Chi sei?

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Nadim era tornato ad essere il Nadim allegro e giocoso di sempre. Quelle quattro settimane di arresti domiciliari sarebbero volate con Michael e Samir al suo fianco.
L'abbraccio tra i due amici fu qualcosa di irripetibile e speciale.
Uno di quegli abbracci che parlano da soli e sembrano dire: "Eccoci qua di nuovo insieme perché nemmeno il diavolo in persona potrebbe separarci".
Samir volle allontanarsi per un po', per permettergli di poter stare insieme e di potersi sfogare.
"Nad io non so cosa farei senza di te"
"Ah, Jackson... qui c'é qualcuno che ha bisogno di affetto?"
In realtà Nadim era così felice di rivederlo che volentieri sarebbe rimasto in quell'abbraccio per sempre, solo per sentirsi a casa per l'eternità.
"Ma Ashley dov'é?"
Samir gli tirò una gomitata. Michael gli aveva spiegato tutto e anche lui era sconvolto e sconcertato per il suo repentino cambio di personalità.
"Devo parlarti di lei Nad, ne ho bisogno"
I tre si sedettero come sempre nella terrazza, col naso all'insù, con solo il cielo come testimone dei loro segreti.
Michael raccontò tutto anche a lui e le sue parole furono interrotte solo dalle esclamazioni stupefatte di Nadim.
"Non posso crederci" disse.
"É così Nad, é incredibile. Quell'odore di marijuana nei capelli poi... non nascondo che mi ha fatto riflettere molto"
Nadim scosse la testa deciso: "Io non ci credo Mike, Ashley non é così. Una persona non può cambiare da un giorno all'altro, a meno che non sia accaduto qualcosa nel frattempo"
"Lei non si fida di me. Non mi ama"
La frase di Michael pareva più una condanna a morte.
"Io la voglio vedere. Voglio vedere questo cambiamento coi miei occhi"
Rimasero in riflessione per un po', ognuno perso nelle sue teorie.
Nadim scompigliò i folti capelli ricci di Michael: "E quindi pensavi di tenerci segreta la vostra relazione eh? Beh, ti é andata male perché noi ce ne eravamo accorti da un bel pezzo"
Michael arrossì per quanto glielo permetteva la carnagione scura: "E da cosa?"
"Amico, era palese. Sempre baci e abbracci, tutti ciuciuciù.... impossibile non notarlo"
Michael sorrise ripensando ai momenti che custodiva gelosamente nel cuore: le notti trascorse a coccolarla, a rassicurarla e a proteggerla da tutto il male del mondo. Ma che importanza aveva? Oramai la sua Ashley non esisteva più e il suo posto era stato preso da una ragazzina strana,scontrosa e bugiarda.
"Sam, abbiamo una camomilla? Mi é venuto mal di stomaco" disse Nadim, tenendosi la pancia.
"Solo thé fratello. Ashley odia la camomilla e quindi non l'ho comprata".
Nadim sbuffò.
Michael era rimasto pensieroso per un pò, con la guanci poggiata al pugno.
"Sentite, io vado a prendere Ashley e la porto qui, così vedrete voi stessi come stanno le cose".
I due fratelli annuirono e seguirono Michael con lo sguardo mentre scendeva le scale.
***
Ashley e Michael camminavano in silenzio. La ragazza sembrava profondamente a disagio.
"Come mai sei così silenziosa?"
"Non so cosa dire"
Michael alzò gli occhi al cielo.
Non vedeva l'ora di arrivare alla terrazza.
Samir e Nadim li stavano salutando dall'alto. Ashley ricambiò timidamente il saluto con un gesto della mano.

"Ashley!!! Come sono contento di vederti!" le disse, stringendola in un forte abbraccio.
La ragazza sorrise: "A-anche io lo sono"
Nadim inclinò la testa di lato: "Beh? É tutta qui l'accoglienza?"
Ashley finse una risatina e lo abbracciò di nuovo.
Poi disse di voler andare in bagno e scese al piano inferiore.
"Avete visto?" sussurrò Michael ai due.
"Sembra che abbia la testa per aria" disse Samir, scrollando le spalle.
"Mike devi fare qualcosa. Costringila a dirti che cosa ha". Nadim era risentito per il comportamento di Ashley, sembrava davvero che non le importasse più nulla di loro.
"Si Nad, hai ragione. É quello che farò"
Michael la aspettò fuori dalla porta del bagno e quando Ashley uscì le si gettò tra le braccia. Ashley sembrava essere stata colta completamente alla sprovvista, ma cercò di ricambiare l'abbraccio come meglio poteva.
"Mi manchi tanto Ashley. Mi manchi da morire"
"Ma... sono qui"
Michael scosse la testa: "No, tu non ci sei più. Lo vedo che sei diversa e che non mi ami"
"Ma che stai dicendo? Questo non é vero"
Michael la spinse contro il muro e la baciò, ne aveva bisogno. Ma quel bacio... no, quelle labbra così fredde non potevano appartenere a lei. I suoi baci erano morbidi, caldi e pieni di amore.
"Che cosa ti é successo? A che cosa ti servivano quei soldi?". Glielo chiese a bruciapelo, forse anche bruscamente.
Ashley sembrava essere entrata nel panico più totale.
"Cosa? Io non...".
Fece per andarsene via, ma Michael la teneva per un polso.
"Io ti posso aiutare" le disse.
Ashley scoppiò a piangere.
Inprovvisamente Michael si sentì una nullità. Aveva fatto piangere la sua ragazza e non era nemmeno stato in grado di aiutarla. Aveva dubitato di lei senza comprenderla, l'aveva solo giudicata e colpevolizzata.
"No, no... non piangere"
Ma Ashley non riusciva proprio a smettere. Michael la prese in braccio e si sedette sul divano, cullandola lentamente.
"Scusami, non volevo. Ti prego, basta". Si sentiva mortificato e in lotta con se stesso.
Ashley si asciugò le lacrime con la mano e accarezzò la guancia di Michael: " Tu sei tanto buono. Non meriti di soffrire"
"Nemmeno tu Ashley"
Rimasero così ancora per un po'.
"Vuoi che ti prepari qualcosa di caldo? Un thé?" le chise premurosamente.
"Non avete una camomilla?"
Il volto di Michael si rabbuiò e scattò in piedi. Il suo sguardo si era fatto fiammeggiante.
"Ma tu odi la camomilla Ashley"
Era furente. Tutto a un tratto, la veritá gli piombò addosso.
La prese per le braccia e la costrinse ad alzarsi.
"Tu non sei Ashley"
Quei dieci secondi di silenzio gli parvero un' eternitá. Quella ragazza non era la sua. Non era Ashley.
"M-michael...ti prego..."
La ragazza aveva le pupille dilatate dalla paura.
"Dov'é lei? DOV'É?" urló, afferrandola per le spalle.
Non riusciva più a ragionare. Era forse un incubo?
Sentendo quel trambusto, Samir e Nadim erano corsi giù.
"Michael!! Sei impazzito?"
"Ma che ti prende?"
Michael guardava la ragazza come se fosse la cosa più spregevole al mondo.
Non la voleva lasciare andare: "Ti giuro che se non dici la veritá sará peggio per te"
Samir cercò di separarli, ma Michael lo spinse via. La rabbia lo stava accecando.
La ragazza crollò sul pavimento, in ginocchio.
"Io...io sono sua sorella" singhiozzò.
I tre ragazzi arretrarono.
"Sua sorella?" ripeté Samir incredulo.
"La sua sorella gemella" puntualizzò lei.
Michael si portó una mano al viso, nel tentativo inutile di calmarsi.
"Mi chiamo Jen Ayara e..."
"Non me ne frega niente di te. Dimmi dov'é Ashley" ringhiò Michael.
"Ci siamo rincontrate da poco, per caso. Dopo che mia madre affidò Ashley a quell'uomo fece di tutto per trovare qualcuno che avrebbe portato via anche me dall'Africa. E lo trovò. Trovò delle persone meravigliose pronte ad adottarmi, i signori Clark. Ho vissuto degli anni felici, senza sapere di abitare nella stessa cittá di mia sorella"
Si fermò un attimo per prendere fiato.
"Ma quando la signora Clark morì, suo marito entrò in depressione. Sperperò tutto il suo denaro e cominciò a tornare ubriaco tutte le sere. Un giorno mi disse che non aveva più intenzione di occuparsi di me, che ormai ero maggiorenne e dovevo pensare a me stessa. Mi buttò fuori di casa, senza un soldo. Così sono stata costretta a prostituirmi o sarei morta di fame"
A Michael si gelò il sangue, dentro di sé conosceva giá il finale di quella storia, ma sperava di sbagliarsi.
"Non giudicatemi, non ho scelto io questa vita infame, non avevo scelta.
Un giorno però ho incontrato Ashley. Siamo scoppiate in lacrime quando ci siamo viste. Le ho raccontato tutto. Lei mi disse che mi avrebbe aiutata, che non era giusto che io soffrissi mentre lei stava bene. Non volevo più prostituirmi. Così lei mi propose di scambiarci le parti. Voleva che stessi bene, voleva proteggermi e mi disse che lei se la sarebbe cavata e sarebbe riuscita a uscirne"
Jen aveva ripreso a piangere: "Ho accettato. Ci siamo scambiate i vestiti e lei ha preso il mio posto. Quella notte mi portò cinquanta dollari, in modo che potessi avere un minimo di sicurezza se le cose fossero andate male. Si vergognava di averteli rubati, ma te li avrebbe restituiti..." disse, rivolgendosi a Michael.
"Mi spiegò come arrivare a casa tua e mi disse di avere una relazione con te. Era addolorata, non voleva lasciarti, davvero, ma non poteva sopportare di vedermi così. Noi siami molto legate"
Michael fremeva. Quella ragazza aveva mandato sua sorella al macello.
"E adesso... lei dov'é?"
"C'é una bettola, a qualche chilometro da qui. Un postaccio, mi sono pentita di aver permesso che lei prendesse il mio posto. Lì tutti si drogano, e non hanno alcun rispetto per le donne"
Ecco spiegato quell'odore di marjiuana che impregnava i suoi capelli.
Michael tirò un calcio a una sedia, ribaltandola.
"Sei un' egoista, hai preferito che tua sorella soffrisse per te. Io ti odio" sibilò Michael. Jen abbassò lo sguardo.
Samir cercò di restare lucido: "Dobbiamo andare a riprenderla"
"No!" si intromise Jen. "É pericoloso. Chi cerca di scappare rischia tanto"
Michael le urlò contro: "Allora farai bene a scambiarti di nuovo con lei, se non vuoi che renda la tua vita impossibile". Uscì di casa sbattendo la porta.
Nadim e Samir non sapevano come comportarsi.
Jen non si era ancora alzata da terra.
"É molto arrabbiato adesso Jen. Non sa che cosa dice" disse Nadim.
"Non potrei biasimarlo se mi ammazzasse"
Samir la aiutò ad alzarsi: "Non lo farà. É il più buono tra noi tre. Fará di tutto per proteggere te e tua sorella, non appena si sará calamato"
"Lui ama molto Ashley e darebbe davvero la vita per lei" spiegò Nadim.
Jen poggiò la fronte al muro:
"É così fortunata ad averlo incontrato"

Intanto Michael non si dava pace. Tirava calci a tutto quello che incontrava. Il pensiero che Ashley potesse essere maltrattata da qualcuno mentre sua sorella faceva la bella vita lo faceva impazzire. Il racconto di Jen non lo aveva impietosito affatto. Voleva solo la sua Ashley e non quella traditrice.
Gli sembrava che tutto si contrapponesse alla loro storia d'amore.
Ma l'avrebbe trovata. L'avrebbe trovata per non lasciarla andare mai più.

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