Ivy si risvegliò ad ora di pranzo, il dolore in mezzo alle gambe che si sovrapponeva a quello del braccio ferito che, tuttavia, non era nulla in confronto al dolore del suo cuore.
Daemon l'aveva presa solo poche ore prima, rubandole la sua verginità con rabbia animale e rilasciando il proprio seme dentro di lei con il solo scopo di indurre il concepimento: non negava che non avesse provato piacere –l'orgasmo devastante che l'aveva colta ne era la prova- ma il pensiero che le azioni del suo compagno fossero dettate solo dalla necessità che aveva di dare vita ad un erede le lacerava l'anima.
Lei gli aveva confessato i suoi sentimenti, gli aveva detto che lo amava dannazione! E lui non le aveva nemmeno risposto, aveva continuato imperterrito a spingere dentro di lei, prendendola e possedendola come l'animale che era.
Ma Ivy sapeva di non poter protestare: era una compagna che era fuggita per tre anni e rappresentava una debolezza finché non avesse concepito, che cosa si aspettava? Che Daemon le organizzasse una romantica serata con cena e candele profumate?
Era un'idiota senza speranza.
Si alzò a fatica, con la testa pesante, e si infilò un paio di vecchi leggins e le scarpe per poi scendere al piano di sotto con un vecchio libro sottobraccio e sgattaiolare verso la porta-finestra dell'enorme soggiorno che dava sul giardino.
"Ivy..." Angel fece capolino dalla cucina guardandola con aria preoccupata.
Ivy si arrestò con lo sguardo basso sperando di mimetizzarsi con la tappezzeria della stanza, non ancora pronta a parlare con nessuno. Quanto avrebbe voluto essere ancora la ragazza di tre anni prima per poter cambiare le cose e non lasciare che Daemon la marchiasse così brutalmente.
"So che non ne vuoi parlare ma..." Angel esitò, avvicinandosi a lei ed abbassando la voce per far sì che nessuno la sentisse. "Se hai bisogno di punti il dottor Shelley effettua visite a domicilio per quelli come noi... Sarebbe estremamente discreto e..."
"Grazie per il pensiero Angel, ma non credo ce ne sarà bisogno." La interruppe Ivy con la mente che vagava altrove. Certo, le faceva parecchio male, ma non era quello che molte ragazze normali sentivano dopo il primo rapporto?
"Ivy, dovresti farti dare un'occhiata in ogni caso." Continuò Angel, più comprensiva.
Ivy sospirò e chiuse gli occhi pensando che Angel ne sapeva più di lei, sicuramente, e che prevenire era meglio che curare.
"D'accordo." Acconsentì "Ma... tra poco. Ora ho bisogno di stare un po' per i fatti miei."
Angel annuì e, abbassando lo sguardo, la lasciò sola tornando nella grande cucina dove i membri del branco pranzavano.
Raggiunse una delle panchine al limitare dell'enorme giardino della proprietà e si sistemò contro l'alto muro di cinta, nascosta fra l'erba alta ed umida che in inverno veniva raramente tagliata, aprì il libro e cercò di immergersi nella lettura con scarsi risultati.
I suoi pensieri vagavano e la riportavano puntualmente ai momenti di quella mattina, in camera con Daemon e poi sotto la doccia, tormentandola e straziandole sempre più il cuore. Lui aveva detto che il marchio era stato intenzionale, che l'aveva scelta, ma quanto poteva essere vero? Subito dopo il rapporto si era sentito talmente in colpa che le avrebbe creato un unicorno se lei glielo avesse chiesto, come poteva verificare la veridicità delle sue dichiarazioni?
Rimase fuori talmente a lungo che il sole si abbassò e, ad un tratto, erano già quasi le quattro del pomeriggio.
"Ivy" Angel la chiamò mentre si addentrava sempre più nell'erba alta alla ricerca. "Ivy."
"Sono qui." Ivy chiuse il libro e si alzò, per farsi vedere meglio, ma gli steli le arrivavano comunque fino ai fianchi. Angel si rasserenò quando la vide.
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Caught by the Alpha
WerewolfSono passati tre anni dall'ultima volta che Ivy ha avuto notizie di Daemon James, il suo bellissimo licantropo e tenebroso amico d'infanzia. Il marchio che lui le ha lasciato esplicita che lei gli appartiene eppure non è mai tornato a reclamarla per...