Capitolo 7

32 2 0
                                    

L'espressione di Dyaln cambiò completamente, passò da uno sguardo innocente quasi allegro ad uno serio e distrutto. Cercai con tutte le forze di trattenermi, ma non ci riuscii. E così come una diga che cede, dai miei occhi iniziarono ad uscire un fiume di lacrime. Mi accucciai sul petto di Dylan, come fa una bimba che si rannicchia attorno alle gambe di sua mamma perché ha sentito un tuono. Lui mi strinse a se premendomi con delicatezza la mano sul suo petto e appoggiando la sua guancia sulla mia testa. Io mi lasciai andare tra le sue braccia. Mi sentivo al sicuro. Per una volta potevo sfogare quel dolore immenso che mi tormentava da ben 10 anni con qualcuno. Qualcuno che so che mi avrebbe ascoltato e appoggiato. Dopo un po' mi calmai. Mi prese il viso tra le mani e con i pollici mi asciugò le lacrime dandomi un bacio sulla fronte. Non disse nulla, ma mi diete il conforto più grande che io abbia mai avuto. White mi accarezzò la spalla e disse:"Tyra se vuoi puoi andare a casa.". Annuii debolmente e andai a prendere le mie cose. Tutti nel bar mi stavano guardando. Alcuni con lo sguardo confuso di chi non aveva capito, altri con l'espressione triste. Ma ben poco mi importava di quelle persone. Avevo più ragioni io per piangere che loro per fissarmi.
Uscii dal locale senza dire una parola a nessuno. Dylan mi seguì e mi afferrò un braccio. Di fuori mi ero calmata, ma dentro c'era ancora la tempesta. "Tyra volevo chiederti scusa, io non.."
"Dylan smettila, non è colpa tua, non potevi saperlo..". Sembravo totalmente falsa, perché ero consapevole dell'espressione depressa che avevo, ma non ero mai stata così sincera.
"Tyra sul serio.."
Lo interruppi dandogli un bacio a stampo sulle labbra. "Ho detto che non importa." dissi dietro a un lieve sorriso. Ci guardammo per un attimo negli occhi. Quei maledetti occhi così dolci. Quegli occhi che sembravano così innocenti. Il rumore di un'auto in lontananza mi distrasse dai nostri sguardi, appena vidi il veicolo mi venne un colpo. Era Smith. Cazzo.
"Oh merda." La mia espressione divenne completamente seria e spaventata. Dylan istintivamente si girò e non fece in tempo a chiedermi cosa ci fosse che io lo presi per un polso e cominciai a correre dentro ad un vicolo. Smith parcheggiò.
"Cosa succ.." misi una mano sulla bocca a Dylan e con l'altra gli feci segno di stare in silenzio. Stava entrando nel bar di White. Merda, di sicuro mi stava cercando. Guardai nelle tasche e nella borsa per cercare il cellulare. Non c'era. Di sicuro l'avevo dimenticato a casa. Allora corsi dall' altra parte del vicolo e andai verso casa. Appena fui lontana tirai un mezzo respiro di sollievo. "Chi era quello?" chiese ovviamente Dylan. "Ehm.. Nessuno.. Ti spiego dopo."
"Come? Chi cavolo è? Dove stiamo andando? Perché ti nascondi?". Tutte queste domande da parte sua mi stavano facendo salire l'angoscia visto che non potevo spiegargli.
"Dylan ti prometto che un giorno ti spiegherò tutto.". Non disse nulla, ma non ebbi il coraggio di guardarlo in faccia perché preferivo non sapere quale fosse la sua espressione, ma potevo intuire. Appena arrivai a casa gettai le chiavi sul letto e mi misi a cercare il telefono in cucina lasciandomi alle spalle Dylan. Appena lo trovai vidi 5 chiamate perse da Smith. Un colpo che sembrò partire dai piedi e arrivare fino in testa in una velocità che non si può definire mi pervase e iniziai a tremare mentre il battito accelerava. L'angoscia iniziava a farsi sentire. Penso che sia come quando sei in giro ad ubriacarti e alle 4.00 di mattina torni a casa e c'è tua madre sulla porta ad aspettarti. Credo sia la stessa cosa. La differenza è che tua madre non arriva al punto di volerti uccidere. Ad un certo punto sentii la voce lontana di Dylan dire:"Tyra, cosa significa la B sulla collana? E chi è Beth Collins?", dove cazzo l'aveva letto?
"Dylan adesso sono nella merda, non posso spiegarti. Scusa devi andare."
La mia preoccupazione salì alle stelle. Ero nel panico, non sapevo dove guardare o cosa fare. Dylan disse. "Tyra voglio spiegazioni. Perché continui a nascondermi le cose così?". Presi il respiro per parlare quando sentii tre colpi forti sulla porta. Così forti che pensavo che qualcuno avesse sparato. "TYRA.".
Era Smith. Ero nella merda. Sentì il mio cuore rimbalzare all'impazzata nel mio petto. Prima che Dylan potesse parlare gli tappati la bocca e lo chiusi nell'armadio. Esitai un po' ad aprire la porta, ma mi decisi quando urlò "SO CHE SEI QUI, APRI STA CAZZO DI PORTA O GIURO CHE TI AMMAZZO.". Con le lacrime agli occhi e la mano che tremava aprii la porta. La figura possente di Smith era lì fuori. Appena ci fu lo spazio sufficiente per entrare mi prese per i capelli sbattendomi al muro. Lanciai un piccolo urlo di paura. Smith disse a tono un po' troppo alto. "Quando io ti chiamo devi rispondere okay?". Io non ebbi la forza di rispondere. Strizzati gli occhi. "MI HAI CAPITO?" gridò facendomi sobbalzare. Annuii con il capo. Con uno strattone mi fece cadere a terra con un grande tonfo. La mia testa e la mia schiena pulsavano dal dolore. Le lacrime iniziarono a scendere. "S-scusa Smith."
"Hai rotto il cazzo, mi fai sempre incazzare e poi mi chiedi scusa."
Mi alzai e con cautela cercai di incrociare il suo sguardo per capire se mi avrebbe ancora fatto del male. Ogni tanto davo un'occhiata alla camera in cui era chiuso Dylan. Smith sembrava essersi calmato un po' e non c'era stato bisogno di fare sesso. Mi chiesi per quanto sarebbe durato. "Quel figlio di puttana di Luke vuole sputtanarmi alla polizia. Gli dovevo 500'000$ entro settimana scorsa, e siccome non glieli ho ridati lui mi ha detto che mi concede ancora una settimana oppure chiama la polizia.".
Il terrore iniziava a farsi sentire e non per ciò che mi aveva appena detto, ma perché Dylan era di là e avrebbe sentito tutto. "Abbiamo tre opzioni. Una è ridargli i soldi, cosa che non posso fare perché non ce li ho. Ammazzarlo, oppure levare i tacchi e trasferirci in qualche altro stato.". Non credevo alle sue parole. Stava accadendo tutto così in fretta. "Dopo una lunga riflessione mi sono reso conto che l'opzione migliore è la terza, quindi prepara le tue cose, domani mattina alle 7.00 si parte."
Come? Cosa significa che domani si parte? Dove andremo? Cos'è tutta questa storia?
"Come si parte?" mi guardò con sguardo neutro e disse "cosa non ti è chiaro? Prepara-le-tue-cose-che-domani-si-parte.". Fece per uscire, ma io dissi forse un po' troppo convinta: "Smith io non vengo." Lui si fermò di colpo e molto lentamente si girò. "Come prego?". Mi lanciò uno sguardo fin troppo minaccioso. "Hai capito bene. Io. Non. Vengo.". Capii che avevo fatto l'errore più grande della mia vita quando si avvicinò a me e mi tirò un pugno in faccia facendomi cadere a terra e sanguinare. Il viso mi faceva male. Le lacrime cadevano veloci. Mi prese per i capelli e mi sollevò. "Ascoltami puttanella, non ci metto un cazzo a riprendermi tutti i soldi che hai accumulato GRAZIE A ME in questi anni e a meno che tu voglia finire in mezzo a una strada ti conviene fare come ti dico io. Zoccola che non sei altro." Per un momento mi rassegnai alla paura lasciando le lacrime scendere e mischiarsi col sangue che mi colava dal naso e dalle labbra. Mi ero quasi calmata, come se il mio corpo fosse pronto per ricevere altre botte. Come se fosse così evidente da non temere più. Ma non era così. Ero ancora terrorizzata. Mi sbatté di nuovo a terra e si avvicinò. Non avevo né le forze né il coraggio di reagire. Quindi chiusi gli occhi e strinsi i denti, mente il panico più totale si impossessò di me. Quando sentii i passi di Smith farsi più vicini sentii una voce:"Lasciala stare.". Spalancai gli occhi. Dylan era in piedi a circa cinque metri da Smith e gli stava puntando una pistola contro. Lui si girò lentamente a guardarlo. Dylan disse sicuro di se e minaccioso: "Mi hai sentito? Ho detto che devi lasciarla stare, altrimenti.."

Heart shotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora