XXVIII

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"Quello che accadde dopo l'uccisione di Curton fu imprevedibile perfino per me. Nella casa fece irruzione Alton, seguito a ruota da Joy e Yevor i quali, dopo avermi prontamente immobilizzato, mi ammanettarono per consegnarmi alla giustizia.

Assetato com'ero dalla sete di vendetta, mi era stato impossibile comprendere che in realtà non avevo mai smesso di essere un semplice burattino, imprigionato tra le mani di colui che mi aveva prima creato, e poi plasmato. Tra i molti errori da me commessi, il più grave in assoluto fu quello di aver creduto, per tutti quei lunghi anni, che fossi io, e solamente io, l'artefice del mio destino, mentre invece non avevo fatto nient'altro che permettere a quella serpe di Alton di servirsi di me per raggiungere i suoi loschi scopi, arrivando così a soddisfare la sua insaziabile sete di ricchezza. E questo fatale errore, tra pochi giorni, mi costerà il prezzo più caro al mondo: quello della mia stessa vita.

Alton non esitò a spiegarmi ogni cosa, dicendo che aveva dapprima architettato la farsa di Red Fox, criminale di fatto mai esistito, cosicché tutte le mie forze fossero concentrate esclusivamente sul mio obiettivo, e che aveva poi pagato Kyra per sedurmi, nella speranza che andando a letto con lei potesse tornarmi la memoria.

Inoltre, egli mi confidò che in principio non aveva sperato quasi per nulla nel fatto che il piano andasse a buon fine, dato che la mente è un rompicapo complicato; ma il ricreare le stesse situazioni o, perlomeno, qualcosa che si potesse anche solo lontanamente avvicinare alle emozioni che avevo provato con Julie, era l'unica possibilità che aveva perché mi ritornassero in mente i fatti di quel giorno infausto. Insperabilmente, però, tutto era andato secondo i piani.

Da lì in poi, era stato molto facile per Alton, e due dei tre figli di Gregor, seguire i miei movimenti per scoprire dove si nascondesse Curton. Quando gli domandai il perché fosse stato necessario doversi servire proprio di me, egli rispose che il mio insano desiderio di vendetta mi avrebbe condotto da quell'uomo, molto più velocemente di quanto non sarebbe stato in grado di fare lui stesso. E in questo, nonostante mi ci fossero voluti anni, anche a causa delle grandi doti del criminale in questione, non riuscii a dargli torto dal momento che, in una situazione analoga, probabilmente avrei agito anche io allo stesso modo. Nessuna forza al mondo sarà mai tanto potente quanto quella che l'amore perduto può infondere nel nostro corpo, annerendo la nostra anima di uomini dannati.

In più, quel figlio di una lurida donna ebbe perfino la sfrontatezza di schernirmi, poiché mi disse di non prenderla troppo sul personale, per il fatto che avesse deciso di consegnare anche me tra le braccia della giustizia: in fin dei conti, non capita di certo tutti i giorni l'opportunità di incassare un'ulteriore taglia di ben venticinquemila dollari, poco meno di quella che pendeva sulla testa del famigerato latitante Curton. Il motivo di una cifra così alta, stando a quanto mi raccontò, era dovuto soprattutto a causa di tutti i crimini e delle efferatezze da me compiute al fine di raggiungere il mio obiettivo. Questi atti avevano creato un allarme sociale di tale portata che ad Alton non parve vero di riuscire a catturare due banditi al prezzo di uno, per giunta in corso d'opera, senza che questo avesse potuto distoglierlo dalla sua occupazione principale.

E così, dunque, ritorniamo all'inizio di questa storia. Là fuori, tra pochi giorni, mi aspetta la calda e accogliente forca della contea di Portsmith, la quale non ha mai disdegnato di stringere le sue braccia al collo di coloro che hanno smarrito la retta via.

È ironico notare come, in questi ultimi istanti, giunto alla fine della mia travagliata vita, le uniche parole che mi risuonano nella testa siano quelle che pronunciai a Curton prima di ucciderlo. Mi rammarico solo di aver avuto fin troppo ragione a pensare che chiunque, qualora gli venga concesso il lusso di intendere che sta per lasciare questo mondo, si aggrappi a quel poco che gli rimane, per non sprofondare senza appigli negli abissi della propria coscienza.

Non ho paura della morte in sé, al contrario ho paura proprio del fatto che possa esserci un qualcosa dopo, e che ciò non distingua tanto i buoni dai cattivi, ma che divida le persone in base agli errori commessi. Se così fosse, non potrei sopportare che Julie, rivolgendosi a me, possa spendere la sua eternità a biasimarmi per ciò che ho fatto.

Il giudizio che ora più temo non è quello di Dio, bensì il suo."
















N.d.A. dagli archivi della contea di Portsmith non risulta nessuna impiccagione a nome di Alex Ethios. Stando a quanto riportano i documenti dell'epoca, egli riuscì a fuggire con l'ausilio di un complice, sottraendosi così a questa giustizia terrena.

Non risulta nemmeno alcuna indicazione di dove possa essersi rifugiato dopo l'evasione, né tantomeno di quanto ne è stato del prosieguo della sua esistenza.


Non risulta nemmeno alcuna indicazione di dove possa essersi rifugiato dopo l'evasione, né tantomeno di quanto ne è stato del prosieguo della sua esistenza

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