Capitolo 16

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Dentro di me c'era confusione e terrore, ma non sapevo quale dei due sentimenti prevalesse. Non appena stava per affondare il coltello nella mia carne si bloccò di colpo e abbassò la mano lasciando la presa sulla mia spalla. Si mise a ridere abbastanza di gusto, poi disse:"Dovresti vedere la tua faccia!". Io continuavo a non capire il motivo di quell'attacco a sorpresa. Come se per l'ennesima volta mi avesse letto nel pensiero disse:"Era una prova, per testare i tuoi riflessi. Se io fossi stata una malintenzionata saresti già per terra con la gola squarciata.". Da un lato volevo chiederle che problemi avesse, ma dall'altro l'ammiravo. Mary era così forte. Aveva un carattere così tosto che in confronto mi sentivo una bimba indifesa. Avrebbe potuto fare tutto ciò che voleva, ma allora perché non scappare da quella vita? Forse non sapeva dove andare, o c'era un motivo particolare. Lasciai da parte quel pensiero e contraccambiai il suo attacco. Mentre era girata di spalle andai verso di lei per prendere il collo a mo di strozzamento e appena la sfiorai lei si girò di scatto prendendomi le braccia e simulando un calcio in mezzo alle gambe (ovviamente si fermò prima di colpirmi). "Troppo prevedibile, devi farmelo quando non me lo aspetto. Piccola nota: se è un maschio punta ai coglioni e se è una ragazza prega che non abbia il ciclo.". Dopo quella battuta feci una piccola risata e la mia stima verso di lei salì. Era proprio un fenomeno. Tutto quello che diceva era abbastanza volgare, ma sembrava così ben preparato, come se si fosse fatta un copione e il fatto che in realtà lo diceva sul momento lo faceva risultare così elegante. Restammo lì a chiacchierare e a lavorare sui possibili "attacchi a sorpresa"che ci sarebbero potuti capitare e in poco tempo si fece mezzanotte. I due uomini sarebbero dovuti arrivare a momenti, mentre Mary sembrava rilassata, nonostante quella fosse la terza sigaretta che fumava in 10 minuti. Ad un certo punto sentimmo da lontano un furgone arrivare. Noi ci slacciammo la giacca e ci avvicinammo al marciapiede. Iniziava la recita. Dovevamo fare la parte delle ragazze arrapate e compiaciute. Allora con sguardo provocante guardammo diritte verso il furgone e come da copione esso si fermò e un finestrino si abbassò. Dentro il veicolo c'era un uomo sui 40 anni, un accenno di barba marrone scura come i suoi capelli. Le braccia tese sul volante erano molto muscolose e interamente coperte da tatuaggi. Doveva essere l'uomo atteso da Smith e Marco. Ci disse:"Hei belle fighe, quanto volete?" Mary in seguito ad una risata perversa disse con tono provocante:"Solitamente 50, ma per voi potremmo fare un'eccezione.". Gli accarezzò lentamente il braccio. L'uomo fece un sorrisetto e guardò qualcun'altro accanto a lui. Non visualizzai bene il viso dato che era oscurato dall'ombra. Mary disse:"C'è un piccolo appartamento esattamente qui magari potreste fermarvi un secondo..". L'uomo non se lo fece ripetere due volte. Parcheggiò nel vialetto e uscii dal furgone con il suo compagno. Egli aveva invece i capelli neri con qualche ciuffo bianco e niente barba, anche lui fisico molto muscoloso.
Dovevo stare con quello sguardo arrapato del cazzo per tutta la sera, mi sentivo una cretina. Mary aprì la porta e fece spazio per entrare. In stanza con lei andò l'uomo che ci aveva parlato. Prima di entrare nell'altra stanza io e lei ci scambiammo uno sguardo di compassione l'una verso l'altra. Chiusi la porta. L'uomo era seduto sul letto. Lo guardai da testa a piedi. Non volevo farlo, ero stufa, ma alla fine non mi importava, una persona più una meno non faceva la differenza. Mi tolsi lentamente la giacca restando con quel ridicolo completino. Lentamente con una sorta di balletto mi sfilai la minigonna e la maglietta restando in intimo. Mi avvicinai, sempre piano, al signore, spingendolo con delicatezza in modo da farlo stare supino. Gli sbottonai la camicia azzurra. Il petto non aveva nemmeno un pelo e aveva degli addominali scolpiti. Partendo dall'ombelico trascinai la lingua fino al suo collo che baciai un attimo con foga. In quei momenti mi facevo pena da sola. Che razza di persona ero? Gli tolsi infine anche i pantaloni e restò solamente con i boxer. Potevo già vedere la sua erezione premere sulle mutande. Guardai nel borsone. C'erano dentro delle manette. Nonostante fossi abituata mi sembrava tutto così ridicolo. Attaccai una parte ai polsi dell'uomo, mentre l'altra sulle assi del letto. Mi misi ai piedi del letto e a gattoni lentamente in modo provocante mi avvicinai a lui. Lo leccai di nuovo, ma stavolta partii da poco sotto l'elastico dei boxer. Glieli stavo per sfilare quando fummo interrotti da una strana voce graffiata che proveniva dal mio borsone, sembrava una registrazione. Era la voce di Joe:"Tyra, Mary? Rispondete c'è un problema.". Io mi alzai di scatto e con gli occhi spalancati fissai la borsa. "Cos'è piccola?" mi chiese l'uomo. "Nulla ora spengo." mi alzai e andai verso il borsone che era per terra ai piedi del letto. Mentre spostavo i vari oggetti per cercarlo dissi:"Joe non posso parlare adesso ti richiamo.". Commisi un errore. Un fottutissimo errore non sarei mai riuscita a sistemare. Non avevo messo il walky talky su silenzioso e sentii Joe dire:"Dovete ucciderli! Adesso!". Mi hanno detto mille volte di controllare che fosse mutato e me ne ero dimenticata. L'uomo aveva sentito e mi guardava con sguardo assassino. "Tyra? Sei la troietta di Smith, quel figlio di puttana!" con le mani che tremavano cercai nel borsone la pistola. La tirai fuori e la puntai verso l'uomo. Si mise a ridere:"Avrei dovuto aspettarmelo". Tirò fortissimo con il braccio sinistro e riuscì a liberarsi spaccando il letto. Non mi aspettai quella mossa. Feci per premere in grilletto quando l'uomo disse:"Io mi preoccuperei per la tua amichetta.". Con aria confusa mi girai. L'uomo che era andato con Mary la stava tenendo con un coltello puntato alla gola. Io ero in panico, non sapevo cosa fare. Guardai Mary con aria disperata. Puntai la pistola verso l'uomo che la teneva. Sentii ancora un forte rumore alle mie spalle e capii che l'uomo si era liberato dal letto. Lo sentii venire verso di me. Ripensai ai tipi di difesa che avevamo provato io e Mary, allora appena sentii i suoi passi vicini e l'aria che provocava lo spostamento veloce delle sua braccia mi abbassai evitando la sua presa. Mi misi a sedere e appoggiai le mani a terra per darmi l'equilibrio per tirargli un calcio in mezzo alle gambe. Intanto Mary fece la stessa cosa e si liberò. Prendemmo le giacche e il borsone e ci buttammo dalla finestra. Non era molto alto, erano solo un paio di metri, atterrammo abbastanza stabilmente, facendo una capriola per attutire la caduta. Solo quando fummo giù mi ricordai che Joe mi aveva detto di ucciderli, ma non ci avevo proprio pensato. Stavamo per scendere le scale di acciaio quando Mary mi guardò con aria terrorizzata:"Cazzo ho dimenticato il borsone dentro con le chiavi.". Imprecai a mia volta. "Vieni di qua!". Mary mi prese per un polso e superò le scale andando dritto. I due uomini erano dietro di noi e ci stavano raggiungendo. Quella scena mi ricordò l'episodio con Derek. Cercammo di aumentare il passo. Mary era davanti a me. Stavamo per raggiungere la strada quando lei senza fermarsi si girò per dirmi di prendere la pistola. "Mary stai attenta c'è la strada" dissi affannosamente, ma non credo avesse capito:"Prendi quella cazzo di pistola!" ad un certo punto vidi una luce giallastra e il rumore di un motore. Stava arrivando un auto e Mary stava per attraversare la strada di corsa:"Mary occhio!". Si avvicinava sempre di più:"Cazzo Tyra muoviti!"
"MARY!" quando si girò fu troppo tardi. La macchina stava andando troppo veloce e lei uscì troppo in fretta per permetterle di rallentare. Nonostante provò a frenare con un grande tonfo l'auto colpì Mary, la quale fece un grande volo all'indietro. Intanto i due uomini ci avevano quasi raggiunto.

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