Capitolo 36

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Quella mattina la luce del sole era bellissima: come in estate.
Era una giornata molto particolare perché mi sentivo bene con me stessa come non mai; mi sentivo una ragazza normale.
Mi alzai dal letto e aprii la finestra per arieggiare la stanza, poi mi diressi in bagno a lavarmi. Tornata in camera, tirai fuori dall'armadio una felpa lunga e nera che arrivava fin sopra le caviglie, dei collant anch'essi neri e un paio di scarpe da ginnastica bianche.
Rifeci il letto e poggiai il peluches del draghetto sopra il cuscino. Il peluches l'avevo chiamata "Scarlett" visto che gli occhietti del peluches erano di un colore rosso scarlatto. Sembrerà strano dare un nome a un piccolo pupazzo di pezza, ma per una persona "particolarmente diversa" come me è normalissimo.
Dalla tasca dei pantaloni sporchi, presi la chiave, mentre, da uno dei cassetti della scrivania accanto al letto, tirai fuori dello spago e costruii un ciondolo inserendo lo spago nel foretto all'estremità della chiave e me lo misi al collo.
Successivamente, afferai il pupazzetto di pezza e mi diressi in cucina.
Frugai nei cassetti dove trovai un pacco di biscotti al cioccolato e mi sedetti sull'isola da cucina a mangiarli. Finalmente dopo molto tempo sono riuscita a mangiare qualcosa di dolce che mi desse energia.
Dopo presi il peluches, riposi la confezione di biscotti dove l'avevo trovata e mi diressi all'esterno per fare due passi per il cortile.
Superai il grosso albero che divideva il giardino interno dalla zona oltre l'albero, dove l'erba era alta fino alla vita e dove noi orfani non avevamo il permesso di andare. Il campo, fin da quando ero più piccola, mi incuriosiva molto e finalmente ci sarei potuta andare.
Attraversai il grande campo fino a raggiungere una vecchia recinzione di legno facile da scavalcare che divideva il campo da una fitta foresta. Mi ricordo che Maia mi raccontava spesso che era un posto pericoloso e che era capitato che, qualche persona che si era inoltrata per i sentieri del bosco, diceva di essere stato assalito da un grosso orso dal pelo color fuliggine e che, solo grazie a Dio, ne era uscito illeso.
Mi misi a cavalcioni sulla recinzione tenendo stretto a me il piccolo pupazzo di pezza guardando verso l'alto per osservare quanto gli alberi fossero alti e gli chiesi:
-Ci andiamo?
Ovviamente non potevo ricevere risposta così, il mio temperamento curioso, si fece avanti e mi inoltrai nell'immensa foresta.

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