29. Capodanno.

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PoV Will.

«Cos'è successo?»

Pronunciai quelle parole con tono più alto del dovuto, e infatti mi girai subito per controllare se Nico si fosse svegliato. Fortunatamente, continuò a dormire beatamente.
Intanto mia zia ci mise un po' per rispondere, e ciò non faceva altro che accrescere la mia curiosità.

«Non è nulla di cui preoccuparsi, tranquillo.» disse infine, sospirando.

Roteai gli occhi. «Di cosa si tratta?»

«Ehm, osservando i suoi comportamenti si è giunto alla conclusione che Apollo sia un pazzo...»

«Questo già si sapeva.» la interruppi.

«Fammi finire.» disse esasperata. «Quindi, visto che tutto ciò che ha fatto è dovuto a questa sua pazzia, hanno deciso di spostarlo in un manicomio. »

«. . . Cosa?» sgranai gli occhi.

«Ovviamente serve un'autorizzazione sia da parte mia che da parte tua. Quindi, se in questi giorni potresti portarmela te ne sarei grato. Altrimenti, tuo padre rimarrà in carcere.»

Ci misi davvero più del dovuto a rispondere, sapevo sin dall'inizio che mio padre fosse un pazzo, eppure in quel momento l'idea che volessero spostarlo in un manicomio mi sorprendeva. Ad ogni modo, sapevo che sarebbe stata la cosa giusta da fare, e sebbene odiassi mio padre e avrei preferito vederlo in una cella, accettai. «O-okay. In questi giorni verrò a casa tua allora.»

Non la salutai nemmeno, e dopo quelle parole riattaccai.

Il pensiero di mio padre mi tormentò per quasi tutta la notte, e infatti non riuscivo a chiudere occhio e più volte fui costretto ad alzarmi e camminare davanti e indietro per scaricare la tensione.
Ripensai a tutte quelle volte che mi spiava o mi guardava con occhi carichi di odio, a tutte quelle volte che da ''gentile e brava persona'' passava ad assere un pazzo violento, poi pensai a cosa stesse facendo in quel momento.
Da quando fu arrestato non mi degnai nemmeno di andarlo a trovare, e non avevo intenzione di farlo nemmeno per i giorni a seguire. Immaginavo lui, seduto su un lettino a fissare il vuoto, mentre di tanto in tanto le guardie gli portavano qualcosa da mangiare.
Poi, ormai stanco da tutti quei pensieri, tornai a letto e provai a chiudere occhio.
-

Svegliarmi fu davvero molto difficile, anche perché fui costretto a farlo davvero molto presto a causa di Nico. Fu lui a scuotermi per farmi alzare.

«Will, svegliati.»

«Mh... » mugugnai stanco, ad occhi chiusi.

«Dai, alzati!» sbuffò.

«Mh... Che ore sono?» sbadigliai.

«Le 8 del mattino.»

«Altri cinque minuti.» mi rigirai dall'altra parte, sbuffando.

Nico non si arrese, e continuò a chiamarmi dicendo che dovevamo aprire i regali e voleva fare colazione.
Io cercai di opporre resistenza ma non c'era nulla da fare, quando Nico Di Angelo ti dice di fare una cosa tu devi farla.
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Facemmo colazione velocemente, mangiando delle fette biscottate, e insieme ai suoi genitori decidemmo di aprire i regali.
Nico ricevette da parte dei suoi delle cuffie nuove, a me invece regalarono un maglione turchese. Li ringraziai e dissi loro che mi piaceva un sacco, e infatti era così, mentre loro scartavano il regalo che gli avevo fatto.

Poi arrivò il momento di dare a Nico il mio regalo.
Quando glielo passai sembrava piuttosto confuso, e quando scartò il suo regalo non potei fare a meno di sorridere intenerito alla sua espressione concentrata, con gli occhi puntati sul regalo, la bocca leggermente schiusa e le sopracciglia aggrottate.
Feci l'azzardata mossa di regalargli due libri, anche se non sapevo se gli sarebbero piaciuti o se già li avesse. Erano intitolati qualcosa tipo ''il grande Gatsby'' e ''l'interpretazione dei sogni''. Continuai a guardarlo anche quando i due libri furono tra le sue mani, e in fondo speravo che gli sarebbero piaciuti.
Poi, quando cominciò a sorridere, trattenni un sospiro di sollievo. Mi abbracciò debolmente, sussurrandomi un ''grazie'' all'orecchio.

Solangelo || Una mattina d'inverno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora