8.

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Da almeno tre giorni Daniel non mi parla, non mi saluta e nemmeno mi guarda. Se entro in una stanza lui ne esce all'istante, se non ha la possibilità di scappare semplicemente mi ignora. Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, ai primi giorni a New York, con la differenza che allora il suo comportamento mi toccava appena e ora mi ferisce, soprattutto perché non capisco a cosa sia dovuto.
In preda ad una strana malinconia, mi faccio strada tra gli studenti della Juilliard, pronta a tornare verso casa per esercitarmi tutto il giorno: il mio violino è nuovamente il mio rifugio, l'unico punto di riferimento.

«Jasmine!» esclama una voce femminile, nemmeno due secondi dopo sento un paio di braccia esili avvolgermi le spalle ed un peso sulla schiena. Ci metto un po' a capire che, come al solito, Claire è comparsa dal nulla e ha deciso di salutarmi con un abbraccio.

« Ciao Claire.» la saluto poco entusiasta, non so se per il contatto inatteso e non richiesto, o semplicemente a causa del mio umore ormai evidentemente altalenante.

All'istante Claire mi lascia andare, per poi pararmisi di fronte incredibilmente ed inspiegabilmente felice. « Ho un bel programma per questa sera. » sussurra come se fosse un segreto, subito dopo mi prende a braccetto e inizia a condurmi fuori dall'edificio.

« Questa sera?» domando confusa, mentre saluto con un cenno della testa gli altri tre componenti del quartetto d'archi a cui mi hanno assegnata durante le lezioni.

« È Halloween.» spiega Claire ovvia. « E c'è questo locale, a South Harlem, di cui parlano tutti. Il "Crime" o qualcosa del genere del genere.»

« Non credo sia una buona idea. » replico quando ci fermiamo di fronte al semaforo pedonale rosso, cercando subito di tirarmene fuori.

« Non provarci nemmeno, Jasmine, questa sera usciremo e ci divertiremo. Dio solo sa se ho bisogno di distrarmi.» bisbiglia l'ultima parte, mentre io comprendo all'istante perché sia tanto impegnata a convincermi ad uscire. Non è un segreto ormai che a Claire manchi casa, e la cosa di cui sono perfettamente certa è che il suo ragazzo, Adam, gioca un ruolo fondamentale in questa nostalgia.
Claire vuole uscire per non pensarci e, in qualche modo, la capisco.

« Va bene.» mi sento rispondere. All'istante un sorriso radioso si apre sul viso della mia amica, mentre io mi chiedo cosa mi sia preso e in che guaio mi sia andata a cacciare.

-


« Smettila di tirare il golfino, si sformerà.» mi rimprovera Claire per la decima volta.

Normalmente mi scuserei e farei come mi è stato detto, ma non questa sera: sono praticamente nuda. Dei miseri shorts di jeans ed un altrettanto misero crop top nero sono l'idea di outfit che ha Claire. Abituata a coprirmi ben più di così, è stato uno shock dovermi infilare nei suoi vestiti e sono riuscita a convincerla a farmi indossare il golfino solo perché fuori ci sono 8°C.
« Claire... » piagnucolo, continuando a coprirmi la pancia « Mi si vede il sedere con questi pantaloncini.»

« È un problema?» risponde impassibile, ignara del panico che realmente sto provando. « Jasmine, stai benissimo: sembri una modella.»

« Sembro una prostituta.» ribatto sconvolta.
Sono pronta a costringerla a tornare indietro, a farmi lasciare a casa dove potrò coprirmi con dei vestiti veri e non dovrò essere costretta a passare le prossime ore in un locale gremito di gente. Perché è questo il vero problema, il fatto che non sono mai stata in un posto del genere in vita mia, che l'unica festa a cui abbia mai partecipato era al liceo e niente, assolutamente niente mi fa pensare che le mie capacità di socializzazione siano migliorate negli ultimi mesi.
Quando il taxi su cui stiamo viaggiando si ferma, contro la mia volontà Claire mi costringe a scendere e a camminare fino all'ingresso del locale. I buttafuori ci squadrano da capo a piedi, al che sono sicura che ben presto sarò di nuovo tranquilla a casa. Tuttavia, dopo aver lanciato uno lungo sguardo eloquente in direzione delle mie gambe scoperte, ci fanno passare senza nemmeno chiederci i documenti.
L'interno del Crime è stretto, quasi claustrofobico: un lungo corridoio, illuminato da luci al neon e riempito di gente intenta a parlare lontano dal chiasso, conduce alla sala principale, da cui lo stesso chiasso proviene.
Mi lascio guidare da Claire, che si muove come se conoscesse questo posto alla perfezione. Prima di rendermene conto siamo di fronte al bancone del bar, mentre un bicchiere di vetro pieno di un drink che non ho mai chiesto viene lasciato di fronte alla sottoscritta.

Guardo la mia amica confusa. « Offro io, ora bevi.» istruisce, eppure non ho il coraggio di fare ciò che mi ha chiesto. « Jasmine, per favore, non rovinare la serata a tutte e due. » mi prega poi, facendo leva sul mio senso di colpa. So che sta scherzando, ma penso anche che abbia ragione: se non la smetterò di agitarmi, di cercare di coprirmi e di comportarmi come se fossi approdata su un pianeta alieno, non comincerò mai a sentirmi a mio agio. È per questo che sorseggio il mio drink e lo mando giù a forza. Non mi piace, sto per confessarlo, quando il suono di una chitarra elettrica riverbera all'interno della sala impedendomi qualsiasi tentativo di parlare. Tutte le teste scattano verso il palco posto all'estremità opposta del locale; io non sono abbastanza alta per riuscire a vedere qualcosa. All'istante Claire mi prende per mano e mi trascina attraverso la folla, mentre una voce bassa e roca comincia ad intonare la cover di una canzone che conosco bene: "Rome" dei Phoenix.

Vorrei mettermi ad urlare, a ridere e poi a piangere: quante possibilità ci sono che la prima volta in cui decido di mettere piede in locale a New York, venga suonata la canzone preferita di Jake? Sento gli occhi che mi bruciano e la mente che sta cercando di viaggiare verso ricordi lontani, mentre io la combatto e tento di rimanere ancorata al presente. Claire si ferma dopo aver raggiunto una buona visuale, tuttavia io rimango concentrata sul contenuto del mio bicchiere e, poco dopo, sposto la cannuccia e butto giù il drink tutto d'un sorso.
Claire, che non si è persa la scena, ride divertita, mentre io la fisso con la fronte corrugata ed il naso arricciato per il disgusto.
Lo sguardo della mia amica si sposta dalla mia espressione preoccupata e vaga lungo il perimetro del locale, fino a fermarsi sul palco con gli occhi che brillano. « Devo dire che il cantante non è niente male.» constata a bocca aperta. Per un riflesso involontario mi giro a mia volta, poi impallidisco: il cantante è Daniel.

Sento il mio corpo accendersi all'istante, il respiro venirmi a mancare non appena mi rendo conto del fatto che è sua la voce che risuona in tutta la sala, è lui l'artefice degli accordi della chitarra elettrica, è lui che sta incantando la folla.
Sorrido senza accorgermene, mentre tengo gli occhi fissi sul mio coinquilino e noto a malapena Peggy che imbraccia il basso, o Jordan alla batteria. Capisco, così, che è qui che spariscono tutte le sere.
Per quanto sia concentrato sull'esibizione, gli occhi di Daniel perlustrano la folla sotto al palco e in poco tempo trovano la sottoscritta. Rimango di sasso, rendendomi conto che per la prima volta in tre giorni lui mi guarda in faccia, non mi ignora, non scappa.
Daniel sembra bloccarsi a sua volta, mentre Peggy e Jordan vanno avanti a suonare facendo credere a tutti che si tratti di un pezzo instrumentale. Non lo è: conosco bene questa canzone, so perfettamente quali parole Daniel sta saltando.

Per quanto sia ormai in preda al caos, il mio corpo mi suggerisce di scappare da questa situazione. « Torno al bar.» annuncio a Claire, cercando di farmi sentire al di sopra della folla.
Lei mi guarda confusa, ma mi segue fino al bancone e poco dopo entrambe ci ritroviamo a bere il nostro secondo drink. La musica va sfumando, sino a che non parte quella diffusa dalle casse e da un dj incapace; so che non è un buon segno. Neanche cinque minuti dopo, infatti, vedo Daniel farsi spazio fra la gente che accalca la sala e dirigersi verso di me, puntandomi con i suoi occhi scuri ed un cipiglio arrabbiato.
« Questo posto non mi piace, Claire, cambiamo locale.» in fretta finisco il mio drink, per poi trascinare via la mia amica ormai inerme a causa dell'alcol.
Senza venire bloccate, riusciamo ad uscire dal locale e a salire su un taxi che miracolosamente si ferma di fronte a noi.
Tuttavia non torniamo all'appartamento, in questo momento è l'ultimo posto in cui voglio andare.

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