Era davvero lui. Mi stava chiamando. Finalmente avrei potuto sentire la sua bellissima voce, salutarlo e dirgli che mi mancava, ma poi mi ricordai uno dei motivi per cui ero lì e cioè scordarmi di lui. Però volevo anche sentirlo e parlare di qualcosa, qualsiasi cosa purché fosse con lui. Ma non dovevo. Presi coraggio e con una forza di volontà che non credevo possibile attaccai e spensi il telefono, perché se mi avesse richiamato non avrei avuto la forza di attaccare di nuovo. Mi fermai su una panchina a pensare. Sapevo di aver fatto la cosa giusta attaccandogli, dovevo assolutamente levarmelo dalla testa. Decisi che sarei andata a quella discoteca con quei ragazzi. Misi il telefono in tasca e proseguii con la visita.
Il tempo passò più in fretta di quanto mi aspettassi e in un attimo si fece ora di cena. Iniziai ad aver fame, allora andai in un fast food a comprarmi qualcosa da mangiare.
Mentre mangiavo ripensai un po' alla mia vita a come tutto era inziato...Mi ricordo che quel giorno c'era un grande temporale. Ero sola nella mia stanza; cercavo, come sempre, qualche modo per ammazzare il tempo, perché dal giorno in cui i miei zii mi portarono in quell'orfanotrofio ogni giorno sembrava durare una marea di anni. Gli altri bambini giocavano e si divertivano ed erano pieni di speranza e gioia. Io ero sempre sola a pensare ai miei genitori. Erano passati circa 4 mesi da quando ero in quel postaccio. I miei zii mi ci portarono circa un mese dopo la morte dei miei, per un motivo che non mi vollero dire e io li odiavo per questo. Stavo giocherellando con il mio bracciale, su cui c'era scritto 'Beth Collins, 18 maggio 1998'. Odiavo quello stupido bracciale. Mi faceva sentire rinchiusa, come se significasse che fossi proprietà di quel posto, un oggetto. I miei pensieri vennero interrotti dalla signora Whitman (la segretaria dell'orfanotrofio) che mi disse:"Beth tesoro, c'è un signore che vorrebbe vederti.". In tutto quel tempo erano arrivate circa cinque o sei famiglie interessate a me, ma nessuno si era poi più fatto sentire, quindi questa volta non mi emozionai. Al tavolo c'era un uomo alto, con capelli e barba scuri. Appena mi vide arrivare mi fece un grande sorriso e mi porse la mano:"Ciao bella bimba, io sono Robert.". Io non dissi nulla. Il mio sguardo era indifferente, quasi schifato. La signora Withman mi lanciò un'occhiataccia e mi disse:"Beth sii gentile.". Senza cambiare espressione gli strinsi la mano e mi sedetti guardando in basso, nel vuoto. Quell'immenso ed incolmabile vuoto che mi tormentava. Sentivo parlare l'uomo e la signora Withman, ma non li stavo ascoltando. Dopo circa una decina di minuti mi dissero:"Beth sono tanto felice di dirti che il signor Robert Smith ha deciso di adottarti!". In quel momento dentro di me si accese una piccola luce. Un leggero raggio mi diede speranza, speranza di incominciare una vita. Una vera vita. Sorrisi, senza aggiungere altro. L'uomo mi guardò sorridendo a sua volta, mi prese per mano e dopo aver firmato un paio di documenti ce ne andammo. All'inizio ero timida, ma poi iniziai a fargli delle domande a cui lui rispose felicemente. I primi anni con Smith andarono bene, anche se era un po' strano; era sempre fuori casa e ci trasferivamo spesso, ma mi lasciava giocare, mi faceva fare danza e a volte arrivava un signore a farmi lezioni private.
Ma quando compii 13 anni tutto cambiò. Iniziò a farmi discorsi sulla droga, sul sesso e sulla criminalità, usando scuse per farle sembrare positive 'la droga ti fa stare bene, se sei triste ti solleva il morale.' 'se fai la criminale diventi ricchissima.' 'il sesso è bellissimo.', cose di questo genere, ovviamente tralasciando sempre le parti negative. Allora, all'età di soli 14 anni mi fumai la prima canna e feci sesso la prima volta e iniziai a fare piccole rapine ai negozietti. Quando tutto questo iniziò Smith smise di essere gentile con me e mi tirò su come un soldato, obbligandomi a fare cose orribili e a volte picchiandomi. Ora ripenso che preferirei essere in un orfanotrofio, che avere questa vita.Erano circa le 20.30, allora decisi di andare a quella discoteca. Derek aveva detto che si chiava Pacha NYC, allora andai un po' avanti e chiesi di tanto in tanto dove si trovasse. Ad un certo punto, mentre camminavo, sentii una forte musica provenire da lontano. Seguii il suono e arrivai davanti alla discoteca. Era un grande locale pieno di luci colorate e il suono era così forte che sentivo il mio cuore pompare a ritmo della musica che usciva dalle casse. Fuori dall'entrata c'erano delle poltrone e su una di quelle erano seduti Derek e i suoi amici più qualche altra ragazza. Mi sorrise:"Hey Tyra! Vieni qua bella!". C'era un odore fortissimo di erba e lui aveva gli occhi rossi. Mi porse una canna e io me la accesi senza pensarci due volte. Mi mise un braccio dietro la spalla e le altre ragazze mi guardavano male, ma non me ne importava. Iniziammo a chiacchierare quando un ragazzo, mi sembra quello che si chiamava Logan, propose il gioco della bottiglia. Io ero indifferente quindi giocai, tanto per non fare la differente visto che sembravano tutti entusiasta del gioco. Iniziò Derek a girare la bottiglia. Essa di fermò a indicare una ragazza con la carnagione molto chiara, capelli neri e dritti come spaghetti. Era truccatissima, quasi non si vedevano i suoi occhi. Lei si alzò piegandosi con la schiena per baciare Derek. I leggings trasparenti che aveva lasciavano poco spazio all'immaginazione. Toccò a lei far ruotare la bottiglia e così via. Ad un certo punto toccò di nuovo a Derek. La girò e piano si mise a rallentare sempre di più fino a fermarsi su di me. Mi sentivo abbastanza a disagio e non ne capii il motivo. Era così strano. Mi sentivo come se stessi tradendo Dylan.
Esitai forse un po' troppo. Allora lui si alzò, con l'indice e il pollice mi prese il mento e mi diede un lungo bacio alla francese. Quando si staccò mi fece l'occhiolino. Ero imbarazzata. Toccò a me girare. Uscì Logan. Ci baciammo e poi il giro riprese. Continuarono per una decina di minuti. Io mi stavo stufando, allora mi alzai e andai dentro a prendere qualcosa da bere. Mi sedetti al bancone. Una ragazza dietro al bancone si avvicinò a me mentre stava asciugando un bicchiere. Aveva la carnagione abbastanza scura, i suoi capelli erano capelli riccissimi, castani e molto gonfi. L'attenzione ricadde sui suoi occhi verdi che si sposavano perfettamente con la sua pelle. A primo impatto pensai che fosse brasiliana. Aveva circa la mia età, forse un po' più grande. Mi disse:" Non sembri molto divertita.."
"No affatto. I ragazzi con cui dovrei essere qui sono più noiosi di quanto pensassi."
"Chi? Derek e gli altri?" chiese indicando verso di loro con lo sguardo. Io annuii. "Fossi in te ne sarei onorata! Loro sono molto popolari da queste parti." Chissene frega pensai. Poi disse:"So io come rallegrare un po' l'atmosfera." Si girò un istante a preparare qualcosa che non vidi bene e quando tornò verso di me mi pose sul bancone due bicchieri da shot pieni di un liquido tra il marroncino e il giallastro. "Il primo lo offre la casa." Disse con un sorriso bianchissimo. Misi i soldi sul bancone e le dissi:"Fammene altri.". Presi il bicchierino e mandai giù tutto d'un fiato. Il liquido che scendeva mi lasciava bruciore e un senso di amaro ovunque e io lo adoravo. Presi un altro shottino, poi un altro e un altro ancora, tutti di fila. Dopo un po' persi il conto e appena mi alzai dal bancone, pensando di essere ancora abbastanza sobria, l'alcool si fece sentire e la testa inziò a girarmi. Mi aggrappai al tavolo e iniziai a ridere per poi correre in giro a ballare. Ad un certo punto vidi Derek e andai da lui. "Hei ma sei sbronza?" mi chiese. Io lo presi per la maglietta e lo strattonai piano più vicino a me. "Tu che dici?" gli dissi con tono fin troppo provocante. Ma ormai non capivo più nulla. Mi avvicinai e gli diedi un lungo bacio passionale. Rimanemmo attaccati per un po' di tempo fino a quando lui non inziò a spostare le mani dove non dovrebbe. "Cosa fai stupidino.". Gli dissi. Mi prese per mano e mi portò di fuori. Raggiungemmo una macchina e poi continuò a baciarmi. Mi fece sdraiare sui sedili posteriori e si mise sopra di me palpandomi, senza mai staccare la bocca. Ad un certo punto mi tolse la maglietta. Io non capivo nulla. Mentre ridevo gli lasciai fare. Ad un certo punto estrasse qualcosa dalla giacca. Non capii bene di cosa si trattasse. Appena misi a fuoco sembrava una siringa. Pochi istanti dopo sentii un pizzicotto sul braccio e quasi senza accorgermene mi addormentai.
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Heart shot
أدب الهواةBeth ha una vita difficile. Ha a che fare con uno dei peggiori criminali in circolazione e per guadagnarsi da vivere ruba, spaccia e fa sesso a pagamento. Odiava la sua vita. I suoi genitori morirono quando aveva soli 8 anni e da lì venne tirata su...