Capitolo 35

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Povera Mary, deve avere avuto un'adolescenza d'inferno dopo la morte del suo ragazzo e nessuno è riuscito ad aiutarla.
Non riesco neanche a capire perché mi ha raccontato la sua storia... forse per farmi capire che da giovane ha sofferto più di me? Non lo so... ho bisogno di stare un po'sola per conto mio.
Tornai in camera mia, tirai fuori dall'armadio una giacca nera invernale e una sciarpa grigia e, indossati, aprii la finestra per dirigermi sul tetto.
Mi sedetti sulle tegole gelide e iniziai a pensare come se la passavano i miei "compagni" nel nuovo orfanotrofio in campagna e se avessero notato la mia assenza... certo che no! Perché dovrebbero?
Era ormai giunta la sera, si iniziava ad intravedere le prime stelle e faceva freddo.
Per passare il tempo, tirai fuori dalla tasca la chiave e iniziai giocarci parlando fra me e me:
-Chissà dove ci condurrai?
Iniziai ad immaginare i luoghi più strani dove ci avrebbe potuto condurre, finché iniziò a piovere a dirotto e dovetti tornare in camera mia. Indossai il pigiama più pesante che possedevo: era bianco e morbidissimo; ricordava una nuvola.
Mentre cercavo una coperta da mettere sopra il letto vidi che, nascosto tra le lenzuola, c'era un drago di peluches. Mi ricordai che mi era stato regalato ancora quando ero piccola dai miei genitori e, nel tempo, dovevo averlo perso. Era piccolo e nero con le ali, le orecchie e alcune squame sull'azzurro.
Lo presi, andai a letto e mi addormentai abbracciata al peluches.
Quella notte sognai due persone, un uomo e una donna. Lui aveva i capelli castani ricci e gli occhi marroni, lei i capelli castani mossi e gli occhi verdi come i miei. Erano abbracciati, sembravano felici insieme, e lei teneva in braccio una bambina piccola: ero io.

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