Capitolo 38

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Corsi in camera e mi chiusi la porta alle spalle in preda all'entusiasmo.
Non posso ancora credere che, qualche minuto prima, io e Scott ci stavamo per baciare. Sia maledetto quel dannato clacson!
Mi guardai allo specchio: ero rossa e completamente spettinata.
-Buongiorno zombie...
Mi legai i capelli e mi tornò in mente che dovevo ancora cercare la famosa stanza; il giorno più bello della mia vita stava diventando un incubo! Non dovevo pensarci, così decisi che distrarmi sarebbe stata la cosa migliore da fare per rilassarmi.
Appoggiai Scarlett soprà il comò ed uscii dalla mia camera.
Decisi di andare nell'ala dell'edificio riservata alle volontarie che fin da piccola mi aveva incuriosito.
Mentre scendevo le scale vidi Mary inginocchiata per terra che stava accarezzando le foglie di una piccola piantina lasciata appassire in un angolo.
-Ciao.
Non si voltò e così mi accovacciai accanto a lei.
-Mary, tutto bene?
-Questa povera pianta... non meritava la morte... a voi umani adesso... non importa più di niente...
-Mi dispiace... ma io purtroppo non posso farci niente...
Si voltò verso di me:
-Molly tu puoi tutto... hai un potere dentro di te...
-Ho solo quattordici anni. Sono una semplice ragazza come le altre.
-Non sei come le altre... fidati di me...
Esitammo un attimo quando decisi di raccontarle la giornata con Scott per filo e per segno mente ci dirigevamo nell'ala riservata alle volontarie dell'orfanotrofio.
Arrivate, aprimmo una porta a caso ed entrammo nella stanza.
Era molto curata e pulita. Aveva delle tendine con dettagli in pizzo e i mobili in legno erano perfettamente abbinati tra loro. Doveva essere l'ex camera di Maia perché era una maniaca dell'ordine e della pulizia.
Su uno scaffale trovai una foto nella quale c'era raffigurata lei incinta assieme ad un ragazzo.
Mi ricordai quando mi raccontò della perdita del bambino al quinto mese di vita e, subito dopo, il suo ragazzo l'aveva lasciata. Non aveva mai sofferto così tanto.
Trovò lavoro e casa all'orfanotrofio poco dopo. Mi ricordo ancora quando mi raccontava che, stare assieme a dei bambini che avevano perso i genitori, la faceva stare bene perché si sentiva come una madre.
Rimasi seduta sul letto a osservare la fotogragia per un po'di tempo.

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