28. Buchi Neri e rivelazioni

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Al mio MalFox, perché si è preso cura di me
nei momenti in cui ero la più bisbetica, acida
ed insopportabile Slytherin di questo mondo.
A Zab che mi stupisce,
a Jup che capisce,
a Val, anche se non recensisce.
E a Lys, quando leggerà


«Se non ricordiamo
non possiamo comprendere»
Edward Morgan Forster.



La linea tesa e diritta della sua bocca, le labbra diafane e strette e l'espressione dura e splendente del cristallo quasi trasparente dei suoi occhi. Le sue mani che stropicciavano la stoffa della sua camicetta, tirandola con foga e facendo saltare i bottoni. Labbra che cercavano le sue, denti che scalfivano la pelle tenera del suo collo.

- Mezzosangue... -.

La pressione del suo corpo solido contro il proprio e la tensione più che evidente del suo inguine l'accesero oltre misura, costringendola ad emettere un gemito soffocato. Lui la sollevò e la portò verso il tavolo, adagiandovela e sdraiandosi sopra di lei senza esitazione. Iniziò a prendere possesso del suo corpo, centimetro dopo centimetro, lì in mezzo all'odore di pagine consunte dagli anni e rilegature in cuoio e quando scivolò dentro di lei, Hermione si sentì esplodere e spalancò gli occhi per incontrare ancora una volta i suoi.

E si svegliò, ansante, sudata, eccitata, di fianco all'uomo sbagliato.

***

- Sei sicura che vada tutto bene? Ieri sera avevi una faccia... - Ginny sospirò, giocherellando con la tazza di te che aveva davanti. - Non avrei dovuto lasciarti sola... -.
- Non è niente, Gin - Hermione le batté amichevolmente sul braccio. - E comunque, lo hai sentito. D'ora in poi mi lascerà in pace -.
- Hermione - Ginny la guardò di sottecchi e le parve improvvisamente più ansiosa che mai, - sei sicura che... -.
- Ma sì, - protestò lei, stizzita. - Abbiamo chiarito, ora è tutto a posto -.
- Non so, da come ti ha guardata... -.

L'aveva guardata con gli occhi di un animale ferito e quando le aveva detto che non avevano più nulla da dirsi, l'aveva fatto dandole le spalle. Poi aveva fatto un cenno a Ginny ed era uscito dal salottino senza voltarsi. Allora lei si era alzata e aveva...

...quando mi hai chiesto di andare via, così su due piedi, mi sono preoccupata -.
- Tutto bene, Ginny. Davvero, ero solo un po' scossa -.
- Bene. Ora devo andare però - Ginevra si alzò ad abbracciarla. - Sono in ritardo per il lavoro -.
- Ci vediamo, Gin -.

Quando la sua amica fu uscita, Hermione andò in bagno, si inginocchiò sul pavimento e iniziò a rovistare sullo scaffale in basso. Spostò le bottiglie di sali e bagnoschiuma, il dentifricio e persino una confezione di assorbenti, di fronte alla quale il suo cervello reagì prontamente, rammentandole l'ultima volta in cui ricordava di averli usati: aprile. Era decisamente passato troppo tempo, perché non ci aveva pensato? Stava ancora riflettendo su questo fatto, quando trovò la scatoletta blu che cercava.

Qualsiasi altra strega avrebbe storto il naso e sarebbe andata a cercare una soluzione in un libro di pozioni, ma Hermione Granger era nata babbana. Per certe cose, continuava a preferire i vecchi metodi.

***

Rosa.

Odiava il rosa.

A due anni, sua madre l'aveva vestita di rosa per la sua festa di compleanno. Hermione si era rovesciata tutta la pappa addosso e aveva provveduto a spalmarla sull'odiato vestitino.
Quando Ginny le aveva regalato un completino intimo di quel colore, l'aveva ringraziata e lo aveva risposto sul fondo del cassetto, mentre aveva quasi maledetto Ronald quando lui aveva insistito perché indossasse qualcosa di più femminile e le aveva portato a casa un abitino color pesca. Aveva persino fatto ridipingere le pareti della camera da letto, che originariamente erano di una pallida sfumatura salmone.

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