XVII

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"Il mattino immediatamente seguente alla mia aggressione ai danni di Robert Curton, si udirono delle urla di terrore provenire dal piazzale antistante la casa chiusa.

Spostai leggermente le tende per vedere cosa stesse succedendo al di là del vetro, e vidi un uomo, dall'aspetto duro e inquietante, che camminava avanti e indietro nella polvere, mentre era intento a passare in rassegna tutte le prostitute della casa di Yvette, le quali si erano schierate con ordine in fila davanti a lui. Egli aveva la carnagione bruciata dal sole, una barba rasa appena accennata e una vistosa cicatrice in corrispondenza dell'occhio destro, probabilmente frutto di un colpo d'arma da fuoco esploso a bruciapelo.

Nell'attesa di ricevere risposte precise alle domande che poneva alle ragazze, l'uomo agitava su e giù la pistola che aveva tra le mani, come se fosse impaziente di sparare alla prima tra loro che avesse avuto in mente di fare un solo passo falso. Quando non otteneva una risposta che lo soddisfacesse a dovere, premeva la canna dell'arma sulla fronte di una prostituta qualsiasi e tirava indietro il cane, per costringere tutte le altre a rispondere in maniera veritiera ai suoi quesiti, evento che puntualmente si verificava.

Alle spalle del pistolero notai inoltre quattro brutti ceffi, vestiti con lunghi soprabiti neri e dalle sembianze molto simili a quelle del loro capo. Immobili come statue di pietra, erano disposti a semicerchio e in attesa di poter sfoderare le armi, per ingaggiare così il tanto atteso scontro a fuoco. Non ci misi molto a intuire cosa quegli uomini stessero cercando, poiché si fece strada in me l'idea che l'energumeno che stava conducendo l'interrogatorio fosse niente meno che James Curton, accompagnato dai più temibili esponenti della sua banda.

Nel bel mezzo di quella situazione per me surreale, Yvette si precipitò di corsa all'esterno dell'edifico e provò a intavolare una discussione con il capobanda, con l'intento di fargli ritrovare la calma, nonché di rassicurare gli animi sconvolti delle sue ragazze. Per qualche istante Yvette parve anche riuscire a dissuadere l'uomo dai suoi propositi di sangue, almeno fino a quando questi non diede segno di aver perso del tutto la poca pazienza rimastagli, arrivando a piazzarle uno schiaffo così forte, da farla rotolare nella polvere.

Capii subito di dovermi consegnare a Curton per impedire che la situazione degenerasse ulteriormente, e presi questa decisione poiché mi logorava l'anima essere costretto a guardare dalla mia postazione sicura la persona che mi aveva offerto rifugio, giacere riversa nella polvere e con il sapore del sangue sulle labbra. Così, corsi a setacciare tutte le stanze dell'edificio in cerca di una di quelle piccole pistole che solitamente le prostitute usano per difesa personale e, non appena ne ebbi trovata una, varcai la soglia della casa, uscendo allo scoperto.

Una volta fuori dall'edificio, intravidi il volto terrorizzato di Julie in fila con le altre ragazze, e ciò tramutò il mio coraggio in sconsiderata avventatezza. Ero deciso più che mai ad affrontare quel bandito prima che questi mi portasse via la mia amata Julie, ma senza avere neanche l'ombra di un piano ben preciso in testa.

- Sono stato io a ferire Robert Curton!-, esclamai a gran voce per attirare l'attenzione su di me, e distoglierla quindi dalle giovani prostitute. Nel piazzale piombò il silenzio più assoluto. Curton ci impiegò un po' a capire dove fossi, vista la mia bassa statura e il marasma generale che si era creato davanti la casa. Quando finalmente i suoi occhi si scontrarono con i miei, egli esplose in una fragorosa risata, la quale si arrestò bruscamente subito dopo.

- Piccolo sgorbio figlio di puttana, cosa cazzo hai detto? - Curton era fuori di sé dalla rabbia e, in quella circostanza tanto delicata, anche una singola parola avrebbe potuto fare la differenza tra il vivere e il morire. Purtroppo, però, a quel tempo ero molto più ingenuo che furbo e non mi curai affatto di pesare bene le parole prima che queste fuoriuscissero dalla mia stramaledetta bocca; e, come se non bastasse, non sono mai stato molto incline alla diplomazia, complice anche la mia testa calda.

- Stava picchiando una prostituta fuori da questa casa e se non fossi intervenuto l'avrebbe di sicuro ammazzata. Non potevo immaginare che quell'uomo fosse tuo fratello, ma anche se lo avessi saputo avrei agito allo stesso modo -, affermai a gran voce, sperando che bastasse dimostrarsi risoluto per convincere Curton a lasciare in pace quelle ragazze. Inutile dire che con il mio comportamento strafottente e aggressivo, ottenni esattamente l'effetto opposto.

- Forse ti è sfuggito un dettaglio importante: non me ne frega un cazzo di nessuna di queste luride puttane e se mio fratello aveva intenzione di ucciderne una, beh, avrebbe avuto tutto il diritto di farlo senza che intervenissi tu, piccolo stronzetto travestito da sceriffo. Il risultato di questo tuo gesto eroico delle mie grandissime palle è che ora mio fratello è tra le sbarre, cazzo! -

- Puoi dire quello che ti pare Curton, ma questa è la giusta punizione che dovrebbe spettare a tutti i vermi come te. Se esistesse una giustizia divina, dovreste essere tutti fulminati seduta stante. -

- I vermi come me, dici? - James si voltò in direzione degli altri quattro membri della banda e iniziò a sogghignare. Si accarezzò con fare lento la barba e subito dopo, veloce come un fulmine, si voltò di scatto, facendo tuonare la pistola che teneva stretta in mano. Avvertii una fitta lancinante alla gamba destra e, quando guardai in quella direzione, vidi un foro in corrispondenza del femore, dal quale zampillava a intermittenza del sangue color rosso fuoco. Entrambe le gambe mi cedettero senza preavviso. Imposi a me stesso di non urlare, cercando di ignorare quel dolore persistente, ma questo divenne così insopportabile da farmi fallire miseramente nel mio intento. Julie si precipitò su di me e mi strinse forte. Sentii le sue lacrime calde cadermi sul viso, mentre Curton raggiungeva a passo lento la mia posizione. Quando fu sopra di me, afferrò per i capelli la ragazza e la spinse via.

- Una gamba, in cambio di una gamba, piccolo sceriffo. Questa è la vera giustizia! -, e dopo aver pronunciato quelle parole, mi sputò dritto in mezzo agli occhi del catarro giallo, operazione che ebbe cura di ripetere per ben due volte.

A quel punto, Yvette tentò il tutto e per tutto, sfoderando la sua scricchiolante diplomazia: - James, ora siete pari, hai avuto quello che volevi. Lascialo vivere, è solo un ragazzino di quindici anni: come potrebbe mai nuocerti? -

- Non siamo affatto pari, vecchia. A causa sua, all'alba del quarto giorno della settimana prossima, mio fratello verrà impiccato. Gli ho solo restituito il favore, ma è in questo preciso istante che salderemo il nostro conto.-

Julie aveva intuito quali fossero le intenzioni di Curton molto prima che questo finisse la frase, così mi si gettò addosso per farmi da scudo con il suo corpo. La pistola nelle mani di Curton esplose cinque colpi che le furono fatali, mentre ella stava tendando di proteggermi. Mi salvò la vita, poiché il suo corpo fu in grado di attutire di molto la forza dei proiettili, i quali attraversarono gli organi vitali di Julie, senza tuttavia riuscire a danneggiare in modo irreversibile i miei.

Poco prima di perdere conoscenza, udii delle voci in lontananza e un gran trambusto tutto intorno, formato da suoni di colpi di pistola e da urla indistinte; ma ciò che in quel momento stava accadendo intorno a me non aveva alcuna importanza, poichè Julie aveva fatto per me molto più di quanto avessi fatto io per lei il giorno precedente, con l'unica differenza che aveva pagato un prezzo smisuratamente grande affinché io potessi vivere. La strinsi forte a me con le ultime forze rimaste nel mio corpo, abbracciandola proprio come avevo fatto la notte precedente, con la sola differenza che questa volta Julie non si sarebbe più svegliata con il desiderio di fare l'amore.

Il suo ultimo respiro mi sfiorò il viso, dolce come il bacio di un angelo. Poi tutto divenne nero."

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