Capitolo 30

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-Benjamin Brian Mascolo, scendi al piano di sotto. Immediatamente.- urlai, lui mi obbedì prontamente.
-Ora mi spieghi perché lasci sempre tutto in disordine e tocca a me pulire casa.- continuai ad urlare, al solo pensiero mi viene da ridere: sembravo una pazza isterica.
-Io sono così okay? Se devo restare qui accettami come sono.- urlò a sua volta.
Quelle parole mi fecero male.
-Bene, allora scordati che da oggi io mi occupi della casa.- urlai, perché dovevamo rovinare sempre tutto?
-Bene, lo stesso vale per me. Io sono così e se non ti sta bene posso andarmene anche.- quella frase fu un colpo al cuore.
Abbassai lo sguardo.
-Bene, allora vattene. Le tue cose sono al piano di sopra.- abbassai lo sguardo, quelle parole risultarono fredde, taglienti, ma in realtà, dentro di me, erano solo un meccanismo di difesa, un tentativo di non scoppiare in lacrime.
Corsi al piano di sopra per poi chiedermi in camera.
-Apri.- urlò Benjamin, poi iniziò a dare pugni contro la porta.
-Non voglio vederti.- lo urlai, convinta che volesse entrare in camera per parlarmi.
-Apri la porta Eleanor.- disse, era calmo, gelido.
-Ti ho detto di no, vai via da qui.- lo urlai, la voce mi tremava, stavo per piangere e non lo volevo.
-Non voglio entrare per vederti, ma per prendere le mie cose ed andarmene. Quindi apri questa fottuta porta.- urlò.
Mi faceva paura.
Aprii la porta e lui entrò velocemente per prendere le sue cose.
Io mi chiusi in bagno per non stargli accanto, ma nel frattempo spiavo ogni sua singola mossa dalla serratura.
Osservavo i muscoli, tesi per lo sforzo di mettere la valigia sul letto, da sotto la sua maglietta.
Osservai il suo respiro accellerare.
Osservai le sue braccia che si abbassavano e alzavano a causa del respiro accellerato.
Osservai lui, lui che anche da incazzato sembrava un angelo.
Lo osservai, e poi piansi.
Piansi perché stava andando sul serio via, piansi perché ero una cogliona, piansi perché l'amavo.
Piansi quando udii la porta chiudersi violentemente.
Poi scesi, alla ricerca di qualcosa che avesse ancora il suo profumo.
E poi lo vidi, lo vidi rientrare e correre verso di me, lo vidi prendermi in braccio e stringermi a sè.
-Davvero pensavi che me ne sarei andato così? Senza di te?- chiese sorridendo.
Annuii, ancora con le lacrime agli occhi.
-Non lo farei mai, Eleanor.- mi sussurrò all'orecchio, sorrisi felice.
-Sei uno stronzo Benjamin.- dissi.
-Lo so, ma mi vuoi bene anche per questo.- disse ed io sforzai un sorriso a quella frase.
Il punto era che io non gli volevo bene, io l'amavo.
Annuii, non dissi niente altrimenti, ne sono certa, gli avrei confessato i miei sentimenti.
-El, posso farti dirti una cosa?- chiese, io annuii anche se ancora un po' incazzata per prima.
-Sai, se avessi visto una bella ragazza me ne sarei andato via subito. Peccato per me che non ce ne fossero.- disse e quell'affermazione mi fece arrabbiare ancora di più e, così, si ritrovò un cuscino del divano in testa.
Non l'avrei mai fatto se avessi saputo come sarebbe andata a finire.
Da lì inizio una vera battaglia di cuscini.
-Ben ti prego smettila.- dissi, dai pianti eravamo passati alle risate.
-Chiedimi scusa per il cuscino che mi hai lanciato.- disse.
-Devi chiedermi scusa tu perché hai detto che mi abbandoneresti per una bella ragazza.- dissi seria.
-La bella ragazza l'ho qui di fronte a me, quindi non ti abbandonerei per nulla al mondo.- disse ed io arrossii.
-Benjamin.- sospirai.
-Sì?-
Eravamo a pochissimi centimetri di distanza distesi sul divano, lui sui di me che si reggeva sui gomiti e io che lo osservavo dal basso verso l'alto.
-Posso farti una domanda?- chiesi e lui annuii prontamente.
-Cosa pensi di me?- chiesi.
-Che sei un'ottima amica El.- disse e il mondo mi crollò addosso.
-Ti voglio bene Ben.- dissi, provando a sorridere per non destare sospetti.
-Anch'io El.- disse e, quelle parole, mi distrussero completamente.

Lettera ||Benji e Fede||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora