KYLE
Calcio un sassolino inveendo contro me stesso per tutto il teatrino che ho inscenato apposta per lei. L'ho fatto pensando di farle un favore, sicuro che si sarebbe allontanata senza soffrire visto che non c'era stato bisogno di dirglielo con le parole. Volevo che capisse che non può stare con me, con un passato come il mio. Volevo che si rendesse conto del casino che sono, dell'uragano che l'ha rivoluzionata, e non voglio che si adegui a me, che mi stia accanto dopo quello che ha scoperto. Ho allontanato la mia famiglia, me ne sono andato facendo soffrire qualcuno che invece mi aveva accolto. Non sono capace di prendermi cura degli altri, figurati di Hazel. Solo che mi sono reso conto che non è servito a nulla perché gli occhi che aveva erano vitrei, come se avesse pianto varie volte, come se qualcosa si fosse spezzato dentro di lei. L'ho capito quando mi ha guardato e dopo mi ha chiesto esplicitamente di andarmene.
Non è quello che volevo, anzi, non ho proprio idea di quello che avrei voluto fare. D'impulso ho pensato che dovessi allontanarti perché non sono capace di convivere col mio passato, tanto meno stare accanto a qualcuno che lo conosce. Sono stato un incosciente, dovevo lasciarti perdere fin dall'inizio, ma in realtà non riesco a starti distante. E non ho il coraggio di dirtelo, quello che ho saputo solo fare è starti accanto, guardarti nella tua pura bellezza e immaginare di averti più vicina, fantasticare sul fatto che tutto questo non è mai accaduto.
Cammino a passo felpato, cercando di ricordarmi che direzione ha preso. Volevo seguirla sin da subito, ma avevo qualche parola in sospeso col coglione che le va dietro peggio di un cane. Non sopporto di vederlo con lei, non sopporto proprio che la faccia sorridere in quel modo. Sono un fottuto egoista, lo so, ma ci tengo tremendamente ad Hazel. Non ne so il motivo, non l'ho mai saputo. Tutto ciò che avrei voluto evitare era non farle del male, ma al contempo era l'unico mezzo che conoscevo per allontanarla da me perché non sarei stato in grado di renderla felice. Però, nonostante abbia questa opinione di noi, non ce la faccio proprio a lasciarla andare via così.
Continuo a percorrere il marciapiede quando, tra la gente, distinguo un corpo accucciato a terra. Corro verso di lei, riconoscendola per la coda alta e i lunghi capelli castani. Riconosco quelle goti arrossate dal freddo e il viso lentigginoso. Rivedo quegli occhi, chiusi, le labbra incurvate in un sorriso. Mi fermo a qualche centimetro da lei, mi piego sulle ginocchia per trovare il mio volto contro il suo. Apre le palpebre e mi punta contro quelle iridi che mi fanno andare in tilt completamente. La guardo, ma non riconosco la stessa Hazel.
«Cosa ci fai qui?» Un cipiglio le si forma in viso e la fa sembrare una bambina. Mi guarda corrucciata, incrociando le braccia al petto.
«Hai bevuto?» Indago con circospezione, la rabbia che ribolle dentro non appena sento l'odore di vodka arrivare alle narici mentre mi parla.
«Ti ho fatto una domanda.» Mi punta il dito contro, spingendomi dal petto con la mano. Quasi perdo l'equilibrio.
«Anche io.» Allargo le braccia, irritato dal suo comportamento, dal fatto che ha agito in modo infantile cercando di sotterrare le cose con l'alcol. Chi lo sa meglio di me... ma sono l'ultimo a giudicare se si parla di errori.
Non aspetto che aggiunga altro e la prendo in braccio. Non si oppone e lascia che la prenda e la stringa a me. Mi dirigo verso casa mia, mentre cerca di lamentarsi mugugnando qualcosa che nemmeno è comprensibile. Come hai potuto farti questo? Poi mi ricordo che la ragione di tutto ciò sono semplicemente io. Non può tornare dai suoi genitori, non in queste condizioni, e nemmeno da Scarlett. Sospiro maledicendomi per l'idea che mi è saltata in testa, ma lasciarla in balia di se stessa è l'ultima cosa che voglio.«I tuoi occhi assomigliano a delle biglie verdi, sai?» Biascica, mentre varchiamo la soglia di casa mia. Lascio che la sua dolce voce mi riempa, colmando quel vuoto che ho sentito dentro per troppo tempo. Ridacchio all'idea che se fosse lucida mi avrebbe preso a pugni, piuttosto che dirmi una cosa del genere.
Gironzola per il piccolo salotto, ma non si ricorda di esserci stata. Non te la ricordi quella notte, vero? La luna illuminava il tuo viso mentre dormivi, i sensi che ti abbandonavano piano piano. Eri tranquilla, calma, silenziosa... ed è così che ti sei fatta conoscere. Hai rivelato un pezzo di te alla volta e ogni nostro incontro mostrava alle nostre anime che avevamo sete l'uno dell'altra, la fame che abbiamo placato con l'avvicinamento delle nostre labbra, dei nostri corpi che ardono insieme.
Sorrido guardandola mentre si lascia cadere sul divano, sfinita. Poso le chiavi, mentre vado in cucina per prepararle un bicchiere d'acqua. Quando ritorno sta respirando lentamente e riconosco quanto sia stanca, quanto l'abbia fatta a pezzi con l'intenzione di allontanarla per non farla soffrire quando poi le avrei dovuto rivelare una realtà che non voglio guardare in faccia. Non sono più quella persona, sono cambiato, non voglio che mi veda come un ragazzo adottato al quale non andava bene la famiglia e ha deciso di andarsene facendo soffrire due donne che il dolore l'avevano conosciuto molto bene.
La guardo, osservo quel grazioso profilo, quelle labbra che ho baciato varie volte senza stancarmi, quel corpo che ho stretto a me per far ardere quella scintilla che è in noi. Mi chiedo come abbia potuto farle una cosa del genere, commettere un errore così clamoroso. Pensavo di farcela, che si sarebbe trattato di qualche giorno e si sarebbe dimenticata il mio nome, ma ovviamente non è stato così. Sono una persona abituata a scappare – come ben dice Jen- e non ho problemi a rifarlo... ma questa volta no. Sono stufo di scappare da qualcosa che è più grande di me, da una ragazza che ha saputo apprezzarmi così come sono, da dei sentimenti che ancora mi spaventano terribilmente.
Mi siedo accanto a lei e la scuoto leggermente per farle bere almeno un sorso.
«Tieni.» Lo prende tra le mani e, assonnata, finisce tutta l'acqua nel bicchiere.
«Grazie.» Si volta per osservarmi e l'intensità del suo sguardo mi fa trattenere il respiro. Si avvicina e, con l'indice, segue il contorno del mio volto, accarezzando quel filo di barba ispida che non taglio da qualche giorno. La guardo, impotente, nessun muscolo che si muove. Lascio che mi accarezzi adagio, con quella gentilezza che ha nel tocco che mi stravolge completamente. Arriva dalle mie labbra e si prende qualche secondo per passare il polpastrello sul metallo del piercing. Rilascio un lungo respiro. Cerca di avvicinarsi più del dovuto, ma mi ritraggo perché so che, per quello che pensa di me, non starebbe qui un minuto di più e non sono tipo da approfittare di qualcuno che ha l'alcol che parla al suo posto.
«Devi riposare.» Riavvio i capelli indietro, alzandomi per prenderla di nuovo tra le braccia. La porto nella mia stanza, lasciando che si adagi sulle lenzuola pulite. Io dormirò sul divano. Il cappotto l'ho lasciato in ingresso, comprese le scarpe. Indossa qualcosa di comodo, sennò avrei dovuto metterle qualcosa di mio non sopportando che dormisse scomodamente. Sono patetico, mi preoccupo di metterti a dormire, ma in questi quindici schifosi giorni non ti ho nemmeno degnato della mia presenza o delle mie parole. Mi merito il tuo odio.
Le accarezzo i capelli, poggiando l'elastico sul comodino. Sussurra qualcosa di incomprensibile mentre mi dirigo verso la cassettiera per prendermi dei boxer.
Apro la porta e sto per richiuderla quando mormora qualcosa, prima di accoccolarsi sotto le lenzuola.
«'Notte, Kyle.»
Guardo la sua figura e mi chiedo che cosa abbia da farmi impazzire in questo modo, perché mi faccia perdere la testa a tal punto da ritornare sui miei passi a testa bassa, ammettendo errori che non avrei mai dovuto commettere.
«Buonanotte.» Sussurro, nel silenzio della stanza, dominato dal suo respiro regolare che mi fa capire che si è addormentata e non mi ha potuto sentire.Capitolo revisionato.
// spazio autrice //
Ma ciauuuu😍
Eh, a Natale si è più buoni! E per questo vi ho regalato un capitolo davvero lungo rispetto agli altri! E in un giorno solo!!!!
Sinceramente, credevo di fare meglio. Non sono molto soddisfatta... voi cosa ne pensate?
Cosa succederà domani mattina quando Hazel si sveglierà?
Cosa ne pensate di Kyle? Capite meglio quelle che erano le sue intenzioni?
È difficile scrivere dal punto di vista di un maschio e spero almeno di essere riuscita un po' ad immedesimarmi nel personaggio. Speriamo!
Vi mando un bacione!
Al prossimo capitolo!💕
STAI LEGGENDO
Resta come inchiostro
RomanceCOMPLETA. Il cappuccio nero sempre sulla testa, quelle iridi smeraldo nascoste nell'ombra e quei tatuaggi che si intravedono sulle nocche. Inchiostro che va sotto pelle, disegni che si intersecano in un labirinto da cui gli occhi di Hazel non riesco...