La cattiva sorte

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MICHAEL'S POV

Fu la notte peggiore della mia vita.
Mi sentivo uno schifo, una totale nullitá. Samir e Nadim si stavano sicuramente facendo in quattro per lei, mentre io me ne stavo a casa mia, nel mio letto, comodo e lontano dal rischio.
A volte mi ritornavano alla mente le parole di Samir.
L'hanno presa...l'ha trovata...
Non avevo mai sentito la sua voce tanto alterata dall'agitazione e dal dolore, lui che era sempre tanto pacato e riflessivo.
Che cosa le stava facendo quell'uomo in quel preciso istante? Percepivo dentro di me la paura che provava lei. Nella mia immaginazione la vedevo ferita, legata e abbandonata in una stanza.
E se invece era giá troppo tardi?
Se fosse....morta?
Deglutii. Non riuscivo a immaginarmi i suoi begli occhi neri chiusi per sempre. No, lei era troppo bella per morire, era troppo giovane.
Mi alzai dal letto senza fare rumore e mi vestii velocemente.
Dormivano tutti. Fuori era buio pesto.
Camminavo lentamente, con una mano protesa nel buio, per evitare di scontrarmi con qualche mobile. Conoscevo quella casa come le mie tasche, non avevo bisogno di accendere la luce.
Ecco, ero quasi arrivato al portone di ingresso.
Mi assicurai di sentire Joseph russare e presi coraggio.
Sfilai le chiavi da sotto lo zerbino e le infilai nella toppa.
Mi sentivo come si sente un ladro quando deve svaligiare per la prima volta una cassaforte. Il cuore batteva talmente forte nelle orecchie da non permettermi di sentire qualunque altro rumore.
Mancava un ultimo giro...
"Michael...?"
Janet mi aveva sentito uscire dalla mia camera. Maledizione.
"Janet. Sshh ti prego stai zitta" bisbigliai, col tono più basso possibile.
Lei aveva stretto i pugni.
"Non permetterò che tu te ne vada via un'altra volta. La mamma stará di nuovo male per te e i nostri fratelli non potranno esibirsi domani se non ci sei. É la loro grande occasione"
Mi inginocchiai per poterla guardare negli occhi.
"Janet, ascoltami. Devo andare. Una mia amica é in grave pericolo e io devo aiutarla"
Quella bambina dispettosa mi teneva per la manica della giacca, decisa.
"Ti prometto che domani sarò di ritorno. Ci esibiremo comunque, nessuno dovrá risentire di questa mia azione. Hai capito J?"
Mi lasciò andare.
"Se Joseph chiede, tu non mi hai visto uscire, va bene?"
"E se lo chiede la mamma?"
Sospirai: "Dille la veritá. Dille che una persona aveva bisogno di me e che se non l'avessi aiutata la mia coscienza sarebbe stata sporca. Non parlarne con nessun altro. Adesso torna a letto, é tardi per te"
Janet annuì.
Era la mia sorellina, la mia compagna di giochi. Sapevo che avrebbe capito.
Aprii la porta e sgattaiolai fuori, dopo averle dato un bacio e averla rassicurata ancora una volta.
E poi via, più veloce del vento.
Qualche lampione illuminava la strada. Pregavo che Nadim e Samir fossero a casa, almeno loro al sicuro.
In meno di cinque minuti, col cuore che mi scoppiava nella gola, ero arrivato.
Bussai forte.
"Nad!! Sam!! Sono Michael!"
Samir aprì subito.
Per un attimo mi sembrò di non riconoscerlo. Sembrava lo spettro di un ragazzo che un tempo era stato sano e felice. Ora il suo aspetto era quasi cadaverico.
"Michael...grazie a Dio sei qui"
Ci abbracciammo per un po'. Scoppiammo in lacrime uno sulla spalla dell'altro.
"Come é potuto accadere?"
Samir mi fece segno di seguirlo sulla terrazza. Nadim era lì, rannicchiato sul pavimento, con la testa sulle ginocchia. Anche lui mi abbracciò forte quando mi vide, cercando di nascondere gli occhi rossi dal pianto.

NARRATORE
"Questo pomeriggio é uscita di casa. Ha detto che non voleva restarci un minuto di più. Era arrabbiata" cominciò Samir.
"Abbiamo fatto di tutto per convincerla a restare qui, le abbiamo detto che era pericoloso per lei, ma non ha voluto ascoltare. Ci ha detto che vivere qui rinchiusi era come essere tenuta prigioniera una seconda volta. A quelle parole non abbiamo potuto trattenerla" continuò Nadim.
Michael si passò una mano sulla faccia, quasi a volersi svegliare da un incubo.
"E poi? L'avete vista mentre la portavano via?"
Nadim annuì: "L'ho visto io. É successo sotto i miei occhi e tu non sai..." fece una piccola pausa, interrotto da un peso troppo fastidioso sul cuore: "Non lo potrò dimenticare".
Michael tirò un calcio a una bottiglia di birra abbandonata sul pavimento, che andò a scontrarsi rompendosi in mille pezzi.
"Perché parli così? Sembra che pensiate tutti che sia morta!" urlò.
Samir guardò verso terra.
Anche Nadim non riuscì a sostenere lo sguardo di Michael per molto.
"E' molto probabile Mike. Questo é da mettere in conto" disse Samir, sconsolato.
Michael affondò le mani nei folti capelli ricci, sembrava un' anima senza pace.
"Quando lei è uscita io la stavo osservando dal balcone mentre si allontanava. A un tratto un uomo ha attraversato la strada insieme a lei. É stato un attimo. Le ha tappato la bocca con la mano, mentre le sussurrava qualcosa all'orecchio. L'ha messa in macchina ed é andato via a tutta velocità. Ho urlato a Samir che l'avevano rapita e poi sono andato all'inseguimento della macchina, ho usato una bicicletta che era parcheggiata sul marciapiede"
"Oh signore... e l'hai trovata Nad?"
Michael sembrava speranzoso.
"Si. Ho visto la casa in cui l'ha portata e mi sono nascosto. Lei piangeva così tanto..."

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