Musica e parole

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I risvegli sulla terrazza... nessuno puó comprenderne la magia se non li prova. É come aprire gli occhi e trovarsi sulla punta dell'Universo, lì dove niente e nessuno puó farti del male. Gli occhi sono pieni di azzurro.

Michael allungó la mano, ancora mezzo addormentato, sperando di incontrare il corpo di Ashley accanto al suo.
Ma Ashley non c'era.
Aprì subito gli occhi, col cuore a mille.  I due fratelli dormivano ancora.
Michael si alzò e corse a cercarla.
Non poteva essere andata via. Perché lo avrebbe fatto?
"Ashley!!! ASHLEY!" chiamò dalla cima delle scale.
Dato che non ricevette risposta, corse giù. Passavano pochissimo tempo in quel piano dell'edificio, per loro la casa era il paradiso oltre le scale.
"ASHLEY!!"
Un cigolio attirò la sua attenzione e lo fece voltare di scatto.
"Hey...perché urli? É mattina"
"Dio Ashley, pensavo fossi andata via"
Michael si sentiva un po' imbarazzato.  La ragazza era uscita dal bagno con solo un asciugamanino bianco a coprirla. Le gocce che cadevano dai suoi capelli neri le imperlavano il collo e altre le ricadevano sul viso. Sorrise, liberando tutta la bianchezza dei suoi denti. Oltre sua madre, nessun altro si era preoccupato in quel modo per lei.
"Ho fatto una doccia, spero che non vi dispiaccia, ma ne avevo davvero bisogno. Quelle che faccio a casa del mio padrone hanno l'acqua fredda e solo cinque minuti di tempo"
Michael scosse subito la testa: "Oh, non devi preoccuparti. Fa come se fossi a casa tua"
Ashley guardò il pavimento: "Non ricordo di aver mai avuto una casa mia, non penso di sapere come ci si comporta"
Michael allungò la mano verso quella meravigliosa distesa di capelli neri, lunghi e lucenti, spostandoglieli tutti sulla spalla sinistra. Non riusciva a far scomparire quel piccolo sorriso meraviglato dal volto. Lei gli regalò un altro dei suoi preziosi sorrisi bianchi e lo abbracciò.
Michael era sempre rimasto colpito dalla spontaneità di Ashley. Lei era come i bambini: se voleva una carezza ti prendeva la mano e se la portava al viso.
Quel gesto lo aveva preso alla sprovvista, peró.
"Oh no, ora sentirà il mio cuore" pensò. Era incredibilmente riservato e mostrare i suoi sentimenti per una ragazza gli era sempre stato difficile. Non voleva che Ashley si accorgesse dell'effetto che gli provocava, ma questa sembrò non farci per niente caso.
"Che buon profumo che hai" le disse.
Oh cielo, davvero lo aveva detto?
Lei rise e si allontanò dal suo petto.
"Beh allora... asciugati. Ho un' idea per stasera" le disse.
Gli occhi di Ashley si trasformarono in uno spettacolo di luci.
"Che idea??"
"Prima asciugati e vieni su" le rispose, mentre correva per per scale.
Nadim e Samir si erano svegliati.
"Dov'eri?"
"Giù da Ashley. Ho intenzione di farle passare una serata come si deve oggi"
"Che intendi dire?" chiese Samir, un po' preoccupato.
"Una serata da ragazza libera, ecco quello che intendo"
Sentì i passi di Ashley avvicinarsi di corsa.
"Eccomi! Ben svegliati!"
Era sempre tanto gentile.
Non aveva asciugato i capelli, ma la curiosità era troppo forte.
"Bene. Oggi ti porto a ballare"
La ragazza si portò le mani alla bocca trattenendo il respiro.
Nadim scoppiò a ridere, eccitato.
Samir non disse nulla, si limitò a guardare l'amico come se fosse impazzito.
"Oh si ti prego!!! Portami a ballare!" gridò Ashley, gettandogli le braccia al collo.
"Ah, questa non me la voglio perdere. Stasera si va a comandare al pub fratelli, vi voglio carichi!!" disse Nadim, alzando il pugno per aria.
"Fermi un attimo". Samir si intromise, smorzando per un attimo la felicità del momento.
"Quale parte del vostro cervello vi impedisce di capire quanto sia pericoloso? C'é un uomo in giro per la città che la sta cercando e voi volete poetarla a un pub?"
Ashley indossò una maschera di delusione. Il rossore sulle sue guance emozionate si spense.
"Ha ragione, Michael. É troppo rischioso".
Se c'era una cosa che Michael non sopportava era vedere la delusione sulla faccia delle persone. Aveva visto il brusco cambiamento su quello di Ashley e si sentí bruciare dentro il petto.
"Sam, santo Dio! Quale parte del tuo cervello ti fa credere che io non ci abbia già pensato? Dobbiamo mettere in conto un po' di pericolo. Non saremo così sfortunati"
"Ben detto fratello!" esclamò Nadim, battendogli un colpo sulla spalla.
Ashley sembrò essersi ringalluzzita.
"Non possiamo tenerla chiusa qui per sempre per la paura che quell'uomo la trovi" aggiunse.
Samir alzò gli occhi al cielo: "Fate come vi pare".
Michael non lo ascoltava, aveva occhi e orecchie solo per Ashley, che già non faceva che pensare alla festa.
Aveva avuto una splendida idea.
"Momento momento momento.... frena i bollori ragazza" le disse Nadim, trattenendola per il braccio.
"Per quanto tu sia meravigliosamente sexy anche con quello straccetto, bisogna che ti troviamo un vestito".
Michael si batté la fronte con la mano, non ci aveva pensato.
"Un vestito?"
"Si sai... quando le ragazze vanno a ballare si mettono dei vestitini sexy per catturare i maschi" continuò Nadim.
Michael scoppiò a ridere: "Non ascoltarlo Ashley. Però é vero, hai bisogno di un vestito"
Ci fu un attimo di silenzio.
"E so io dove trovarlo".
***
Michael camminava a passo spedito.
Gli veniva la nausea al solo pensiero di rivedere il muretto della sua villa.
Quando ci fu difronte si nascose dietro un cespuglio. Sapeva che sua sorella Latoya era in camera sua a quell'ora e sicuramente stava leggendo uno dei suoi frivoli libri d'amore distesa sul letto a pancia in giù. Lanciò un sassolino verso la finestra della camera.
Poi un altro ancora, facendo piú rumore, finché una mano scostò le tende e aprì.
"Pssst! Hey!" sussurrò Michael, agitando la mano.
"Michael?!?! Oh sei tu!!! Sei tornato!"
gridò Latoya, ma si zittì subito come il fratello si portò un dito davanti alla bocca.
"Sshh zitta! Mi serve il tuo aiuto. Ho bisogno di un vestito"
"Un vestito? Un vestito da donna?"
Latoya era palesemente sconcertata: "E a che ti serve?"
"Non fare domande e aiutami. Dammi uno dei tuoi vestiti, quelli che metti per andare al pub"
"A chi devi darlo?"
Michael fece finta di sbattersi la testa al tronco dell'albero, in segno di stizza.
"Dammelo e basta"
"Nemmeno per sogno"
"Senti"- Michael si era messo in ginocchio- "se mi dai il vestito giuro sulla mia vita che te ne compro un altro coi soldi miei"
La sorella sembrò rilassarsi.
"Te lo compro il doppio piú costoso di quello che mi dai" insisteva Michael.
Alla fine cedette. Sapeva che suo fratello manteneva sempre la parola.
Sparì per un attimo e ricomparve alla finestra, mostrandogli un vestitino rosso.
"Perfetto. Portalo giú senza farti vedere da nessuno".
Latoya uscì in giardino, col vestito nascosto dentro la gonna e glielo passò attraverso le sbarre del cancello.
"É il piú bello che ho. Se non me ne regali uno bello il doppio io..."
"Lo sceglierai tu personalmente, promesso. Grazie piccola" le disse, dandole un bacio sulla fronte dalle sbarre, e corse via.
***
"Forza Ashley sbrigati, fatti vedere!"
Le dicevano i tre ragazzi, curiosi.
"Un attimo! Devo chiuderlo"
Quando la ragazza si mostrò agli amici, questi esordirono con fischi di approvazione.
"Se non fosse che ti ho a casa ci avrei decisamente provato con te stanotte bambolina" le disse Nadim.
"Dopo di me"
"Hey calmatevi un po'" li rimbeccò Michael, un po' geloso.
Ashley aveva preso a saltellare.
"Come mi sta?"
"Stai benissimo, davvero"
"Sei pronta quindi?" disse Samir, scompigliandole i capelli affettuosamente.
"Altroché! Ma...come bisogna ballare?"
Michael fece una piroetta: "il tuo accompagnatore é un ballerino fantastico, ti basterà affidarti a lui"
E così avrebbe fatto.
Se mai avesse dovuto affrontare qualche altra difficoltà durante la sua vita, affidarsi a lui sarebbe stato il suo unico conforto.

Finalmente dopo tanta attesa arrivò l'ora di uscire di casa. Ashley tremava tutta dalla paura: la sola idea di essere catturata nuovamente la angosciava. Non avrebbe potuto rinunciare alla sua libertà ora che l'aveva sperimentata.
Meglio morta che prigioniera.
Per tutto il tragitto rimase avvinghiata al braccio di Michael, che non faceva che rassicurarla.
"Non c'é di cui aver paura, vedrai, ci divertiremo un mondo"
Nadim doveva trattenere l'eccitazione: "Stasera si spacca. Non capisco come quella signorina bisbetica sia voluta restare a casa" disse, riferendosi a Samir.
"Non gli piacciono le feste, lascialo stare"
Questo non era un concetto che Nadim poteva capire: per lui divertirsi era il succo della vita umana.
"Siamo arrivati. Hey..." Michael mise un dito sotto il mento di Ashley, che si stava torturando le mani dall'ansia.
"É solo una festa. Divertiti"
Detto questo la prese per mano ed entrarono insieme.
La musica era assordante. Luci intermittenti accendevano la sala. C'era chi ballava, chi beveva e chi pomiciava. Tutto regolare.
I ragazzi dovevano urlare per poter udire le loro voci:
"OK!! ABITUATI ALL'AMBIENTE E POI LASCIATI ANDARE!" le gridava Michael, sorridendo.
Ashley sembrava estasiata.
Nadim si era subito gettato nella mischa, con una bottiglia di birra in mano. Michael iniziò a ballare un po', per far vedere ad Ashley come comportarsi. Lei aveva talmente tanta voglia di ballare che imparò subito e talmente bene che Michael ne rimase piacevolmente sorpreso.
Si stava divertendo. La vedeva ridere e ballare come una meravigliosa stella felice. Realizzò che la sua festa quella sera sarebbe stata lei, Ashley, e nessun altra cosa al mondo.
"PRENDO QUALCOSA DA BERE!" urlò Michael, cercando di farsi udire.
Le offrí un bicchiere e poi un altro, finché non iniziarono a sciogliersi davvero.
Ashley sentí una mano poggiarsi sul suo fianco. Un ragazzo della loro età stava ballando dietro di lei, tenendola stretta a sé.
Michael era fuori di sé, ma la sua rabbia non trapelò. D'atronde... chi era lui per impedire che gli altri le si avvicinassero? Non era suo padre e nemmeno il suo ragazzo.
Già...
Ashley sembrava impacciata, ma se la cavava benone.
"Piccola, vieni al tavolo con me?" le sussurrò il ragazzo. Michael lesse il labiale. Si sentí mancare il pavimento sotto i piedi. Ashley non sapeva come rifiutare, non voleva fare la figura dell'imbranata.
"Sei uno schianto...vieni dai"
Michael la vide sparire con lui.
Era adirato, molto. Lo aveva piantato in asso cosí, senza farsi problemi.
Raggiunse Nadim, già brillo, e si mise a scherzare insieme agli altri, cercando di dimenticarsi di lei.
Intanto beveva insieme all'amico e pian piano non poteva fare a meno di ridere e di ballare. Passò un po' di tempo, finché non la vide, seduta sulle gambe del ragazzo.
Lui le baciava il collo e le sussurrava all'orecchio. Ashley aveva bevuto qualche bicchiere di troppo, come Michael del resto.
Quest'ultimo si fece avanti.
"Hey amico, questa ragazza é con me"
"E tu chi cazzo sei?" rispose il ragazzo, con un tono arrogante e reso violento dall'alcool.
"Ashley alzati, vieni con me" disse, tirandola via dalle sue grinfie. Uscirono dal locale, mentre il ragazzo li riempiva di insulti.
Quando furono usciti, ritornò di colpo il silenzio.
Sia Michael che Ashley erano ubriachi e non riuscivano a smettere di ridacchiare. Michael la spinse contro un muro, posizionandosi davanti a lei.
"Ma hai visto la sua faccia? Ahahahah sembrava un pesce lesso"
Ashley rideva come una matta e nascose il viso nell'incavo del suo collo.
"Ti ha baciata sulla bocca?"
Si guardarono.
"No..." rispose, sorridendo.
Michael sembrò soddisfatto.
Poggiò la fronte contro la sua, mentre disegnava i contorni delle sue labbra col pollice.
"Allora lo farò io"
Durante i secondi successivi, Michael sentiva solo il suo profumo e il sapore delle labbra di Ashley tra le sue. Si sentiva volare. Mise una mano dietro la nuca di lei e la spinse più forte a sé, facendo scivolare la lingua dentro la sua bocca. Estasi totale.
Si staccarono con uno schiocco lento e dolcissimo.
"Stanotte sei tutta mia Ashley" le sussurrò tra i capelli.
Nadim uscì dal locale. Era talmente ubriaco che non riusciva a camminare. Si buttò sopra di loro, abbracciandoli.
"Beh...direi che abbiamo comandato abbastanza. Ora a nanna".
Fu tutto quello che riuscì a dire.
I tre camminarono fino a casa, facendo un gran chiasso tra risate e schiamazzi.
Dimenticarono tutto quello che era successo.

Non si accorsero di una macchina col finestrino abbassato che li seguiva lentamente.

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