Quando un ragazzino di circa vent'anni, dall'aspetto curato e dall'atteggiamento tanto nervoso da lasciar trapelare evidenti preoccupazioni, si presentò al "Drago Verde", bar piuttosto noto per la sua fama in fatto di scommesse e giochi d'azzardo, nessuno aveva intenzione di permettere che egli restasse nel locale. L'unico modo per convincere i due bodyguard messi a guardia dell'entrata nascosta del seminterrato, a farlo accomodare nel primo tavolo da poker libero, fu di mostrare loro i diecimila euro in contanti che sarebbero serviti per entrare a giocare. Nonostante non fossero poi una così grande cifra per gli assidui frequentatori del "Drago Verde", quei soldi rappresentavano l'insieme di tutti i risparmi di Fabio accumulati negli anni, e sarebbero serviti come punto di partenza per ottenere una cifra dieci volte maggiore.
Il primo tavolo con cui il ragazzo si dovette misurare fu davvero molto semplice da analizzare, dal momento che i partecipanti al gioco erano i classici scommettitori occasionali, signorotti di quartiere annoiati dalla loro ricca vita di sempre, disposti a investire qualche migliaio di euro solo per provare il brivido dell'azzardo. Nessuno di quegli uomini prendeva minimamente in considerazione l'idea di calcolare la probabilità data dalla disposizione delle cinque carte scoperte sul tavolo, per poi abbinarla a quella delle due che ciascuno stringeva tra le mani, né tanto meno si preoccupava di provare a bluffare degnamente per mandare a vuoto gli avversari. Giocavano tutti a casaccio, senza alcuno schema mentale ben definito, e questo giusto per cercare di emulare i grandi giocatori di poker, con i quali avevano in comune solo gli occhiali scuri, e il cappello a visiera sporgente. Pertanto, Fabio ebbe in poco tempo la meglio su quei giocatori alquanto improvvisati, arrivando a vincere ben seimila euro, i quali andarono ad aumentare il suo capitale di partenza, consentendogli di raggiungere la quota di sedicimila euro.
Senza dare troppo nell'occhio, il ragazzo si spostò poi in un altro tavolo e iniziò rapidamente a raccogliere le carte lanciategli dal croupier, con l'intenzione di non perdere altro tempo prezioso. In poco meno di un'ora, la storia precedente si ripeté allo stesso modo, e i giocatori che avevano avuto la sfortuna di trovarsi quella stessa sera al tavolo con il giovane, persero tutti i contanti che avevano scommesso e si videro costretti a consegnargli ben novemila euro, andando così ad ingrossare ulteriormente le tasche del ragazzo.
Nonostante la sequenza positiva di vittorie, però, Fabio era pienamente consapevole del fatto che, se avesse continuato di quel passo, ci sarebbe voluta un'eternità per raggiungere l'obiettivo che si era prefissato; così, il ragazzo raccolse tutti i suoi soldi e puntò un tavolino appartato, lontano dalla folla e dal trambusto dei posti centrali. Quella piccola postazione aveva attirato fin da subito la sua attenzione poiché, nonostante le ridotte dimensioni dell'area di gioco, nonché la presenza di una piccola schiera di persone posizionate intorno ai quattro giocatori presenti, tutte molto attente a osservarne ogni singola mossa o movimento, intorno ai partecipanti regnava un silenzio surreale. Non vi era neanche uno tra i presenti che avesse il coraggio di fare rumore, fosse stato anche solo respirare in modo più pesante del normale.
Quando Fabio fu abbastanza vicino da riuscire a vedere chi sedesse al tavolo verde, capì perché sui giocatori aleggiasse una tale aurea di timore: tra loro vi era Don Beppe Calvi, ovvero uno dei più temuti boss 'ndranghetisti di tutta la città. Di lui il ragazzo conosceva ben poco, anche se quel poco tanto bastava a infondergli un predominante sentimento di ansia, generato soprattutto da quanto aveva sentito per le strade: quello era un uomo che non amava perdere, nella vita così come anche al gioco.
Cercando di non lasciarsi sopraffare da tali considerazioni estemporanee, il ragazzo si scrollò velocemente di dosso quel soffocante senso di inquietudine e, nell'esatto istante in cui uno dei giocatori fu in procinto di abbandonare il gioco, colse al volo l'occasione di unirsi al tavolo. Dopo aver preso il coraggio a due mani, lanciò sul tappeto verde cinque mazzette di colore viola e si preparò ad affrontare l'imminente partita.
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Potrebbe piovere
General FictionQuesto romanzo è strutturato secondo il modello delle "scatole cinesi". Oltre a essere presenti numerose vicende che corrono su binari paralleli, vi è anche la storia di questo pistolero che dovrebbe essere in grado di far redimere il protagonista (...