Mi dirigo verso Inked Blood, il salone di tatuaggi. Non ho molto da fare e, non volendo trascorrere la giornata sola a casa, ho preferito fare un salto qui per scambiare quattro chiacchiere con i ragazzi e, magari, rivedere Kyle. Non so se abbia capito perché stessi male, ieri, se quella frase sussurrata nel silenzio gli fosse arrivata dritta al petto. Probabilmente sto sbagliando, non ho prove che Kyle sia proprio quel fratello adottato e, in cuor mio, spero non sia così.
Faccio pressione sulla porta, ritrovandomi in un ambiente caldo e accogliente quando fuori si muore di freddo. Un familiare campanellino trilla al mio arrivo e sorrido, felice di trovarmi in un posto che mi affascina ogni volta, che mi causa lo stesso effetto di una libreria. Nel negozio predomina il silenzio e, cautamente, sfilo il cappotto appendendolo vicino alla scrivania di Jen che sembra non esserci. Eppure il salone è aperto.
Dal corridoio provengono dei passi, alzo lo sguardo incontrando un paio di occhi che ti assorbono completamente. Jake, fantastico.
In quest'ultimo periodo, venendo spesso qui, mi ha riservato molti sguardi curiosi, freddi e distaccati, come se avesse voluto soltanto che me ne andassi. Non lo biasimo, sono un'estranea, però non capisco perché sia così taciturno e restio a conoscere nuove persone.
Serra la mascella, squadrandomi. Arrossisco, non riuscendo a dire niente, sentendomi in soggezione.
«Non mangio nessuno.» Ridacchia tra se e se, appoggiandosi allo stipite incrociando le braccia al petto, gonfiando i bicipiti interamente coperti d'inchiostro.
«Non...»
«Cosa ci fai qui?» Sospira, senza lasciarmi il tempo di parlare. Mi guarda con una tale intensità che faccio fatica a sorreggere lo sguardo.
Schiudo le labbra per rispondere, ma si intromette. Di nuovo.
«Anzi, non me lo dire.» Svia l'argomento di una conversazione che ha cominciato lui. Sbuffa, dandomi le spalle per ritornare nel suo studio. Resto un attimo imbambolata a fissare la schiena ampia che si allontana, ad ogni passo. Mi chiedo se abbia dei problemi con me, se gli abbia fatto qualcosa. Non riesco a restare indifferente al suo comportamento, non più, non quando non c'è ragione.Prendo un bel respiro, raggiungendo la sua stanza, spalancando la porta senza il suo permesso.
«Ascoltami...» Comincio con impeto tenendo stretta la maniglia, lo sguardo dritto in quegli occhi diffidenti.
«Un'altra volta» Dice annoiato, mentre controlla qualcosa in un quaderno. Ignoro il suo commento.
«Capisco che sono entrata qui da poco tempo, capisco che non mi conosci, che non hai voglia di parlarmi, che ti sto antipatica... capisco che non vuoi avere problemi, che ti da fastidio avere a che fare con nuove persone... capisco tutto, ma non ne trovo il motivo» Indico noi, lo spazio che ci divide. «Okay, non mi vuoi tra i piedi, ma potresti evitare di rispondermi in quel modo... di... di odiarmi.» Abbasso il tono di voce, riferendomi a ciò che è accaduto prima tra noi, ma anche tutte quelle volte che mi ha ignorato o mi ha tirato occhiatacce senza senso.
«Scusa il disturbo.» Concludo, sospirando. Tiro la porta dietro di me, chiudendola alle mie spalle. Vado verso l'uscita, recuperando il mio cappotto dall'appendiabiti, ma mi sento afferrare per un polso.
«Non ti odio.» Si limita a dire, passandosi una mano tra i capelli dalle punte rosse. Lascia il mio braccio e distoglie lo sguardo come se gli costasse ammettere certe cose. Decide di parlare, vedendomi in silenzio, ancora colpita da quanto ha detto.
«Senti, mi spiace essere apparso così. So di essere uno stronzo e non prenderla sul personale. Mi spiace, ho sbagliato.»
Non capisco realmente perché se la sia presa con me, ma riconosco che almeno l'ha ammesso e non è una banalità negli uomini. Spesso vedono una certa fragilità a chiedere scusa, dimostrandosi deboli di fronte a qualcuno per il perdono.
«Ho vari problemi a casa, con mio fratello e addirittura con Jennifer visto che sembra le abbia ucciso il gatto...»
Ridacchio davanti al suo spirito dell'umorismo.
«Non ci voleva tanto, no?» Inclino di poco il capo, osservandolo, studiandolo. Sotto sotto è un gigante buono, usa spesso la corazza del ragazzo sicuro di sé, insensibile e superiore.
«Sembravi mia madre, cazzo» Scoppiamo a ridere, smorzando la tensione creatasi.
«Okay, si, forse ho esagerato.» Ammetto, annuendo. Bastava farlo prima e risolvevo il rapporto.
«No, ci voleva qualcuno che mi riportasse con i piedi per terra. Ultimamente sono stressato e altamente irritabile.» Ammette a se stesso, passandosi una mano sul viso, per poi sbadigliare.
«Se vuoi parlarne...» Azzardo a chiedere.
«... Rimando la seduta alla prossima volta.»
Sorrido.
«Comunque ora mi conviene tornare a casa, pensavo ci fosse Jennifer ed ero passata per un saluto.» Faccio spallucce, infilandomi il giubbotto.
«Arriva sul tardi.» Serra la mascella e mi diverte il modo in cui litigano, quasi fossero bambini. Mi piace l'intesa che c'è tra loro. Sarei affrettata affermando che, probabilmente, siete cotti l'uno dell'altro. Pensate di dividervi ogni giorno che passa, ma in realtà vi avvicinate perché soli non riuscite a starci. Vi gridate le cose addosso perché conoscete questo modo di dialogare, siete passionali, potenti. Avete due caratteri molto forti, ma sembrate fatti per essere una coppia. Non sono per l'eccessivo romanticismo e forse azzardo a dire ciò, ma nel profondo sono sicura che vi amiate. Tirate fuori gli artigli per nascondere le vostre debolezze e vi graffiate per tentare di cancellare le ferite. Poi, cercate di curarvi a vicenda, inconsapevolmente, inevitabilmente.
«D'accordo, se riesci salutamela.» Gli sorrido e sembra che non sia successo proprio niente tra noi. Sono contenta per aver messo in chiaro le cose. E ci voleva davvero poco.
Il campanello suona alle mie spalle. Prendo il cellulare nella tasca.
«Merda» Sento sussurrare da Jake, mentre mi volto.Capitolo revisionato.
// spazio autrice //
Hei😍
Ok, lo so che è un po' così e così però questi due dovevano trovare un po' di pace! Ho fatto saltare un po' di tempo per farci capire che la freddezza di Jake, anche con il tempo, nei confronti di Hazel non era finta.
Dopo un po' di settimane la nostra protagonista armata di coraggio, per la prima volta fa vedere veemente chi è!
Ebbene, spero vi sia piaciuto il loro riappacificamento!
Chi sarà entrato dalla porta? Lo scopriremo!!!😂😍
Al prossimo capitolo!
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Resta come inchiostro
RomanceCOMPLETA. Il cappuccio nero sempre sulla testa, quelle iridi smeraldo nascoste nell'ombra e quei tatuaggi che si intravedono sulle nocche. Inchiostro che va sotto pelle, disegni che si intersecano in un labirinto da cui gli occhi di Hazel non riesco...