Capitolo 22

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Mi misi a ridere e gli dissi:"Sì certo come no..". Lui fece il suo solito sorrisino soddisfatto e mi disse:"Sapevo che non mi avresti creduto. Ricordi il giorno in cui scomparve la tua piccola sorellina..?

... Era esattamente un mese che i nostri genitori erano morti. Io e Rose eravamo a casa dei nostri zii. Quella sera eravamo sedute sul letto a fissare il vuoto. Nel silenzio riuscivamo a comunicarle l'una verso l'altra la tristezza che provavamo. Ad un certo punto con la voce candida e squillante, ma anche un filo roca mi disse:"Andiamo a trovarli?". Rose voleva andare al cimitero a portare dei fiori. Io annuii. Era circa l'1.00 del mattino. I nostri zii erano sul divano e stavano entrambi dormendo, allora io e Rose con molta cautela aprimmo la porta e senza fare rumore uscimmo. Lei mi guardò con i suoi grandi occhioni blu che brillavano e mi porse la mano. Io gliela strinsi e ci incamminammo verso il cimitero. È una cosa da pazzi uscire a quell'ora, soprattutto considerando che eravamo due bambine di 8 e 5 anni. Senza mai staccarci camminammo per una decina di minuti e finalmente arrivammo al cimitero. Nessuna delle due sentiva il freddo, o il rumore delle macchine che di tanto in tanto passavano; tutto era messo in secondo piano dal dolore che faceva baccano dentro i nostri cuori. Un dolore troppo grande per noi. Aprimmo il cancello e ci facemmo strada tra i piccoli sentieri e le tombe di quel lugubre posto. C'era un'atmosfera spettrale. Il silenzio regnava sovrano e ci avvolgeva come un serpente che strangola la sua preda. "Beth, ho paura.". Mi disse Rose con la più pura delle innocenze. Io le risposi con altrettanta dolcezza:"Stai tranquilla, ti difendo io.". Nonostante fossi altrettanto spaventata e avessi solo 8 anni mi sentivo in obbligo di proteggerla. Era tutto ciò che avevo. Arrivammo davanti alla tomba dei nostri genitori. Sulle lastre in pietra c'erano i loro nomi: Marybel J. Collins e Harold Collins. Restammo lì, mano nella mano davanti alle due tombe fissandole. Lo spaventoso silenzio fu interrotto dalle parole di Rose. Il silenzio fa tanta paura, da un senso di morte e tristezza, eppure basta nulla per sconfiggerlo. Ciò che fa paura non è tanto il silenzio in sè, ma coloro che lo creano."Mettiamo dei fiori.". Io le guardai e risposi:"Ma dove li prendiamo?" Rose fece un gemito di stupore e disse:"So io dove!". Lasciò la mia mano e si mise a correre davanti a sè scomparendo nel buio. Io le dissi di aspettarmi e la inseguii. "Rose! Aspetta torna qui!" urlai continuando a correre. Ad un certo punto sentii un rumore alle mie spalle, sembravano dei rametti che si spezzavano e mi girai:"Chi c'è?" dissi con voce impaurita e tremolante. "Io non ho paura.". Mia madre mi ha sempre detto che per ottenere le cose basta crederci, che se mi sarei convinta di non avere paura poteva essere davvero così. Iniziai a pensare intensamente alla paura per trasformarla in coraggio; pensavo che dovevo stare tranquilla e pensare alle cose belle per distrarmi. La paura iniziava leggermente a svanire, ma ripiombò dentro di me quando sentii un urlo. Era Rose. Cominciai a chiamarla e a correre in direzione dell'urlo, fino ad arrivare dall'altra parte del cimitero. Mi guardai in giro urlando e correndo avanti e indietro. Rose non c'era più. Non ricordavo molto altro, solo che corsi a casa a chiamare i miei zii, che mi rimproverarono e poi nulla, vuoto. Ricordo solo che non abbiamo mai più avuto sue notizie...

"Certo che mi ricordo, che c'entra?".
"La polizia disse che era stata rapita e nessuno scoprì mai dove l'uomo la portò o perché. Era come svanito nel nulla. Questa storia continuava a ronzarmi in testa, allora ho fatto delle ricerche. Il rapporto della polizia diceva che era stata rapita, ma se in realtà fosse stato tutto programmato? Se la piccola Rose sapeva che avrebbe incontrato quell'uomo e le fosse andato in contro?". Rimasi stupita dalla stupidata che disse:"Ma non ha senso! Perché mai Rose avrebbe fatto una cosa simile? Ti ricordo che aveva 5 anni.". Luke iniziò a fare avanti e indietro zoppicando senza mai lasciare la sua stampella.
"Esatto. Prova a pensare ad una povera e piccola bambina indifesa di 5 anni che sta soffrendo per la morte dei genitori, arriva un uomo che le dice che glieli avrebbe fatti riavere se solo fosse venuta la notte seguente al cimitero. Non mi sembra così complicato, non so perché hanno scartato questa idea. Ad ogni modo ho sparso la voce tra i miei soci e abbiamo pensato a chi potesse essere colui che potrebbe fare una cosa simile, ma soprattutto perché. Con un po' di ricerche e duro lavoro.." disse quella frase dando uno sguardo soddisfatto agli attrezzi da tortura che erano sul tavolo e questo mi inquietò parecchio. "..siamo riusciti a scoprire chi fu uno degli uomini che contribuì al rapimento e adesso i miei uomini lo stanno rintracciando, non ci vorrà molto, probabilmente un altro paio di giorni..".
Io non riuscivo a credere alle mie orecchie. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che potesse essere vero tutto quello che dicesse. Volevo non crederci, ma non ci riuscivo. Il cuore mi batteva a mille dall'agitazione e dalla paura. Volevo urlare e piangere, ma mantenendo un tono tranquillo dissi:"Luke perché perdi tutto questo tempo per me, per trovare mia sorella?" lui si limitò a dire:"Te l'ho già detto, tu mi servi. Non dovresti fare nulla di diverso da quello che fai con Smith, anzi. Posso garantirti una vita migliore."
Non sapevo se credere alle parole di Luke, ma l'unica cosa che mi interessava in quel momento era Rose.
"Puoi sul serio aiutarmi a scoprire se mia sorella è viva?"
"Posso aiutarti a trovarla."
Mi convinse. In fondo non avevo nulla da perdere e considerando la genialità di Luke non era del tutto impossibile che ciò che mi aveva detto fosse vero.
"D'accordo.":
Luke fece un sorriso soddisfatto e si avvicinò lentamente a me per slegarmi.
"Che faccio con Smith?"
"Lascia fare a me.". Luke non sembrava mai preoccupato, era come se i suoi piani non fallissero mai e non sbagliassero mai nemmeno di una virgola.
Mi fece uscire da quella stanza e mi portò in una specie di piccolo salottino. C'era un tavolo con sopra un computer e alcuni fogli. Mi mostrò i vari file e i passaggi delle ricerche su Rose.
"Sappiamo che uno degli uomini coinvolti si fa chiamare Cameron Walker. Non siamo sicuri che sia la sua vera identità, ma i miei uomini ci stanno lavorando. Adesso Rose dovrebbe avere 16 anni giusto?".
Io annuii. "Non mi ricordo molto bene com'era fatta. Tutte le nostre foto le tenevo in un unico album che ho perso durante il trasloco." Abbassai lo sguardo. Mi odiavo per aver smarrito quell'album. Dopo un po' mi disse:"Starai a vivere da me per un po', Smith non deve sapere del nostro accordo, non voglio che ci ficchi il naso e poi si incazzerebbe a morte con te. Prepara tutto e domani mattina torna qui. La tua borsa è sul tavolo, prendi il mio furgone.". Io annuii. Erano circa le 2.00 del mattino, salii sul furgone e guidai verso casa. Il posto in cui mi aveva portato non era molto lontano, capii subito dove mi trovavo. Mentre guidavo ripensai a tutto ciò che mi aveva detto Luke su mia sorella. E se ci fosse davvero qualche possibilità che lei sia viva e che io la possa ritrovare? Un milione di dubbi mi pervasero la mente. Cercai di sforzarmi di ricordarmi com'era, ma di lei avevo solo un'immagine offuscata. Avevo così paura che fosse tutto un'illusione. Quando arrivai davanti a casa mia parcheggiai il furgone e cercai le chiavi nella borsa. Vidi una persona davanti alla porta d'ingresso. Al buio non capivo chi fosse ma sembrava che stesse aspettando che qualcuno gli aprisse la porta. Mi avvicinai e gli dissi:"Deve entrare?". Appena la persona si girò il suo viso venne illuminato dalla fioca luce del lampione alle mie spalle e appena il mio sguardo si incrociò al suo quasi svenni dall'emozione. Era Dylan.

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