Capitolo 10

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Ci stacchiamo, dopo qualche minuto, e riconosco lo sguardo sincero e dolce della stessa ragazza che ho incontrato la prima volta in libreria.
«Non fa niente» la tranquillizzo, perdonandola. Sforzo un sorriso, dovuto alla stanchezza.
«Come torniamo a casa?» mi chiede sospirando, per poi passarsi le mani sugli occhi dove il trucco è ormai sbavato.
«Ecco, la testa mi pulsa, non sono nelle condizioni giuste di guidare» continua.
«Meglio non correre rischi, qualcuno deve portarci a casa» ragiono e dispiaciuta abbassa il capo, sentendosi responsabile.
«Chiamerei un taxi, se non fosse che ho appena scoperto di non avere più credito» sbuffa.
«Il mio è scarico, perciò è un'opzione da eliminare... però ora che ci penso, forse qualcuno può aiutarci, senza che spendiamo alcun soldo».
«Davvero? Chi?» si affretta a domandare.
«Ricordi Zack? Il barista...»
«Uhm...» riflette, ancora confusa «ah giusto, ricordo!» annuisce.
«Mi ha dato il suo numero di telefono» le spiego.
«Woah!» esclama «complimenti!... Ah, cavolo» sussurra alla fine, toccandosi la testa.
«Cosa hai?» mi allarmo subito, notando la sua smorfia di dolore sul viso.
«Niente... solo un po' di mal di testa» svalorizza, agitando la mano. Non si direbbe visto come si contorce dal male.
«Dobbiamo subito tornare a casa» mi affretto a dire, guardandomi attorno spaesata. Devo trovare immediatamente Zack.
«Allora, rimani ferma qua in questo punto, mentre lo vado a cercare» la fisso negli occhi, per far si che mi dia ascolto.
«D'accordo» fa su e giù con il capo.
Ripercorro la stessa strada che ho fatto almeno tre volte, visto che all'angolo bar non c'era. Lancio uno sguardo veloce ai corridoi, non vedendo l'ombra di nessuno se non di una ragazza seduta su un divanetto. Mi avvicino, constatando che almeno non è ubriaca come il resto degli invitati. I capelli scalati biondo ossigenato le ricadono sulle spalle. Una parte di un tatuaggio compare sulla spalla e il resto viene coperto dal tessuto del vestito. Non la vedo chiaramente, vista la penombra che aleggia al secondo piano.
«Perdonami, puoi farmi un favore?» speranzosa mi avvicino.
Mi squadra da capo a piedi.
«Dimmi pure» mastica assiduamente un chewingum.
«Avrei bisogno di fare una chiamata, visto che il mio cellulare è completamente andato».
«Ecco a te» mi passa l'oggetto.
«Ti ringrazio, sei gentilissima» le sorrido.
Prelevo il foglietto dalla taschina e digito il numero.
Uno, due, tre, quattro... al quinto squillo risponde
«Pronto?» la sua voce non vacilla, segno che non ha bevuto. Almeno, lo spero...
«Ciao Zack,» mi mordo il labbro stressata «sono... sono Hazel».
«Quella Hazel?».
«Immagino di... immagino di si» sussurro, sorridendo.
«Cerchi un bagno?» mi chiede divertito e capisco che mi ha riconosciuta.
«Divertente» ridacchio «ho bisogno del tuo aiuto...» lascio in sospeso la frase.
«Dimmi tranquillamente» il tono serio e gentile allo stesso tempo.
«Hai tempo da perdere? Perché vedi... ecco... io e la mia amica avremo bisogno di un passaggio» quasi mi vergogno dell'enorme favore che gli sto chiedendo.
«Certo, anche perché ormai qua si servono tutti da soli. C'è un problema però...»
«Che tipo... che tipo di problema?»
«Non ho la macchina».
«Cavolo che sbadata, la mia amica ce l'ha, solo che non è nelle condizioni di guidare ed io... be', io non ho la patente».
«Okay, allora direi che è perfetto».
«Un'ultima cosa... uhm, hai bevuto?» indugio, dato che mi da fastidio fargli una domanda del genere, dal momento che non mi dovrebbe riguardare, ma è fondamentale.
«Non bevo, anche se faccio il barman» ride.
«Grazie» sussurro, riferendomi a tutto il resto.
«Ci vediamo in giardino, bellezza». Con questo nomignolo sento le guance divampare per il caldo.
«Non dirmi che stai arrossendo» sento la sua risata dall'altro capo, in sottofondo alla musica.
«No» dico decisa, anche se questa volta è la mia risatina a mentire su quanto ho appena detto.
«Ci crederò! Ti aspetto giù»
«Grazie ancora» e termino la telefonata.
Porgo il cellulare alla ragazza e in questo istante i nostri sguardi si incrociano e scorgo in lei qualcosa di familiare, come se la sua faccia non mi fosse nuova. Scaccio comunque questo pensiero, dato che sto cominciando a delirare probabilmente. Le sorrido un'ultima volta per poi incamminarmi verso il luogo d'incontro.
«Hei» la sua voce mi richiama.
«La tua faccia non mi è nuova, ti ho già vista?» si alza e incrocia le braccia al petto.
«Può essere, ma forse è solo una coincidenza». Non posso trattenermi altro tempo.
«... Sono Hazel» le tendo la mano, che mi stringe diffidente.
Sto per chiederle il suo, ma se ne va voltandomi le spalle.

Io e la mia amica attendiamo mentre Zack finisce di scambiare due chiacchiere con altri ragazzi nel vialetto. Mi abbandono contro il sedile della macchina, sfinita.
«E' davvero gentile da parte sua» fa notare Scarlett.
«Già, hai perfettamente ragione» annuisco, assorta da mille pensieri.
«Cosa ti turba?» mi chiede.
«Il problema è che non so come risolvere questa cosa con mia mamma. Le avevo promesso che rientravo presto e non l'ho neanche avvertita. Sarà in pensiero per me» appoggio la fronte al finestrino, scrutando la villa ancora piena di vita.
«Vediamo... potremmo dire che non mi sono sentita bene e che sei venuta a casa mia, stando con me e aspettando che mi riprendessi. Mia mamma non c'è stasera, perciò le dirò questo anche io» fa spallucce, risolvendo il problema.
«Però rimane ancora il fatto che non l'ho avvisata. Non le ho fatto nessuna chiamata» sbuffo. Come è tutto così complicato.
«Diremo che ci siamo addormentate mentre guardavamo un film e appena arriviamo a casa mia, le fai una telefonata per dirglielo e ritorni a casa» mi sorride.
Una bella trovata devo dire.
Anche se in realtà non sopporto mentire...
«Sei geniale a risolvere i problemi» ci battiamo il cinque, sentendomi più sollevata.
«Guarda che sono brava in matematica eh!» esclama e scoppiamo a ridere.
La porta si apre e al posto del guidatore sale Zack. Lo ringraziamo per quello che sta facendo per noi e lui liquida il tutto sorridendo con tanto di denti bianchissimi.
Accende il motore, ma prima di partire abbassa il finestrino lanciando un pacchetto di sigarette ad un altro ragazzo che le prende al volo. Seguo la traiettoria finché i miei occhi vengono attirati da una figura seduta sulle scale, con un cappuccio sulla testa. La scruto chiedendomi chi possa essere, dato che sta proprio guardando nella mia direzione.
Il veicolo parte e solo qualche secondo prima si toglie il cappuccio, come se avesse ascoltato le mie domande e avesse appena risposto alla fondamentale.
Gli occhi smeraldo mi danno la risposta necessaria.

Capitolo revisionato.

// spazio autrice //
Hei ragazzi!!❤️
Allora...ho aggiornato un po tardi, durante la settimana. Mi scuso, ma ho l'esame e non ho potuto aggiornare prima di oggi.
Spero vi piaccia il capitolo!
Il ragazzo col cappuccio dagli occhi verde smeraldo...un vero mistero.
Ho già il capitolo pronto e forse lo pubblico sabato, ma le letture devono arrivare al minimo 30.
E niente...
Se avete delle domande da farmi, scrivetelo giù nei commenti e poi nel prossimo capitolo vi darò delle risposte taggandovi.
Detto questo...
Un bacione a tutti!
Al prossimo capitolo!💕

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