CAPITOLO 2

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Non capisco il suo astio nei miei confronti, siamo estranei, non fratelli, ma questo non lo autorizza a comportarsi così.
Appena sveglia, il mattino dopo, cerco in ogni modo di evitare il suo sguardo. Sono terribilmente in collera con lui e non ho intenzione di dargli corda.

Una volta in cucina mi fiondo a preparare il caffè versandone una tazzina anche a Cam. Dopodiché me ne vado sul divano, infreddolita è terribilmente stanca, suscitando l'attenzione di Cam che prontamente mi ha chiesto come stessi. Senza ricevere risposta, poco dopo torna vicino a me con una coperta e un termometro.
Mentre misuro la febbre, Cameron mi sta accanto e mi accarezza i capelli.

Cala l'imbarazzo, almeno per me, infatti cerco di allontanarmi ma lui si affretta a scusarsi -"mi dispiace per ieri, non avrei dovuto reagire in quel modo, ma cerca di capire... è come se stessi invadendo i miei spazi, sono sempre stato solo."

- "va bene - borbotto - non preoccuparti".

Nel frattempo sono passati poco più di 5 minuti e purtroppo ho la febbre, quindi dopo aver preso le medicine crollo in un sonno profondo.

Frantumi di bottiglie a terra mi fanno sobbalzare. Quando mi sveglio del tutto e metto a fuoco, non credendo ai miei occhi.
Cameron è steso sul pavimento con una bottiglia di birra fra le mani. Mi avvicino a lui che ha gli occhi socchiusi, e parecchi lividi addosso. Gli accarezzo i capelli ma quello che ricevo è una bottiglia sulla mano.

Con fatica riesco a trascinarlo in bagno per medicargli le ferite che sanguinano ancora, subito dopo lo accompagno in camera.
Inizio a sbottonargli la camicia e cerco la maglia del pigiama per infilargliela, ma visto che non la trovo gli metto una maglia nera che ho trovato nel primo cassetto dell'armadio.
Prima di riuscire ad uscire dalla sua camera per andare a dormire, mi ritrovo sul letto con lui sopra di me che dopo pochi minuti si addormenta. Stringendomi come se fossi un pupazzo chiaramente non ho chiuso occhio tutta la notte.
Mi alzo indolenzita mentre lui dorme ancora.
Sposto delicatamente il braccio da sopra di me per non svegliarlo, ma fallisco.

-"Che stai facendo qui?" Mi chiede, con la voce impastata dal sonno e gli occhi socchiusi. Ripensare al fatto che sia stato lui a volermi con se mi fa sorridere e infatti esco dalla stanza con uno sguardo divertito.

-

Ecco l'ultimo giorno di vacanza prima della scuola. Rimugino sul passato senza nemmeno rendermi conto di quanto i miei pensieri siano sconnessi, si susseguono nella mia mente senza un minimo di coerenza o senso logico. So solo che mi sento terribilmente nostalgica e sono intimorita dalla nuova scuola che dovrò frequentare da domani.
Cameron interrompe bruscamente i miei pensieri per propormi di andare a mare, ed io, volenterosa di rinsavire dalle mie paranoie, accetto.
Raggiungiamo in moto una spiaggia non molto lontana, ma estremamente bella: la sabbia è letteralmente bianca e l'acqua del mare trasparente. Il sole spacca le pietre, è una giornata stupenda. Ben presto però il mio sguardo cade su Cam e i suoi mille tatuaggi, è davvero un bel ragazzo, la sua rovina è il carattere.

-"Vieni con me" interrompe i miei pensieri.

-"Dove?" Chiedo incuriosita.

-"Continua a nuotare. Andiamo a largo".

-"No, ho paura" dico ed è vero, non so nuotare poi così bene.

-"Dai, con me non devi avere paura".

-"Siedidi sulla mia schiena, ti porto io"
Annuisco e, un po' in imbarazzo, lo assecondo.

Sempre nuotando, arriviamo in un'altra spiagetta davvero vicina che di solito si raggiunge con i pedalò. Sono estasiata da tanta bellezza: l'acqua è trasparente come il vetro, tanto che riesco a vedere i pesci che nuotano veloci, i granchi che camminano sul fondo.

-"Ti piace?" Mi domanda accarezzandomi i capelli bagnati.
Annuisco velocemente mentre fisso ancora questo panorama mozzafiato.
All'improvviso mi prende in braccio a 'mo di sacco di patate ed entrambi scoppiamo a ridere. Mi porta su uno scoglio altissimo dove riesco a vedere il mare in tutta la sua maestosità. Adoro questa sensazione, mi fa sentire libera, proprio come l'oceano.

-"Ci tuffiamo?" Dice all'improvviso guardandosi davanti.

-"Dimenticalo." rispondo.

-"Ma hai paura di tutto tu?" Mi canzona.

-"Sì, e allora?!"

-"E allora..." lascia in sospeso la frase e fa finta di spingermi in acqua. Con il cuore che batte a mille, lo guardo spaventata ma in effetti anche un po' divertita.

-"Sei impazzito, ho la fobia dell'altezza! Non farlo mai più" Urlo, ancora terrorizzata. Ho sempre avuto paura dell'altezza.

Mi porge la mano.
-" Facciamolo insieme, ti va?"

Annuisco e lo prendo per mano.

-"Stai con me, non avere paura."

Dopo di chè ci tuffiamo. Pazzesco. È stato davvero pazzesco.

Devo ammettere di essermi sentita protetta e al sicuro, non ho visto paura perchè c'era lui con me. Inoltre adoro come mi fa sentire: mi fa essere più coraggiosa e spontanea, istintiva.

La Piccola Di CasaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora