Capitolo 3

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La serata, sempre in compagnia di Cameron, scorre tranquilla: ceniamo e usciamo.
Ci sediamo su un prato di un parco intrattenendoci a parlare del più e del meno. Non ci sentivamo da anni, quindi l'intenzione era conoscersi un po' meglio. Chiacchieriamo
instancabilmente finchè non veniamo interrotti da un ragazzo alto, biondo, occhi azzurri e sorriso da favola. Lui e Cam si salutano amichevolmente, dopodiché si presenta.
- "Ciao, piacere Marco. Appena hai finito con lui, ti andrebbe di uscire con me?" ammicca con un tono assolutamente fuori luogo e uno sguardo malizioso.
- "Vuoi il mio numero? Così mi fai uno squillo e ti porto a casa mia" continua con un fare sfacciato e disgustoso, aggiungerei.
Lo guardo stranita e, palesemente a disagio, chiedo con lo sguardo a Cam di intervenire ma lui non fa assolutamente nulla.

- "Innanzitutto c'è stato un malinteso perché io e Cam siamo fratelli, e in ogni caso non uscirei con te nemmeno se fossi l'ultimo ragazzo sulla terra" con un amaro sorriso stampato sulle labbra me ne vado, lasciando Cam alle mie spalle.

Cammino velocemente fino a raggiungere il lungomare, cerco di calmarmi guardando il mare ma senza ottenere molti risultati. Continuo a torturare il merletto della mia maglietta, poi a toccare ossessivamente le punte dei miei capelli: segni del nervosismo che non intende placarsi.

Ad un certo punto vedo Cameron arrivare e si stende accanto a me.

Dopo una manciata di minuti silenziosi, prende parola -"I sentimenti d'impeto devono essere guidati dalla ragione e ogni sforzo deve essere proporzionato all'obiettivo."

-"Sì, va bene, bella frase, l'ho letto Orgoglio e Pregiudizio" sbotto alzando gli occhi in cielo.

-" Sarebbe stato totalmente inutile litigare con lui, perché, innanzitutto è solo un idiota, e poi ho visto che sai difenderti benissimo da sola. Quando il soggetto è 0 non vale la pena provare a fargli capire quanto sia di basso livello, non trovi?" replica Cam.

-" Potrei anche essere d'accordo con te in via teorica, ma non capisco come tu sia riuscito a rimanere totalmente indifferente"

-" I sentimenti d'impeto devono essere guidati dalla ragione..." ripete.

Fulminandolo con lo sguardo me ne vado, ma lui prontamente mi segue e mi abbraccia in un modo che mi fa scaldare il cuore. Ricambio la stretta.

-"Ci siamo finalmente ritrovati, non voglio rovinare tutto. Ti chiedo scusa, hai ragione, sarei dovuto intervenire perché ti ha mancato di rispetto."

Gli abbozzo un sorriso per fargli intendere che è tutto okay.

Una volta arrivati a casa vorrei solo andare a dormire ed è proprio quello che faccio. Domani ho scuola, il primo giorno. Dovrei essere emozionata ma sinceramente sono solo in ansia.
Il tempo scorre veloce ma mi sveglio di soprassalto nel cuore della notte senza più riuscire a prendere sonno. Dopo essermi alzata mi accorgo che Cam non è in casa e, preoccupata, inizio a tartassarlo di chiamate e messaggi. Non voglio avvertire i nonni perché temo che si possano arrabbiare con lui e non voglio metterlo in difficoltà o nei guai.
Mi vesto in fretta ed esco a cercarlo e, come immaginavo, lo trovo nel bar sotto casa. Non riesco subito a raggiungerlo in quanto due ragazzi mi si piazzano davanti. Non è propriamente un bar, quanto più un circoletto pieno di ragazzi ubriachi e fatti. Non sarei dovuta essere qui da sola, ha tutta l'aria di un posto pericoloso.
I due ragazzi mi importunano, l'odore di alcool si sente così tanto da farmi venire la nausea.
Mi porgono domande strane e totalmente inappropriate. Spaventata, provo a varcare la soglia d'uscita ma non riesco ad allontanarmi dai due.
Finalmente vedo arrivare Cam che li allontana con violenza, i ragazzi sono troppo ubriachi per reagire e quindi si allontanano intimoriti.

Cameron mi prende la mano tirandomi dolcemente fuori da quel postaccio.

-"Sel, per l'amor di Dio, non fare mai più una cosa del genere. Non seguirmi, non cercarmi, so badare a me stesso!" Non sembra arrabbiato, solo preoccupato per me.

-"Scusami, ero solo preoccupata per te, la prossima volta perfavore avvisami quando esci"

Sospira -"Dai, andiamo a casa."

Ritorno a dormire, ma solo per un paio d'ore, perchè devo prepararmi per scuola. Dopo essere stata chiamata dai nonni, salgo al piano di sopra e mi porgono una grande busta di plastica con tutto l'occorrente scolastico all'interno. Tra quaderni, penne ed evidenziatori noto uno scatolino bianco contenente un telefono. Non che prima non ne avessi uno ma era letteralmente del dopoguerra, lento e rovinato. Li ringrazio con un sorriso stampato in faccia.

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