SAMIR'S POV
Quella minuscola bambina dagli occhi scuri e vispi era la figlia di Michael.
Inutile negarlo, rimasi scioccato. Non sapevo come comportarmi e raramente mi succedeva.
"Signorina, io credo che ci sia un errore" fu tutto quello che riuscii a dire.
Jessica rise, contorcendo la bocca in una smorfia antipatica: "Non mi risulta che lei fosse in camera da letto con noi"
Vanitosa, arrogante e perfino maleducata. Se é vero che gli occhi sono lo specchio dell'anima, i suoi non mi comunicavano nulla di buono. Cercai di ricompormi e assumere un'aria professionale.
"Dirò al signor Jackson di riceverla, ma lo fará solo stasera"
"Io voglio vederlo adesso"
"Questo non importa. Ripassi all'ora di cena"
Detestavo le persone presuntuose e lei lo era fin troppo. Strinse gli occhi in segno di sfida. Sistemò i folti capelli mossi con un gesto della mano e con un sorrisetto appena accennato si congedò.
Come temevo, molti occhi avevano visto la scena e molte bocche erano pronte a spifferare tutto ai quattro venti. La gente non sa vivere la propria vita senza impicciarsi in quella degli altri: ha bisogno di qualcosa di cui parlare e la propria sciocca esistenza non é sufficiente.
La gente, a volte, é così vuota.
Nadim e Ashley non avevano ancora detto una parola. Lei torturava con le unghie il fazzolettino di carta, fissando il pavimento con aria triste.
Nadim invece mi guardava come a dire "in che pasticcio si é cacciato"
Giá.
Che gran pasticcio. E avrei dovuto informarlo io di quanto era appena accaduto. Mi risedetti al mio posto e terminai di bere una tazza di latte, con lo stomaco chiuso.
"Dovrei dirglielo?" dissi, a bruciapelo. Perfino quel dubbio mi tormentava.
Ashley sembrò scandalizzarsi: "Certo che devi! Michael non te lo perdonerebbe mai se venisse a saperlo da solo"
Aveva ragione. Ma io sentivo di doverlo proteggere da qualcosa di più grande di lui.
"Perché le hai detto di tornare all'ora di cena?"
"Nad, come pensi che reagirá Michael? Sará scioccato, avrá bisogno di tempo" risposi, nervosamente.
Ashley sbuffó: "Devi dirglielo ora Sam"
Era agitata, molto più di me. Immaginavo come si potesse sentire: messa da parte, ancora una volta.
Perché lei amava Michael. Non avevano mai smesso di amarsi e io lo sapevo, glielo leggevo in faccia. Tante volte avevo visto Michael piangere negli anni passati, solo al semplice ricordo di lei.
Il tempo non porta via tutto, non sempre.
"Quegli occhi mi ricordano qualcosa. Qualuno. Come se li avessi già visti" sussurrò Ashley, più a sé che a noi.
Battei le mani sul tavolo e mi alzai.
Salendo le scale cercavo di ripassare nella mente il discorso che avrei dovuto fare a Michael, ma tutte le frasi che mi vorticavano in testa erano troppo dure, troppo scioccanti o troppo superficiali.
Bussai alla camera della sua suite.
"Chi é?"
Sembrava allegro quella mattina.
"Sono io, Samir"
Lui aprì subito. Era ancora in pigiama, tutto spettinato. Che bel sorriso aveva... sarebbe stato presto sciupato.
"Buongiorno Mike"
"Buongiorno a te Sam... come mai quella faccia?"
Non sfuggiva niente al suo occhio indagatore.
"Oh ehm..." iniziai a balbettare.
Sciocco Samir, tu non balbetti mai!
"Allora?"
Presi il respiro.
"Stamattina hai ricevuto una visita"
"Ah si? E chi era?"
Era il momento.
"Una donna...con sua figlia. Una certa Jessica"
Lui strinse le labbra e ci pensò un po' su.
"Non mi sembra di conoscere nessuna Jessica. Non ti ha detto il cognome?"
"No... non... cioé, beh, non é di lei che ti devo parlare"
"...e di chi allora?"
"Di sua figlia"
L'espressione di Michael era impagabile. Se la situazione non fosse stata tanto critica, probabilmente avrei riso.
"E cosa c'entro io?"
Sentii la mia voce farsi più sottile e traballante, ma cercai di mantenere una certa compostezza: "Dice che sei il padre"
Lui rimase immobile per un paio di secondi, poi lo vidi sorridere e infine ridacchiare.
"Di tutti gli scherzi che mi hai fatto questo é il più riuscito! Sembravi quasi serio!"
Ero serissimo, a dire il vero.
"Non é affatto uno scherzo Mike. Passerà all'ora di cena per farti vedere la bambina e..."
"Sam, smettila, non é divertente"
"É la verità"
Sarei voluto sparire dentro il pavimento. Vidi la mano di Michael fremere. Se la portò tra i capelli, con lo sguardo perso nei miei occhi.
"Non conosco nessuna Jessica..." ripeteva, scuotendo la testa.
"Forse ci hai passato una notte Mike"
"NON CONOSCO NESSUNA JESSICA" urlò, battendo il pugno sul piano del mobile.
Capivo il suo sconforto e quella reazione.
"Forse é una bugiarda, ma devi incontrarla"
Sembrava disperato.
"Va bene. Ora puoi andare e grazie per avermelo detto"
Detto questo si chiuse in bagno e mi lasciò lì, come uno stoccafisso.
Avrei fatto qualunque cosa pur di vederlo di nuovo felice.
Qualunque cosa.
***
NARRATORE
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Make A Wish.
FanfictionCerti incontri ti cambiano la vita. Michael Jackson, un giovanissimo cantante di successo in cerca della felicitá, si troverá costretto ad intrecciare la sua vita con quella di Ashley, una misteriosa ragazza mulatta che scappa da un destino che le é...