I miei passi riecheggiano tra le mura dell'auditorium vuoto. Mi avvicino agli scalini in legno coperti da un tappeto in velluto rosso che portano al palco, dopodiché li salgo e raggiungo lo sgabello nero posto di fronte al pianoforte a coda. Lascio andare il violino e la borsa al mio fianco, prima di sedermi, sospirare e suonare delle note completamente casuali.
Sono soprappensiero, talmente tanto da aver deciso di saltare le lezioni. Sembra che, a due settimane da uno dei momenti più felici della mia vita, di quella emozione non sia rimasto ormai niente. Sapevo di non poter vivere di rendita, ma speravo anche che la situazione qui a New York stesse finalmente migliorando. Mi sbagliavo.
Cerco di ignorare il ricordo del mio raccapricciante dopo sbornia in seguito ai festeggiamenti post concerto, ma non posso fare a meno di pensare al momento in cui mi sono svegliata in camera di Daniel, avvolta dalle sue braccia e circondata dal suo profumo e dal suo calore. Sono stata bene per circa un minuto, prima di realizzare davvero dove fossi e che cosa comportasse. In quel momento la nausea ha deciso di attaccare, velocemente mi sono alzata da letto, ho lasciato la camera del mio coinquilino e mi sono rifugiata, invece, in bagno, dove ho passato la maggior parte del mio weekend. Per quanto Daniel abbia cercato di aiutarmi, o per lo meno di capire se stessi bene o meno, io l'ho tenuto alla larga e, benché sappia di aver fatto ciò che è giusto, mi sento anche incredibilmente in colpa perché so di averlo ferito.
Ad aggiungersi al quadro, sotto minaccia del professor Douval mi sono ritrovata costretta ad accompagnare Evan durante un concerto piano e violino al Carnegie Hall. È stato un successo, Evan doveva fare bella figura e a quanto pare l'ha fatta. Ci hanno applaudito come mai prima d'ora, sono stata persino costretta a fare un piccolo inchino, mentre il mio volto non rispecchiava per niente la felicità che avrei dovuto provare nel sapere di venire tanto apprezzata all'interno della Juilliard. All'uscita dal teatro, poi, un reporter del New York Times ha deciso di farci una foto, in cui il braccio di Evan mi stringe la vita è dà un'impressione decisamente fuorviante. Ovviamente è stata pubblicata sulla pagina mondana e Daniel l'ha vista, non ne abbiamo parlato ma è evidente da come mi sta ignorando. È arrabbiato, persino furioso con me e sono convinta del fatto che non mi affronti per paura di ferirmi, perché anche in una situazione del genere il suo primo pensiero è che io stia bene.
Non me lo merito.Porto le dita, a sfiorare i tasti in avorio bianco: La, Si, Do. « Leave me out, with the waste
this is not, what I do.».
D'improvviso, la porta dell'auditorium viene aperta bruscamente, facendomi interrompere e sussultare. Non appena alzo lo sguardo nella direzione del rumore, vedo Daniel avanzare verso di me con passo deciso ed un'espressione seria in volto. Rimango stranamente tranquilla: so per certo di non aver fatto assolutamente niente che abbia potuto irritarlo ulteriormente.
Daniel sale gli scalini, subito dopo procede con la chiara intenzione di avvicinarsi alla sottoscritta. Lo osservo in silenzio, un'espressione confusa dipinta in volto che mantengo anche quando lui si ferma di fianco allo sgabello su cui sono seduta, guardandomi dall'alto. Ha il respiro irregolare, sembra quasi imbarazzato e per un attimo credo di star avendo un'allucinazione dovuta alla mancanza di sonno. Non appena mostra ciò che tiene in mano, particolare del quale non mi sono minimamente accorta presa dalla sorpresa e dai suoi occhi, mi sembra che tutto l'ossigeno sia sparito dalla stanza. Il mio cuore manca un battito: è la catenina con l'anello di Jake.« Posso?» domanda Daniel, spostando per un attimo gli occhi sul mio collo. Annuisco incapace di fare altro, dopodiché raccolgo i capelli sulla nuca, mentre Daniel accorcia le distanze e fa scivolare la catenina fredda sulla mia pelle. Quando lascio andare i capelli, lui ritrae le mani preoccupandosi di non sfiorarmi. « L'hai dimenticata sul bancone della cucina questa mattina. E' stata Peggy a trovarla, e ti assicuro che mi ci è voluto un bel po' per convincerla del fatto che non sono stato io a darti quell'anello.» spiega, so che per qualche strana ragione sta sorridendo.
Mi schiarisco la voce prima di rispondere. « Grazie.».
Nell'auditorium cala di nuovo il silenzio, ma rompendolo Daniel sospira e si accomoda di fianco a me. Tengo gli occhi fissi sui tasti bianchi e neri: sto combattendo contro me stessa. Sono felice che lui sia qui, ma sono amareggiata per aver dimenticato l'anello di Jake a casa, quando è ormai da mesi che non me ne separo un solo istante.
Prima che possa farmi prendere da un attacco d'ansia, Daniel mi cinge i fianchi, e dopo avermi costretta a girarmi verso di lui mi avvolge la vita con entrambe le braccia, per poi avvicinare i nostri corpi e posare la sua testa appena sopra il mio seno. Senza doverci nemmeno pensare porto le mani fra i suoi capelli scuri, intenta a passarci le dita mentre inspiro il suo profumo. Chiudo gli occhi, una sensazione di sollievo mi avvolge come una seconda pelle.
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How to Love
Teen FictionUn cuore ormai danneggiato, può davvero essere riparato? Il passato si può davvero dimenticare? Si può tornare ad amare? Dal capitolo 6. "Cosa c'è nel suo cuore, signorina Lil?" Senza rendermene conto volto la testa, fino a poter vedere la foto post...