8-PRESENTE

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ATTENZIONE: questo capitolo contiene tematiche delicate e descrizioni esplicite di violenza. Uomo avvisato, mezzo salvato

                  

"Ho conosciuto un Alpha al quale avevano stuprato la compagna che, pur di non perdere il comando, ha ucciso con le sue stesse mani." Steve si stava versando di nuovo del liquore nel bicchiere mentre parlava ma ad Ivy appariva sfocato e lontano, come se si trovasse in un sogno.

Tutto quello a cui riusciva a pensare era che i cacciatori sapevano esattamente a chi apparteneva e stavano per violentarla e spedirla a Washington per distruggere Daemon. Anche se lui non l'avesse uccisa sarebbe comunque stato doloroso essere la sua rovina, la causa di ogni suo male e, soprattutto, della sua morte.

Il suo cuore sanguinò al pensiero di Daemon ucciso da un altro lupo e quasi si dimenticò di dove si trovava ed in mezzo a chi: non poteva scappare e, certamente, non poteva sconfiggere i cacciatori né ricattarli in alcun modo poiché non era in possesso di informazioni che potesse barattare.

"Pensi che il tuo lupo ti ucciderebbe, Ivy?" Steve la guardò, continuando a fumare la sua pipa.

Ivy deglutì, non sapendo che cosa rispondere: Daemon le aveva voluto bene un tempo, erano stati come fratelli e lui aveva sempre cercato di proteggerla da coloro che le avevano fatto del male. Ma rinunciare alla propria vita per la sua? Non era sicura di valere così tanto per lui. Non era sicura di valere così tanto per nessuno.

"No." Piano, quasi impercettibilmente, scosse la testa e Steve sogghignò dal suo posto dietro la scrivania.

"Sai cosa penso io?" La domanda era retorica e non attese nemmeno un cenno da parte di Ivy prima di proseguire.

"Penso che il tuo lupo morirà presto. Molto prima di quanto credi, in effetti."

La rabbia sostituì l'umiliazione e la paura, ed Ivy si ritrovò a passare in rassegna nella sua testa qualsiasi risorsa avesse a disposizione per impedire a quell'uomo malvagio di fare del male al suo compagno: in particolare, posò lo sguardo su un ferma carte a forma di pugnale che sicuramente non era affilato, ma aveva la punta abbastanza appuntita da essere utile.

Non fu per coraggio che si mosse: era la disperazione a dettare le sue azioni mentre lei si lanciava in avanti -cogliendo di sorpresa Will che non riuscì a trattenerla- e afferrava dalla scrivania il fermacarte puntandoselo proprio alla base del collo. Un coro di voci sorprese si alzò ma nessuno osò avvicinarsi a lei: tutti i presenti nella stanza osservarono prima lei e poi Steve, non sapendo come reagire e se intervenire.

"Ritratta." Minacciò lei, tenendo gli occhi puntati su Steve. Quello, però, non si scompose.

"E perché mai dovrei?"

"Non ti servirei a niente da morta" puntualizzò Ivy "non potresti usarmi per i tuoi sporchi fini."

Lo sguardo di Steve s'indurì ed un muscolo nella sua mascella guizzò, mentre osservava Will alle spalle di Ivy e scuoteva la testa, sospirando.

"Non ti ucciderai, Ivy." Disse.

Ivy inarcò un sopracciglio. "Non puoi saperlo questo."

"Invece sì." Steve tornò a sorridere, ma rimase cauto stavolta.

"Non ti ucciderai" ripeté con voce ferma. La mano di Ivy prese a tremare leggermente mentre anche l'ultimo brandello di speranza scivolava via da lei ed il suo mondo diventava buio: si sentiva impotente di fronte a quell'uomo malvagio che sembrava essere sicuro di aver vinto su tutti i fronti.

"Ami troppo quel tuo lupo per condannarlo ad una vita senza di te."

Stavolta toccò ad Ivy sogghignare, ma il dolore nel suo petto aumentò quando lo fece.

Caught by the AlphaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora