Io non avevo parole. Se Dylan conoscesse Smith lo definirei stupido, ingenuo o addirittura pazzo, ma siccome non sapeva nemmeno chi fosse pensai semplicemente che fosse un eroe. Un eroe che si era appena messo nella merda. Smith si mise a ridere di gusto, poi si girò a guardarmi "È per questo coglione che non vuoi partire?". Io non dissi niente e continuai a fissare la scena senza credere ai miei occhi. Smith cominciò a camminare avanti e indietro con una calma immensa. Come quando sei in acqua distesa sulla delicata superficie ad occhi chiusi e sei totalmente rilassata. Iniziò a fare avanti e indietro, mentre Dylan seguiva i suoi movimenti con la pistola. Smith disse con tono ironico:"Sai, sono davvero felice che la piccola Tyra abbia trovato un ragazzo che l'apprezza per quello che è, a meno che tu non sappia quella che lei è..", fece una breve pausa. Dylan aveva lo sguardo confuso e io terrorizzato. Continuò "..Ora tu non mi sparerai perché vorrai sapere che cosa intendo dire..". Aveva ragione. Eccome se aveva ragione. "...Forse non sai che la tua 'amichetta' non è così una santerella come sembra...", il suo fare di continuo avanti e indietro aumentava l'angoscia e io stavo andando in panico. Dylan era l'unica persona di questo mondo la cui opinione mi importasse qualcosa. "...Ha fatto tante cose brutte nella sua vita, lo sai che fuma erba?..", in quel momento gli avrei ficcato una pallottola in testa, sia per farlo tacere sia per il fatto che era uno sporco e maledetto figlio di puttana. Dylan mi guardò con aria stupita e confusa. "...Ma non è tutto. Lei ha fatto anche molte..", prima che potesse continuare dissi "Va bene Smith verrò con te.". Sul suo viso comparì un sorriso soddisfatto. Io intanto stavo ancora piangendo. Lo odiavo. Lo odiavo a morte. Finì il discorso:"Senti ragazzino, facciamo così, tu mi lasci uscire da quella porta e tieni la bocca chiusa, ognuno si fa i cazzi propri e nessuno si fa male..." Lentamente si avvicinò a lui. "altrimenti ti sei fatto un nemico sbagliato.". Dylan era in panico. Lo capivo dal suo sguardo. Era alle prime armi e lo conoscevo abbastanza da dire che non avrebbe sparato. E anche Smith lo aveva capito. Abbassò la pistola. Sul viso dell'uomo ricomparve quel perfido sorrisetto e se ne andò senza aggiungere altro, lasciando me e Dylan soli. Io avrei voluto seppellirmi da qualche parte, buttarmi dalla finestra, avrei preferito qualsiasi cosa in quel momento pur di evitare conversazione con lui. Iniziai a sperare che suonasse il telefono, o che accadesse qualcosa che ci avrebbe evitato il discorso, ma non accadde nulla. Lo sguardo confuso e arrabbiato di Dylan mi fece comprendere le infinite domande che avrebbe voluto farmi. Diedi una risposta così stupida e scontata:"Posso spiegarti.", ci fu una pausa, poi disse:"Bene allora fallo, perché non ci sto capendo nulla.". Non avevo idea di come iniziare, come avrei continuato e come avrei concluso. Non potevo dire la verità, ma del resto cosa potevo inventarmi? Dissi la prima cazzata che mi venne in mente. "Quello ehm.. era il mio sp.. Il mio spacciatore.". La tossica era la migliore tra tossica-ladra-puttana quindi puntai su quello, ma non ero per niente credibile. "Tyra ho sentito di cosa stavate parlando. Ha detto qualcosa su dei soldi, su una rapina e sul fatto che dovete partire. Voglio spiegazioni.". Non so cosa avrei dato in quel momento per far sì che Dylan sparisse. Non sarei riuscita a reggere quella conversazione. Iniziai a piangere. "Dylan.. io non posso...". Iniziò a scocciarsi. Il che era plausibile. "È da quando ti conosco che ogni volta che ti faccio domande sulla tua vita privata rispondi 'non posso' 'ti spiegherò più avanti'.". Iniziai ad arrabbiarmi. "Senti, potrò avere anche io la mia privacy!". Anche il suo sguardo si fece più irato. "Tyra, quell'uomo è appena entrato e ti ha picchiato minacciandoti, poi mi ha detto che fumi e ha minacciato pure me. Dovrei starmene zitto senza dire nulla?". Aveva ragione. E ciò complicava le cose. Eppure risposi "Ci conosciamo da a malapena una settimana e pretendi che ti venga a raccontare ogni singolo dettaglio della mia vita?". Commisi un enorme sbaglio pronunciando quelle parole. Uno sbaglio irreparabile. Uscirono così da sole, come se mi giustificassero. Dylan mi fece uno sguardo così amaro, che quasi sentii il gustaccio in bocca. Fece per andarsene. Istintivamente gli corsi in contro in lacrime. "Dylan aspetta. Scusa non volevo.". Lo afferrai per un braccio e lui si staccò dalla mia presa, lanciandomi un'occhiataccia e se ne andò sbattendo la porta dietro di se. Io tirai un pugno forte al muro creando un lieve buco visto che la parete in quel punto era debole. Mi sedetti per terra e iniziai a piangere. Non riuscivo a credere che ero riuscita ad allontanare l'unica persona vera, gentile che avessi mai conosciuto in questi ultimi anni, ma non sono brava a gestire queste conversazioni, né tanto meno ad avere un rapporto serio con qualcuno. Diciamo che la mia risposta è stata spontanea. (Suonerebbe bene come giustificazione, peccato che non avrebbe fatto tornare Dylan). Era come se durante quella conversazione il mio cuore fosse di vetro e stesse cadendo da un dirupo, e si è schiantato nell'istante in cui Dylan ha chiuso la porta. Mi odiavo. In quel momento più che in ogni altro durante la mia "carriera" da troia-ladra-tossica volevo schiacciare replay, tornare indietro. Guardai le mie nocche sanguinare, ma mi importava ben poco. Quando mi calmai un po' uscì in balcone per fumarmi una canna. Mi misi in testa che non avrei mai dovuto baciare Dylan. Che avevo sbagliato tutto con lui. Non posso combinare un ragazzo sincero come lui con quello che faccio cercando di tenere nascoste entrambe le parti ad ognuno. Lasciare Smith significava in poche parole suicidio, ma in ogni caso, se avessi scelto Dylan il mio passato e le mie azioni sarebbero comunque rimaste. Dovevo dimenticarmi di lui, concentrarmi sulla sopravvivenza e il modo migliore per farlo era partire. Andai in camera a preparare le valigie. Misi il minimo indispensabile, tra cui la mia scorta d'erba, i soldi, le armi, i miei documenti falsi e altre cose come vestiti, spazzolino ecc.. Mentre mettevo via le cose il mio sguardo capitò su un foglio sotto il letto. Non aveva idea da dove sbucasse. C'era un disegno molto stilizzato che raffigurava un uomo e una donna con due bambine per mano e in cima c'era la scritta "La mia famiglia. Beth Collins. 10.03.2002". Non avevo più lacrime in corpo, quindi lasciai spazio ai colpi al cuore. Ecco Dylan da dove aveva letto 'Beth Collins'. Presi il disegno con me. Ricontrollai velocemente di avere le cose più importanti e poi mi misi a letto. Scontato dire che non riuscii ad addormentarmi. L'immagine di Dylan arrabbiato che esce dalla porta di casa mia mi tormentava. Appunto per questo me ne dovevo andare. Non avevo nemmeno idea di dove mi avrebbe portato Smith. Ha solo detto 'un'altro stato' senza menzionare un nome, o qualche indirizzo. In fondo la colpa non era di Smith, ma mia. Non dovevo dare corda a Dylan e basta. Ma ormai era tardi per i ripensamenti. Finalmente mi addormentai. La sveglia suonò con un'ora d'anticipo. Era meglio evitare ritardi con Smith, soprattutto il giorno della partenza. Mi preparai. Quella mattina saltai la colazione, non avevo fame. Quando fui pronta caricai i bagagli in auto e partii verso il rifugio di Smith. Appena arrivai lo vidi caricare dei pacchi e delle borse su un furgoncino bianco. "Sei in orario Tyra.". Lo disse con tono calmo, normale e questo era positivo. Ad un certo punto gli chiesi:"Smith, ma come fai ad essere sicuro che Luke non scoprirà dove siamo e che la polizia non ci rintraccerà?". Lui era tranquillo, quasi indifferente:"Dimmi una sola volta in cui io non l'abbia fatta franca.". E come dargli torto. Era un fottuto genio. E questo lo rendeva ancora più spaventoso.
Da quando uscii di casa continuai a pensare che ogni istante era buono per scappare. Che non era ancora troppo tardi. Oppure mi immaginavo Dylan che sarebbe sbucato da un momento all'altro da qualche parte per impedirmi di partire.
Ma ovviamente non successe. Stavo per salire sul furgoncino quando sentii una voce da lontano. Mi sembrò quasi di sentire il mio nome, ma quando mi girai non c'era nessuno. Me l'ero solo immaginata. Scoraggiata salii sul furgoncino e partimmo, verso chissà dove.
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Heart shot
FanfictionBeth ha una vita difficile. Ha a che fare con uno dei peggiori criminali in circolazione e per guadagnarsi da vivere ruba, spaccia e fa sesso a pagamento. Odiava la sua vita. I suoi genitori morirono quando aveva soli 8 anni e da lì venne tirata su...