Quella mattina la luce del sole era bellissima: come in estate.
Era una giornata molto particolare perché mi sentivo bene con me stessa come non mai; mi sentivo una ragazza normale.
Mi alzai dal letto e aprii la finestra per arieggiare la stanza, poi mi diressi in bagno a lavarmi. Tornata in camera, tirai fuori dall'armadio una felpa lunga e nera che arrivava fin sopra le caviglie, dei collant anch'essi neri e un paio di scarpe da ginnastica bianche.
Rifeci il letto e poggiai il peluches del draghetto sopra il cuscino. Il peluches l'avevo chiamata "Scarlett" visto che gli occhietti del peluches erano di un colore rosso scarlatto. Sembrerà strano dare un nome a un piccolo pupazzo di pezza, ma per una persona "particolarmente diversa" come me è normalissimo.
Dalla tasca dei pantaloni sporchi, presi la chiave, mentre, da uno dei cassetti della scrivania accanto al letto, tirai fuori dello spago e costruii un ciondolo inserendo lo spago nel foretto all'estremità della chiave e me lo misi al collo.
Successivamente, afferai il pupazzetto di pezza e mi diressi in cucina.
Frugai nei cassetti dove trovai un pacco di biscotti al cioccolato e mi sedetti sull'isola da cucina a mangiarli. Finalmente dopo molto tempo sono riuscita a mangiare qualcosa di dolce che mi desse energia.
Dopo presi il peluches, riposi la confezione di biscotti dove l'avevo trovata e mi diressi all'esterno per fare due passi per il cortile.
Superai il grosso albero che divideva il giardino interno dalla zona oltre l'albero, dove l'erba era alta fino alla vita e dove noi orfani non avevamo il permesso di andare. Il campo, fin da quando ero più piccola, mi incuriosiva molto e finalmente ci sarei potuta andare.
Attraversai il grande campo fino a raggiungere una vecchia recinzione di legno facile da scavalcare che divideva il campo da una fitta foresta. Mi ricordo che Maia mi raccontava spesso che era un posto pericoloso e che era capitato che, qualche persona che si era inoltrata per i sentieri del bosco, diceva di essere stato assalito da un grosso orso dal pelo color fuliggine e che, solo grazie a Dio, ne era uscito illeso.
Mi misi a cavalcioni sulla recinzione tenendo stretto a me il piccolo pupazzo di pezza guardando verso l'alto per osservare quanto gli alberi fossero alti e gli chiesi:
-Ci andiamo?
Ovviamente non potevo ricevere risposta così, il mio temperamento curioso, si fece avanti e mi inoltrai nell'immensa foresta.
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Molly
ParanormalMolly è una ragazza che, già dalla nascita, ha sofferto molto. Alla giovane età di tre anni, ha assistito alla morte dei genitori e, da quel momento, non ha mai smesso di soffrire. Per anni, Molly visse in un orfanotrofio dove era completamente sol...