27-PRESENTE

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Ivy sentiva la testa pesante, come le palpebre, ed un dolore sordo giù nel ventre che la tormentava mentre attorno a lei tutto il mondo vorticava, accendendosi e spegnendosi ad intervalli regolari.

Stava correndo –si rese conto- o forse no, non ne era sicura dal momento che non si sentiva le gambe, ma il mondo intorno a lei si muoveva talmente veloce da non lasciare spazio a dubbi.

"Dobbiamo sbrigarci, preparate la sala operatoria." Disse qualcuno in lontananza.

Sala operatoria? Di che stavano parlando? Dov'era Daemon?

"Daemon..." Chiamò, con voce flebile. Nessuno rispose e il mondo continuò a correre.




Quando riaprì gli occhi la stanza non si muoveva più, ma tutto era troppo bianco e troppo luminoso. Vari rumori di sottofondo le arrivavano alle orecchie attutiti, la mano a mano che i secondi passavano, tutto diventava più chiaro.

Non appena ebbe riacquistato la lucidità si rese conto di essere in ospedale –in una di quelle camere singole, a pagamento- e soprattutto di essere sola. Dov'era Daemon?

Ricordava la ferita sulla sua spalla ed il sangue copioso sulla sua pelle, così come ricordava Alan e le sue minacce al bambino, e poi...

Oh Dio...

Il bambino!

Lo aveva perso? Era per quello che si trovava in ospedale? Il suo cuore aumentò i battiti ed il macchinario al quale era collegata cominciò a produrre ripetutamente un segnale fastidioso a intermittenza sempre più velocemente, mano a mano che lei si dimenava e cercava di mettersi a sedere.

Sentiva qualcosa tirare, nel basso ventre, ma non ci fece caso mentre si puntellava sui gomiti e si sollevava, desiderosa di andare a cercare Daemon.

"Signorina Sutter!" Un uomo sulla quarantina entrò nella stanza, dirigendosi in tutta fretta verso il letto e tenendola ferma giù contro il materasso mentre cercava di calmarla.

"Stia ferma o comprometterà l'esito dell'operazione."

Operazione? Che operazione?

"Dov'è Daemon?" Fu tutto quello che riuscì a dire mentre si arrendeva e ricadeva sul materasso, preoccupata più che mai.

"Il signor James sarà qui fra pochi minuti, lei non si muova. Ha subito un cerchiaggio e non deve compiere movimenti bruschi."

"Un cerchiaggio?" Chiese lei, smarrita. Il dottore annuì.

"Per salvare il bambino. L'operazione è andata bene, ma lei non deve muoversi. Stia ferma giù."

Il sollievo le esplose nel cuore. Erano riusciti a salvare il bambino! Un calore che non avrebbe più creduto di provare la pervase e le sembrò che i muscoli le diventassero leggeri come l'aria, mentre il cuore riprendeva a battere a velocità normale.

"La prego, ho bisogno di vedere il mio compagno, io..."

"Lo so, signorina Sutter, non si agiti. Sono certo che il signor James sarà qui a momenti: non si è mai allontanato a lungo negli ultimi due giorni."

La sorpresa la colpì, togliendole il respiro. Era rimasta in ospedale per due interi giorni. E Daemon non si era mai allontanato da lei.

Le lacrime le bagnarono gli occhi e lei dovette fare ricorso a tutte le sue forze per non lasciarle andare e mettersi a piangere per il sollievo: erano vivi, tutti e tre, e stavano bene.

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