastro adesivo, allora Luke me lo strappò. Feci un piccolo gemito di dolore e poi parlai:"Ma.. io cosa c'entro in tutta questa storia? Perché mi hai portato qui?". Lui fece un mezzo sorriso, ma sembrava confuso. "Non l'hai capito? Tu sei il suo punto debole, il suo tallone d'Achille. Anche se con te fa lo stronzo e ti tratta male, ma lui è fatto così. Non ci hai mai fatto caso? Non ti sei mai chiesta perché ti porta sempre ovunque vada? Oppure perché voglia a tutti i costi che tu non te ne vada da lui? Sei la sua bambina. Ti ha adottato e cresciuto come se fossi figlia sua. Si è vero, che senso ha allora picchiarti? Lui è fatto così, non ti ucciderebbe nemmeno per tutto l'oro di questo mondo, o magari per quello sì.. Ad ogni modo, se per caso ti succedesse qualcosa impazzirebbe." pronunciò quell'ultima frase estraendo un coltello da una tasca e accarezzando la punta. Io non riuscivo a credere a quello che diceva. Smith mi voleva bene? Non aveva senso. Niente di tutto quello che disse aveva senso. La paura che stava crescendo dentro di me si trasformò in confusione. La confusione più totale. Ad un certo punto Derek arrivò alle sue spalle e gli passò il coltello. Con la mano che non teneva il bastone, Luke estrasse il suo telefono, compose un numero e mise il vivavoce. "Chi parla.". Era la voce di Smith. "Robert! Mio caro e vecchio compare, come te la passi?"
"Che cazzo vuoi figlio di puttana."
"Hei, attento a come parli signorino. Sai ho lei, non ti conviene farmi arrabbiare, altrimenti.."
quell' altrimenti non mi piacque nemmeno un po'. Smith non gli credeva. Io non dissi nulla, fino a quando Luke fece un cenno con il capo a Derek, il quale prese il coltello e lo infilò lentamente nella mia pelle poco sotto la spalla, andando abbastanza in profondità per poi trascinarlo lungo il mio braccio per circa 5 centimetri. Non riuscii a trattenere un immenso urlo di dolore. "Basta! Ti prego smettila!". Dal telefono sentii Smith dire "Tyra! Lasciala andare figlio di.." Luke lo interruppe:"Va bene, va bene. Ti concedo 2 ore. O sei qui entro quell'ora, o la ragazza morirà.". A quelle parole non potei fare a meno di rabbrividire. Mi resi conto che se c'era qualcuno più pazzo di Smith quello era Luke. Il braccio mi bruciava un sacco. Il sangue scorreva giù fino al gomito per poi gocciolare per terra. Luke e Derek se ne andarono lasciandomi lì così.
Mi ricordai di avere un coltellino svizzero in tasca. Se solo fossi riuscita a prenderlo avrei potuto tagliare la corda e fuggire. Con la punta delle dita cercai di raggiungere la tasta posteriore dei miei jeans, aiutandomi spingendomi più indietro sulla sedia e alzando il bacino. Riuscii ad infilare due dita e cercai di prendere il coltellino. Lentamente lo estrassi, ma mentre provavo ad aprire la lama mi cadde per terra. Imprecai. Allora mi guardai in giro per vedere se ci fosse qualcosa che avrei potuto usare. Ad un certo punto provai a muovere le braccia quel poco che mi permetteva la corda che mi passava attorno ai polsi e alla sedia e sentii qualcosa di sporgente e appuntito. Probabilmente era un chiodo. Iniziai a fregare la corda contro di esso facendo su e giù con i polsi. Sentivo la corda indebolirsi, stava funzionando. Pensai di essere stata la ragazza più fortunata della terra. Dopo un po' di sfregate la parte della corda che legava il mio braccio sinistro alla sedia si spezzò. Utilizzai la mano libera per slegarle l'altra. Risultò abbastanza difficile dato che non ero mancina, ma riuscii a liberarmi. Mi slegai i piedi e mi diressi su per le scale. Quando provai ad aprire la porta mi accorsi che era chiusa, ma Smith mi aveva insegnato a manomettere una serratura. Provai con uno degli attrezzi che c'erano nel coltellino svizzero, ma non funzionava. La chiave era inserita dall'altra parte. Furbo Luke. Tornai giù e mi guardai in giro. C'erano solo un mucchio di scaffali in disordine e una piccola finestra in altro. Non si capiva dove portasse perché davanti c'erano dei rami. Mi arrampicai su uno scaffale per raggiungerla, ma quando provai ad aprirla capii che era chiusa dall'esterno. Scesi per cercare qualcosa in grado di spaccare il vetro. Trovai un martello. Mi arrampicai di nuovo e diedi un colpo forte al vetro che si frantumò in mille pezzi lasciando un piccolo buco. Continuai a spaccare in fretta, perché Luke aveva di sicuro sentito i rumori. Infatti sentii dei suoni di una porta che si apriva. Appena c'era abbastanza spazio per passare guardai in fretta giù dalla finestra. Era buio pesto, non vedevo nulla. La distanza che mi separava dal pavimento era circa di 3 metri. Non potevo buttarmi così. Guardai in fretta in basso per vedere se ci fosse qualcosa che avrebbe attutito la mia caduta, ma nulla. Solo asfalto. Ad un certo punto sentii dei rumori e girai lo sguardo. Derek stava camminando velocemente verso di me puntandomi la pistola contro. Inaspettatamente sferrò un colpo e beccò, probabilmente involontariamente, il muro, con una distanza di circa 10 centimetri dalla gamba che pendeva all'interno della stanza. Quel gesto mi convinse a buttarmi. Mi diedi una grossa spinta e caddi. Sentivo un vuoto dentro di me, come sulle montagne russe. Cercai di rimanere in posizione eretta. Sentivo una la pressione schiacciarmi verso il basso e in un tempo che sembrava più lungo di ciò che era in realtà venni a contatto col suolo. Atterrai dalla parte dei piedi e abbassai subito le ginocchia per finire col fare una capriola per cercare di attutire il più possibile la caduta. Mi ero rotta i Jeans e mi ero graffiata le braccia e il viso. Sentivo bruciore un po' dappertutto. Pensai di essermi fratturata il braccio sinistro è una gamba. Mi faceva un male assurdo.
Mi trovavo in un vicolo. Lasciai perdere il dolore e corsi a sinistra zoppicando, perché sapevo che Luke e Derek non si sarebbero arresi tanto facilmente. Infatti poco dopo sentii dei passi dietro di me. Mi voltai e appena vidi Derek correre verso di me con la pistola cercai di accelerare il passo, ma risultò difficile considerate le mie condizioni. Sentivo il ragazzo avvicinarsi sempre di più. Udii degli spari dietro di me, ma non mi beccò. Mi guardai a destra e a sinistra, ma non trovavo un posto in cui svoltare. Il vicolo sembrava andare dritto all'infinito. Ad un certo punto sentii un forte colpo alle mie spalle e un dolore indescrivibile impossessarsi del mio fianco. Mi aveva colpito. Sentivo ogni parte del mio corpo pulsare. Non riuscii a stare in piedi e caddi a terra dolorante. Non ci sono parole per descrivere l'immenso male che provavano in quegli istanti. Provai a trascinarmi; sapevo che non serviva a nulla, ma era il mio istinto a farmi proseguire. Misi la mano nella tasca posteriore per prendere il mio coltellino. Merda l'avevo lasciato nella stanza. Derek rallentò e mi raggiunse. Mise il suo piede sul mio petto e puntò la pistola sulla mia testa. Non mi sembrava uno molto sveglio, allora esclamai preoccupata:"Oh cazzo la polizia." guardando dietro le sue spalle. Avevo ragione. Si girò e sfruttai quel momento di distrazione, mi guardai a destra e a sinistra. Per terra c'era una bottiglia di vetro rotta, allora la presi e gli conficcai la parte appuntita nella caviglia. Lanciò delle urla di dolore e cadde all'indietro con la gamba sanguinante. Mollò la pistola a terra facendola cadere a circa 30 centimetri dalla sua spalla. Ci pensai due volte, ma poi mi chinai per prenderla. Appena mi abbassai per raccoglierla mi afferrò il polso con una mano, tirando con una forza che non credevo possibile in quelle condizioni, facendomi scivolare e cadere. Non avevo le forze necessarie per liberarmi. Mi mise supina, si inginocchiò sopra di me e mise le sue mani intorno a mio collo. Iniziò a stringere. Cercai di dimenarmi ma non mollava la presa. Dovetti usare l'unica risorsa che avevo. O la sua vita o la mia. Mentre ero al limite puntai la pistola sul suo stomaco e sparai. La sua presa si indebolì permettendomi mi respirare. Dalla sua bocca iniziò ad uscire sangue e dopo qualche secondo cadde verso destra privo di vita. L'avevo ucciso.

STAI LEGGENDO
Heart shot
Hayran KurguBeth ha una vita difficile. Ha a che fare con uno dei peggiori criminali in circolazione e per guadagnarsi da vivere ruba, spaccia e fa sesso a pagamento. Odiava la sua vita. I suoi genitori morirono quando aveva soli 8 anni e da lì venne tirata su...