Prima - Parte VI

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Ricordo perfettamente il giorno del funerale di Jake. Nonostante fossi in una sorta di stato di trance, ogni dettaglio è vivido nella mia mente.
Ricordo di aver sorriso a tutti, rassicurandoli del fatto che stessi bene: stavo fingendo.
Raccontavo bugie ad ognuno degli invitati, convinta che prima o poi mi sarei sentita veramente bene.
Ma non è successo.

Una volta entrata in chiesa ho preso posto ad una delle prime panche, ho osservato la bara ormai chiusa, la corona di fiori che la decorava e la foto di Jake, sorridente, che troneggiava sul tutto. Il mio cuore ha fatto un movimento strano, doloroso.
Preoccupata, ho abbassato lo sguardo sulle mie mani ed ho passato il resto della cerimonia a torturare il lembo inferiore del mio vestito nero e ad ignorare mia madre che piangeva fra le braccia di mio padre, di fianco a me.
Non ho tenuto un discorso, sapevo che non sarei riuscita a parlare senza cedere e la realtà è che le parole avevano smesso di avere senso già da qualche giorno.
A funzione terminata sono uscita dalla chiesa, in silenzio ed in equilibrio precario sulle gambe,
il vuoto che sentivo allo stomaco da tre giorni a quella parte sembrava aver preso il sopravvento. Avevo la nausea, il groppo che cercavo di mandare giù non aiutava.
Una volta al rinfresco a casa di Jake, mi sono ritrovata in mezzo a tutte quelle persone che parlavano a bassa voce di lui, forse di me e mi lanciavano sguardi compassionevoli e tristi.
Apparentemente imperturbabile, ho deciso di uscire da quel posto.
Sperando che nessuno mi seguisse sono tornata a casa mia, ho chiuso la porta alle mie spalle ed ho salito le scale.
Nella mia camera mi sono seduta sul letto ed ho fatto un respiro profondo, per poi prendere il violino e l'archetto dalla custodia, imbracciare lo strumento e cominciare a suonare. Non si trattava di una vera melodia, né di una canzone: suonavo delle note apparentemente casuali, ma in realtà erano tutte note che mi ricordavano Jake.

La: le nostre risate, il suo avere sempre la battuta pronta, il suo prendermi in giro in modo scherzoso. I momenti di spensieratezza che ci facevano dimenticare tutti i problemi. La speranza che sarebbero durati per sempre.
Sol diesis: il suo profumo avvolgente, fresco. Come se dopo averlo sentito non esistesse più nessun altro odore. Era l'aria che respiravo.
Mi: il nostro primo bacio, la felicità che provai in quel momento. La tenerezza delle sue mani sulle mie guance e del suo tocco delicato.

Sol: il vuoto. Il mio cuore che batte pesante contro lo sterno, il fardello che mi porto sulle spalle e che mi fa sprofondare a causa della sua assenza.
Il sol è la fine, la nota più bassa.

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