XXXI

160 29 53
                                    

L'indomani dalla scoperta dell'inganno ordito da Fabio, per Alessandro era il grande giorno di rivedere Marta.

Nonostante Mattia, durante l'unico colloquio avuto all'interno dell'istituto di correzione, lo avesse informato di non aver più avuto notizie della ragazza, Alessandro aveva piena fiducia nel fatto che sarebbe riuscito a trovarla, dovunque fosse andata; e, una volta che l'avesse raggiunta, avrebbe potuto dimostrarle non solo di essere realmente cambiato, ma anche di avere grandi progetti per il futuro di entrambi.

Il ragazzo era intenzionato, come mai prima di quel momento, a ricucire lo splendido rapporto che i due avevano iniziato a costruire tempo prima, ed era pienamente convinto che sarebbe stato lo stesso anche per Marta, tenendo però sempre ben presente che la ragazza avrebbe anche potuto trovare un'altra persona con la quale stare.

Così, dopo aver messo un freno alle sue inutili supposizioni, il ragazzo arrivò davanti alla casa nella quale Marta abitava e bussò ripetutamente, aspettando di vedere comparire qualcuno dall'interno. I minuti passavano lenti, senza che dall'altra parte provenisse alcuna risposta.

Alessandro era ormai sul punto di allontanarsi, quando la porta si spalancò e dal buio emerse una donna molto anziana e dall'aria malconcia.

- Abbiate pazienza, ma questo apparecchio acustico funziona solo quando ne ha voglia lui -, disse la signora, strizzando di molto gli occhi per riuscire a vedere bene le sembianze di chi le stava davanti, mentre con una mano sistemava un piccolo oggetto di plastica sulla sommità dell'orecchio destro.

- Mi dispiace disturbarla, signora. Mi chiamo Alessandro e sto cercando una ragazza di nome Marta. Poco più di un anno fa abitava in questa casa, ma a quanto pare sembra aver deciso di cambiare aria. Sa per caso dove posso trovarla? -, disse Alessandro con un tono di voce molto alto, per paura di non essere udito.

- Giovane, è inutile che urliate: ora l'apparecchio funziona bene. In ogni caso, certo che conosco Marta, è la nipote di mia sorella. Si è trasferita a Londra, non abita qui da un bel po' di tempo ormai -, rispose candidamente la donna.

La notizia non sconvolse più di tanto il ragazzo, poiché era prevedibile che Marta non sarebbe rimasta con le mani in mano ad aspettarlo, mentre lui era dietro le sbarre a scontare la sua pena. Avrebbe solo desiderato che si fosse stabilita in una città più vicina, in modo tale che ci avrebbe impiegato meno tempo per raggiungerla: ogni secondo passato distante da lei iniziava a diventare sempre più insopportabile.

- Marta le ha per caso lasciato un recapito telefonico o un indirizzo? Vorrei partire al più presto per farle una sorpresa. Sa, sono un suo vecchio amico ed è tanto che io e lei non ci vediamo... -, disse Alessandro con un tono ben poco convincente.

E, difatti, ciò non sfuggì all'anziana signora. Dopo aver compreso appieno la situazione in cui Alessandro si trovava, ella parve rattristarsi per un istante, per poi riprendere subito a parlare: - Ragazzo, scusa se te lo dico, ma non sembri proprio un vecchio amico. Hai più l'aria di un bellimbusto cotto a puntino. Per questo ti consiglio di lasciar perdere qualsiasi cosa tu abbia in animo di fare. Torna a casa e non pensarci più. -

- Forse lei ha ragione, ma non credo che quello che ho intenzione di fare io la riguardi anche solo lontanamente. Se pensa che smetterò di cercarla solo perché lei mi sta intimando di non farlo, allora non ha proprio capito niente di quelle che sono le mie intenzioni. E poi, se proprio vogliamo dirla tutta, lei neppure mi conosce, quindi come fa a giudicarmi solo perché... -

- Marta ha appena partorito una bambina e tra qualche mese sposerà un inglese, di quelli con il culo incellofanato in dell'orrido tweed -, lo interruppe bruscamente la signora.

Vedendo che Alessandro era rimasto imbalsamato davanti alla sua porta, con gli occhi sgranati e la bocca semichiusa in segno di stupore, l'anziana signora provò a sdrammatizzare un po' la situazione, per farlo distrarre: - Hai l'aria di essere un bravo ragazzo, e credimi, avrei preferito cento volte te a quel manichino da vetrina. Sai, detto tra noi, penso che sia pure omosessuale, nonostante non voglia darlo a vedere... -

Mentre le parole della donna risuonavano vuote nelle orecchie di Alessandro, egli sentiva che non era in grado di riuscire a schiodarsi dalla sua posizione. Quella tremenda rivelazione aveva fatto letteralmente a pezzi il cuore del ragazzo.

Avrebbe potuto accettare qualsiasi cosa, a partire dal fatto che avrebbe trovato Marta insieme a un nuovo fidanzato, fino ad arrivare al non trovarla più in quartiere perché si era trasferita da Vedesta; ciò che invece era quanto di più lontano potesse esserci dai suoi incubi peggiori, era proprio che la situazione che avrebbe dovuto affrontare per riconquistare Marta, fosse irrimediabile sotto ogni punto di vista, non lasciandogli alcuna possibilità di azione.

Purtroppo, però, era accaduto proprio quello che Alessandro più aveva temuto, ovvero che essendo stato rinchiuso in una stanza per così tanto tempo, la vita di Marta era andata troppo avanti perché la sua potesse raggiungerla. Era stato messo da parte, ma forse, pensandoci meglio, era proprio questa la reale punizione per il gesto che lo aveva condotto tra le mura del "Cesare Beccaria", e non tanto la condanna che era stato costretto a scontare.

Quando le sue gambe sembrarono inclini a collaborare, Alessandro salutò con voce triste la signora, e trascinò lentamente il suo corpo stanco fino al lungomare. Una volta raggiunto quel luogo di pace, egli iniziò a riflettere sul fatto che tutto sommato era libero e che aveva tutto il tempo del mondo davanti a sé, e non solo per riuscire a diventare qualcuno, ma anche per far sì che questa sua unica vita a disposizione potesse essere vissuta in grande.

Così, tutt'a un tratto, alzò gli occhi al cielo pensando che quella bella giornata, con quel sole accecante, sarebbe stata il preludio di un nuovo inizio.

Questa volta, non ci sarebbe stato nessun addio bagnato dalla pioggia.

~

Vi è una leggenda entrata a far parte della cultura popolare giapponese, tramite una storia di origine cinese, che racconta di come ognuno di noi, sia esso uomo oppure donna, venga al mondo con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra, il quale collega indissolubilmente due anime gemelle.

Queste anime sono destinate ad incontrarsi un giorno, per poi sposarsi. Non importa quanto tempo ci possa volere, né la classe sociale di appartenenza, l'età, le condizioni economiche o quant'altro, perché il destino di queste due persone è quello di stare insieme per sempre.

Il filo è invisibile, indistruttibile e talvolta può anche essere molto lungo, qualora i due amanti si trovino molto distanti tra loro. Proprio per questo motivo capita spesso che il filo si aggrovigli, creando intrecci e nodi, che non fanno altro che rendere più difficile il ricongiungimento dei due innamorati.

Ciò non deve scoraggiare, anzi, poiché ogni groviglio sciolto rappresenta il superamento di un ostacolo, e ciò non farà altro che rafforzare quel legame indissolubile, messo a punto dal destino.

FINE SECONDA PARTE

Potrebbe piovereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora