9.

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Sono più che certa del fatto che le scale si muovano: se rimanessero ferme non rischierei di cadere ogni due passi.
Non so quanto tempo ci impieghi a salire quattro piani, ma una volta lasciate alle spalle quelle trappole mortali mi ritrovo di fronte alla porta dell'appartamento diciannove. Tento immediatamente di aprila, scoprendo con immotivata sorpresa che è chiusa. Impiego più tempo per cercare le chiavi dentro la mia minuscola pochette, di quello che ci ho messo per tornare ad Hell's Kitchen. Quando finalmente riesco ad aprire la porta di casa, sono vicina a mettermi a saltare e cantare
per l'emozione, poi mi ricordo che è notte fonda e che abito con Peggy, nel terrore di svegliarla per sbaglio decido di fare silenzio. Entrata nell'appartamento chiudo alle mie spalle con estrema delicatezza, quando ci riesco mi prendo qualche secondo per assicurarmi di avere il pieno controllo delle mie gambe e decido di raggiungere il prossimo obbiettivo: la mia camera.
Tuttavia una voce risuona bel mezzo dell'oscurità dell'appartamento, mi fa sussultare e rovina i miei piani. « Hai la minima idea di che ore sono?» prorompe Daniel. Superata la sorpresa mi blocco e, mentre i miei occhi si abituano al buio, riesco ad identificare la sua sagoma vicino alla cucina. Mi è impossibile scorgere la sua espressione, ma sono certa che abbia le braccia incrociate e non sembri per niente tranquillo.

« Ciao. » cinguetto innocente, uno strano sorriso euforico comincia a comparire sul mio viso.

Daniel mi osserva in silenzio, me lo immagino ad esaminandomi con le sue iridi scure come la pece e la fronte corrugata; nemmeno due secondi dopo si avvicina di qualche passo.
« Sei ubriaca. » sibila, mettendomi le mani sulle spalle per guardarmi meglio. Ora riesco a capire perfettamente quanto sia nervoso.

« Non sono ubriaca. » sussurro, ben consapevole di mentire. Daniel mi fissa contrariato, il suo petto si alza e si abbassa mosso dal respiro irregolare, mentre i suoi capelli corvini sono scompigliati, la sua t-shirt nera è stropicciata, la sua mascella é serrata.
« Sei davvero un bel ragazzo, Daniel.» sospiro prima di rendermene conto. All'istante una parte di me vorrebbe rimangiarsi tutto, ma un'altra, quella più leggera e fomentata dagli effetti dell'alcol, suggerisce di avvicinarmi ulteriormente. Lei è felice del cuore che sta battendo impazzito, ignora ogni campanello d'allarme.

Daniel rimane immobile, ma decisamente non impassibile. « Jas, andiamo a dormire. » ordina, cercando di combattere il respiro irregolare che sembra aver colpito anche lui.

« Insieme?» sussurro speranzosa. Non so cosa mi prende, ma sono certa che domani me ne pentirò amaramente.
All'istante gli occhi di Daniel scivolano sulla mia bocca, incerti, vedo il suo pomo d'Adamo alzarsi ed abbassarsi e tutto quello che so è che un attimo dopo le distanze si annullano definitivamente: le sue labbra premono sulle mie, schiuse quasi subito dalla sua lingua.
Le mani di Daniel si posano sui miei fianchi, stringendoli all'inverosimile ed avvicinando i nostri bacini, io poso le braccia intorno al suo collo e ne approfitto per sollevarmi da terra e circondargli la vita con le gambe. Sento i suoi palmi spostarsi sotto le mie cosce nude per sorreggermi. Ho i brividi a fior di pelle, ma allo stesso tempo sto andando a fuoco. L'unica aria che respiro è quella che passa fra i nostri baci, eppure non sono sicura che siano la mancanza di ossigeno o l'alcol a farmi girare la testa. Il mio corpo è impazzito, come se volesse molto più di questo.

« Jas... » sussurra Daniel, cercando di allontanare le sue labbra dalle mie. Completamente fuori controllo, non glielo permetto. « Jas, per favore.» sospira ancora. Porto le dita fra i suoi capelli impedendogli di allontanarsi e, quando sono sicura di aver vinto, abbasso le mani per percorrere i lati del suo collo, le sue spalle larghe, i pettorali coperti dalla t-shirt, gli addominali e infine il tessuto ruvido dei suoi jeans. Non appena porto le dita al bottone lo sento sussultare e stringere la presa sotto le mie gambe, di modo da avvicinare ulteriormente le nostre intimità. Avverto il rigonfiamento, provocato dalla sua erezione, a contatto con la mia parte più sensibile e comincio a fare davvero fatica a respirare.
Tuttavia, per quanto io sia diventata prepotente e lui sia evidentemente su di giri, è abbastanza sobrio da capire la gravità della situazione. « Basta così. » afferma, interrompendo i nostri baci e posando la fronte contro la mia per riprendere fiato. Tiene gli occhi bassi, fissi sul mio seno mezzo scoperto a causa del misero top che Claire mi ha costretta ad indossare.

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