XXIX

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CONSIGLIO: questo è il capitolo più importante dell'intero romanzo e, in quanto tale, il più lungo (3570 parole circa secondo Word, 3697 a detta di Wattpad. Oh, ci fosse una volta in cui questi due vadano d'accordo!) Dato che tutte le domande (o quasi), poste fino ad ora troveranno risposta, si consiglia sia di prendersi il proprio tempo nella lettura, che di non lanciare fatture e/o comprare bamboline voodoo raffigurati l'autore, in cui infilare con gioia spilli acuminati, al fine di maledirlo per la sua prolissità. Detto ciò, buon proseguimento!

Alessandro terminò il liceo diplomandosi a pieni voti nei tempi prestabiliti.

Il mese di giugno era ormai giunto al termine, quando un agente della polizia penitenziaria consegnò al ragazzo una comunicazione che proveniva direttamente dalla cancelleria del giudice.

Non appena Alessandro lesse sul foglio che la sua pena era stata ridotta di ben sei mesi, arrivando dunque a un totale complessivo di un anno e due mesi, fece in fretta due conti e capì subito che sarebbe stato scarcerato di lì a giorni.

Riguardo alle motivazioni di un tale privilegio, il giudice menzionava la buona condotta mantenuta durante il periodo di permanenza all'interno dell'istituto, nonché gli eccellenti risultati conseguiti in ambito scolastico, grazie ai quali egli si era guadagnato l'uscita anticipata.

Dopo averne preso piena consapevolezza, e aver assimilato la notizia, Alessandro sentì il suo corpo divenire più leggero, quasi come se quelle quattro righe fossero state da sole in grado di rimuovere l'enorme macigno che, durante il suo interminabile soggiorno, gli aveva schiacciato lo sterno, impedendogli di respirare.

Così, il ragazzo iniziò a vagare senza meta nella stanza, spostando qua e là i vestiti sparsi, sedendosi sul letto per poi rialzarsi subito di scatto, oppure avvicinandosi alla tazza del water come se avesse il costante stimolo di orinare. Sembrava quasi che Alessandro cercasse di far passare il più in fretta possibile quel poco tempo che gli rimaneva da trascorre fra quelle mura, tenendosi impegnato con qualsiasi tipo di attività che richiedesse anche solo un secondo da spendere.

Quando la scarica di adrenalina cessò, Alessandro fu sopraffatto di colpo da un forte senso di stanchezza; si lasciò cadere sul letto spalancando le braccia, e inspirò a pieni polmoni l'aria di libertà che aveva fatto irruzione, senza preavviso, dalle grate della sua cella.

~

Prima di abbandonare definitivamente il "Cesare Beccaria", Alessandro fu convocato per sostenere l'ultimo colloquio con il direttore. Bussò frettolosamente e si introdusse nell'ufficio, senza nemmeno aspettare che dall'altra parte della porta provenisse l'autorizzazione ad entrare, tanto era grande l'impazienza di andarsene da quel luogo.

Una volta all'interno, si mise a sedere sulla poltrona a ridosso della scrivania e aspettò che gli venisse rivolta la parola.

- Spero vivamente che tu abbia svolto il compito che ti ho assegnato -, disse il direttore, rompendo il silenzio.

- Ho letto il libro, se è questo che intende -, ribatté prontamente il giovane.

- Perfetto, allora veniamo subito al dunque: raccontami le tue impressioni. L'ultima volta che abbiamo parlato non mi sembravi molto entusiasta all'idea di leggere questo piccolo volume dalla copertina rossa. -

- Vuole che sia sincero nell'esprimere ciò che penso, o che piuttosto le snoccioli quattro cazzate che la facciano sentire tronfio del suo sistema rieducativo? -

- Parla senza alcun condizionamento, ragazzo. Quello che ci diremo oggi rimane chiuso tra queste quattro mura. -

- La storia di per sé non è poi così male. Voglio dire, non posso non ammettere che a tratti risulti essere anche piuttosto coinvolgente. - Alessandro fece una breve pausa, ponderando attentamente ogni singola parola, al fine di non risultare troppo duro nella sua analisi. Il direttore parve accorgersene e esortò il giovane a non titubare, invitandolo nuovamente a esprimersi in tutta libertà.

Potrebbe piovereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora