Tornare a casa

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MICHAEL'S POV

La gente ci chiama "idoli" per distinguerci da loro, come se non camminassimo sotto lo stesso cielo o non guardassimo le stesse stelle.
Pensa che la nostra vita sia stata baciata dalla fortuna e che tutto quello che desideriamo sia alla nostra portata di mano.
Tutti ci credono felici, con una vita quantomeno elettrizzante e mai, mai monotona. Ci venerano, vorrebbero essere come noi.
Beh, fanculo tutti.
La veritá é che non esiste un "noi" e un "loro". Siamo tutti uomini mortali destinati a soffrire in un modo o nell'altro.
La mia vita non era affatto elettrizzante. Il bacio della fortuna era stato uno sputo in faccia, fin da sempre, fin da quando ero un bambino sconosciuto di Gary. Avevo un grande talento, chi poteva negarlo, ma non bastava a risolvere i miei problemi, anzi, serviva solo ad accentuarli. I soprusi di mio padre, il mio allontanamento da Ashley, la malattia, la solitudine e ora la rabbia, tanta rabbia.
Jessica era fuggita con Jane. In un momento di distrazione era riuscita a prendere la bambina e a scappare da quella maledetta sala. La notte le aveva inghiottite entrambe per sempre e la polizia non era stata in grado di rintracciarle.
Quella donna doveva marcire all'inferno. Non solo mi aveva portato Nadim, ma ora anche Jane, che era stata un tenue raggio di sole nella mia vita e ora io temevo per la sua. Non l'avrei mai più rivista.

Ero piombato in uno stato di totale paralisi dopo la morte di Nadim e ora ero lì, seduto in prima fila al suo funerale. Cercai la mano di Ashley.
Il mio amore per lei era diventato una necessitá. Era l'unico motivo per cui ringraziavo ancora Dio di essere vivo.
Non c'era sensazione più appagante di sentire le sue dita intrecciarsi alle mie e stringere più forte. Non mi vergognavo di piangere davanti a lei.
E piangevo, piangevo come un bambino arrabbiato, insieme a lei e a Samir. Ascoltavo passivamente le parole del prete. Qualunque cosa stesse dicendo non mi importava.
Ashley poggiò la testa sulla mia spalla e la strinsi in un abbraccio. Si era mostrata forte per me in quegli ultimi tre giorni, ma ora, davanti alla bara di Nadim, era crollata.
"Che cos'é?" mi sussurrò, indicando con un cenno del capo il foglio che stringevo nervosamente tra le mani.
"L'ho scritto per Nadim. Voglio leggerlo. L'ho scritto guardando una nostra foto"
Lei sorrise tra le lacrime, infondendomi coraggio.
"Ne sarebbe stato così felice Mike..."
Le lasciai un bacio sulla fronte.
Samir era rimasto a testa bassa per tutto il tempo. Sospettavo che fosse per non vedere la bara, ricoperta di rose bianche.
Alla fine, toccò a me.
Mi alzai lentamente e salii sull'altare.
Spiegai il foglio, tremando un po'.
Diedi uno sguardo al mio piccolo pubblico: oltre noi, c'erano i suoi amici del pub e tante, tante donne che piangevano. Dovetti trattenere un sorriso e immaginai quale sarebbe stato il commento di Nadim: "Per forza piangono... stanno pensando al fatto che ora nessuno le fará più divertire come facevo io, ci posso scommetere!"

Mi schiarii leggermente la voce e cominciai a leggere.

"Ogni conchiglia custodisce dentro di sé il rumore del mare. Lo tiene stretto dentro il suo guscio e non importa quanto si trovi distante da esso, lei lo ricorderà per sempre.
Ecco, ora mi sento come una vecchia conchiglia, amico mio, gettata sotto la sabbia e dimenticata. Mi sento soffocare, ma non ho le forze per tornare in superficie. Eppure, nonostante mi manchi il respiro, ti dico che ho tenuto per me il mio pezzetto di mare: ho conservato nell'angolo più bello del mio cuore il rumore dei tuoi passi, lo scoppio della tua risata e i singhiozzi dei tuoi pianti. Tutto questo rumore che ho dentro scalda il silenzio che sento fuori.
Ti aspetterò per sempre fratello mio, non smetterò mai di attendere il tuo ritorno. Vieni a scavare sotto la sabbia e a tirarmi fuori da questa infinita rabbia. Vieni a ripetermi quanto la vita sia bella anche se a volte fa male. Vieni a ricordarmi che certe storie non possono finire, perché solo quando sentirò ancora i tuoi passi, forse, tornerò anche io a camminare.
Un giorno torneremo a fare tutto quello che ci piaceva fare, a ridere delle cose che ci facevano ridere. Nel frattempo ascolterò il rumore dei nostri gioiosi ricordi e mi terrai compagnia, perché le persone, quando le amiamo, restano. Fino ad allora sii il mio faro, la mia guida, il mio immenso mare. Sei e sarai per sempre il mio pezzo di infinito azzurro"

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