Quando Marta e Alessandro arrivarono nel quartiere Locanda, il cielo stava iniziando a tingersi di rosa e giallo, segno del fatto che il sole sarebbe sorto da un momento all'altro. Si era alzata nell'aria una brezza molto fresca, tanto che Marta si strinse nel suo golf nero e Alessandro tirò su la zip della felpa. Si fermarono ancora qualche minuto sotto il portone di casa del ragazzo per dirsi le ultime cose e scambiarsi la buonanotte, anche se sarebbe stato più corretto augurarsi il buongiorno, quando alle loro spalle apparve Paolo. Il ragazzo rimase allibito nel vederlo e, nonostante volesse essere il primo a parlare, lasciò che fosse lui il primo a farlo, poiché la sua bocca non era in grado di emettere alcun suono.
- Avete passato una bella serata ragazzi? Vi siete divertiti? -, chiese con un tono poco convincente Paolo, cercando in ogni modo di dissimulare il suo completo imbarazzo per la situazione che si era venuta a creare.
- Che cazzo ci facevi a casa mia? Vedi di trovare una spiegazione plausibile al più presto, prima che mi incazzi sul serio. -
- Tranquillo, ragazzo, sono venuto per fare quel controllo all'appartamento di cui ti ho parlato giorni fa, nonché quello relativo al bilanciamento dei contatori del gas e quant'altro. Tutte problematiche tecniche piuttosto noiose, insomma, con le quali non ho alcuna intenzione di tediarti. - Quelle parole furono accompagnate da evidenti gocce di sudore che iniziarono a scendere con cadenza regolare dalla fronte di Paolo.
- Il controllo di cui mi hai parlato, il contatore del gas, ma cosa cazzo ti stai inventando? - Alessandro stava iniziando a perdere le staffe, tanto che per la collera il suo viso si tinse di rosso acceso, e le sue mani si mossero istintivamente in direzione dei lembi che sporgevano dal colletto della camicia del suo interlocutore.
- Piano, ragazzo, calmati: non so cosa tu stia pensando in questo momento, ma ti assicuro che ti stai sbagliando di grosso. Mi sono solo dovuto sincerare delle condizioni dello stabile nel caso in cui venisse disposto lo sfratto. E non stiamo parlando solo del vostro, ma anche di quello delle altre famiglie che vivono nel tuo stesso condominio. Questa tua reazione è davvero sconclusionata e non porterà a niente di buono. - La voce di Paolo risuonava sempre meno credibile nelle orecchie del ragazzo, tant'è che quest'ultimo, senza neanche pensarci su, gli sferrò un violento pugno diretto al viso e, prima che questi si accasciasse a terra, lo sbatté contro il muro, tenendo sempre ben salde le mani strette intorno al suo collo.
- Vai a farti fottere, coglione, tu e tutte le tue stronzate. Dillo, ti scopi mia madre per caso? Dillo, figlio di puttana! - Alessandro era fuori di sé dalla rabbia e nonostante Marta cercasse di separarlo da Paolo, a nulla valsero i tentativi di dividere i due. In un primo tempo Paolo sembrò quasi riuscire a reagire grazie alla forza della disperazione, come se all'improvviso fosse stato posseduto da un atavico senso di sopravvivenza, ma il raptus di pazzia, misto a disperazione, che in quel momento aveva accecato la ragione del ragazzo, alla fine ebbe la meglio su di lui. Alessandro colpì il volto dell'uomo con una scarica di pugni, animati da una tale ferocia, che questi ricadde privo di sensi a terra. L'aver fatto perdere conoscenza a Paolo non bastò ad Alessandro, il quale si accanì su di lui in maniera animalesca e brutale, colpendolo ripetutamente al corpo e al volto con altrettanti calci. Nella concitazione del momento, il ragazzo non riusciva a sentire le grida disperate miste al pianto ininterrotto della ragazza, la quale lo implorava di fermarsi, mentre tentava con ogni mezzo di farlo smettere, strattonandolo e spingendolo come meglio poteva. Era come se il tempo si fosse interrotto per alcuni minuti e tutta la realtà circostante fosse priva di qualsiasi suono, ovattata e senza spessore.
Quando il ragazzo tornò in sé, si rese conto di cosa avesse fatto: guardandosi intorno vide Marta in ginocchio con gli occhi rossi gonfi di lacrime e Paolo disteso a terra nel lago formato dal suo stesso sangue, completamente sfigurato in viso e con il respiro flebile, a tratti appena accennato. Il vedere il corpo immobile di quell'uomo spregevole, per quanto fosse tutt'altro che uno spettacolo piacevole, provocò al ragazzo un senso di pace e una calma interiore indescrivibile. L'essersi sfogato senza riserve contro chi, fino al pomeriggio precedente, si era proclamato suo amico e gli aveva teso la mano in segno di aiuto, stava dando ad Alessandro un piacevole senso di liberazione, sensazione, questa, che si sarebbe ricordato per tutta la vita.
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Potrebbe piovere
General FictionQuesto romanzo è strutturato secondo il modello delle "scatole cinesi". Oltre a essere presenti numerose vicende che corrono su binari paralleli, vi è anche la storia di questo pistolero che dovrebbe essere in grado di far redimere il protagonista (...