II

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Alessandro camminava distrattamente verso casa, con la sola cuffia destra inserita nell'orecchio, per far sì che la musica non gli distogliesse l'attenzione da quanto accadeva intorno, guardando il sole sdraiato sull'orizzonte. Si fermò un attimo per godersi lo spettacolo del tramonto e, dopo essersi appoggiato allo spesso parapetto fatto in marmo, si accese una sigaretta. Sotto di lui riusciva a vedere la distesa di case del suo quartiere popolare a Sud della città, che proseguiva a perdita d'occhio fino ad arrivare al mare. Pensò che, tutto sommato, Vedesta era una bella città collinare; magari non il posto ideale in cui vivere, visti i suoi innumerevoli problemi, ma sicuramente un vero e proprio spettacolo naturale. Infatti, sembrava quasi che fosse stata la natura stessa ad adeguarsi all'opera dell'uomo e non il contrario. Le case erano incastonate nei gradoni collinari, come piccoli diamanti grigi dai quali fuoriusciva il fumo emanato dai camini, arrivando a formare un tutt'uno con la realtà circostante, mentre le stradine che collegavano i vari quartieri apparivano, viste da quella distanza, come se fossero state disegnate a matita da una sorta di pittore silente ed invisibile. Alessandro amava guardare da lontano il suo quartiere, chiamato Quartiere Locanda fin da tempi antichi, poiché gli dava quella sensazione di leggerezza di quando un problema qualsiasi, che ha tormentato per lungo tempo il cuore di colui il quale vi si è imbattuto, è ormai passato e incapace di nuocere. A volte manteneva quella posizione per molto tempo, immaginando di rinchiudere tutte le paure, le ansie, e le insicurezze all'interno di quelle case fatiscenti e di quelle strade degradate. Si sentiva leggero, libero da ogni preoccupazione e pronto per affrontare qualsiasi nuova sfida che la vita avesse deciso di proporgli. Come quando ci si sveglia di soprassalto nella notte, con il fiato corto e il corpo tremante, interrompendo un incubo che appariva reale in tutto e per tutto, così Alessandro, in quei momenti, guardava al suo quartiere come si guarda ad un brutto sogno fatto da poco e presto dimenticato.

Poi, il suo sguardo si spostava di poco più giù, sul Quartiere Cava, nel quale era possibile intravedere qualche villetta a schiera con piscina annessa, seguite a ruota da immense ville con campi da golf interni, campi da tennis e addirittura piazzole per elicotteri privati. Ed era proprio allora che la tristezza riaffiorava e una morsa gelida gli afferrava prepotentemente il cuore. Si interrogava spesso sul perché nascessimo tutti uguali, nudi, sporchi e piangenti, con uno sconosciuto pronto a schiaffeggiarci, ma con possibilità diametralmente opposte gli uni dagli altri, fin dal principio. Per il momento, l'unica risposta plausibile che fosse riuscito a trovare a tale quesito, era che il concetto di uguaglianza rappresentasse la trappola più grande che i potenti avessero mai inventato, poiché non è una costituzione, una legge, un regolamento o una qualsiasi carta dei diritti a rendere grande un principio, piuttosto è quello stesso principio che, concretizzato nella realtà quotidiana, rende grande ciascun testo legislativo. Pertanto, è bene essere al corrente che non si nasce propriamente uguali, bensì simili ad altri esseri umani, che come noi hanno due braccia, due gambe, due occhi e via dicendo, con la sola differenza che se il ricco perde una mano facendo kajak, se la potrà ricomprare bionica in un futuro più che prossimo, mentre a parità di condizioni, il monco nato povero potrà benissimo fare "ciao ciao" con quella che gli rimane. Pertanto, Alessandro era certo del fatto che la vita non fosse nient'altro che un gioco di ruolo molto simile al Monopoli, solo che mentre tu ci avresti messo una vita per comprarti la tua casetta in Vicolo Corto, dall'altra parte della via avresti visto chi, all'età di vent'anni, possedeva già tutte le case di Parco della Vittoria. E, stando a queste condizioni, vincere al gioco non può che essere precluso in partenza.

Con questi e altri pensieri per la testa, dato che il sole era sparito dietro l'orizzonte da un bel pezzo, Alessandro iniziò a scendere con lunghe falcate i gradoni della scalinata che l'avrebbe condotto a casa. Mentre il quartiere lo attraeva verso sé, non smise nemmeno per un attimo di chiedersi quando quel medico sconosciuto, chiamato Vita, avrebbe smesso di prenderlo a schiaffi.

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