14. Verità Nascoste: terza parte

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Agli occhi del mondo.

«La maldicenza insiste,
batte la lingua sul tamburo...»
Fabrizio de Andrè, Un giudice.

Diagon Alley, affollata come al solito, si stendeva davanti a loro come la passerella di una sfilata. Erano arrivati da poco a Londra, ma ad Hermione già pareva che gli occhi di tutti fossero puntati su di loro. Passando dinnanzi alla gelateria di Florian Fortebraccio, la ragazza aveva persino visto qualcuno alzarsi per guardarli meglio.

- Ma che hanno da guardare, tutti? - aveva sbuffato, frustrata.
- È il mio fascino, Granger - aveva commentato lui, laconico, facendola ridere.

Passeggiavano tranquilli, senza abbracciarsi o procedere per mano, come la maggior parte delle coppiette invece faceva, e sarebbero potuti senz'altro sembrare una coppia di amici, a suo giudizio. Evidentemente, persino essere amica di Draco Malfoy era una cosa strana. O forse la gente - soprattutto quella che le lanciava sguardi scandalizzati e si girava ostinatamente dall'altra parte - si chiedeva dove fosse il suo storico (ex) fidanzato. Il quale, a proposito, non aveva risposto alla sua lettera. L'aveva fatto Ginny, invece, con una missiva dal tono un poco titubante, ma tutto sommato amichevole.

Sapevo che prima o poi sarebbe successo, Herm. Comunque sono felice che tu stia bene, visto che eri scomparsa. Pensavo di venire a Hogwarts per la Finale del Torneo, magari potremmo parlarne lì. Spero solo che la vostra rottura non cambi i rapporti tra noi.

No, se fosse dipeso da lei, rifletté mentre passavano di fronte al negozio di Manici di Scopa, dove lui si fermò a guardare i modelli esposti. Sembrava particolarmente interessato ad un modello nuovo di Nimbus, così lei si fermò ad aspettarlo, specchiandosi nella vetrina. Erano stranamente... belli, assieme. Scorse nel riflesso del vetro un paio di facce curiose: due ragazze che spettegolavano animatamente.

- Quella era la Granger? Con il giovane Malfoy? -.
- Pare di sì... -.
- Oh, non sai quanto la invidio. Ma non stava con Weasley? -.
- Che vuoi che ne sappia, Mary Sue, comunque sono una bella coppia, lei così bruna e lui così... biondo -.
- E bello. Ricco. Affascinante -.
- Mary! -.
- Scusa, scusa - ridacchiò quella, passando oltre. - Strano però, credevo che lui fosse... lo sai no? -.
- Evidentemente no, visto che va in giro con lei -.
- Sia come sia... - continuò a chiacchierare mentre la sua voce si perdeva nel brusio generale.

Hermione sospirò.

- Ti ci dovrai abituare, Granger - sentenziò Draco, alzando gli occhi al cielo.
- Almeno non hanno detto cose troppo cattive - sorrise lei.

Lui sorrise di rimando al suo riflesso.

- Vuoi precedermi da Olivander? - domandò, scrutandola di sottecchi. - Io vorrei entrare un attimo -.
- Maschi e manici di scopa, una guerra persa in partenza - commentò lei asciutta. - Bene, allora vado. Dove ci...? -.
- Al Paiolo Magico. Mangiamo qualcosa prima di partire -.
- D'accordo - disse avviandosi, dando un'occhiata in giro. Si sentiva sommersa dagli sguardi. Evidentemente offrivano al pubblico qualcosa di cui sparlare.

La sera prima, in Sala Grande, era stata la stessa cosa. Parecchi studenti avevano assistito, più o meno nascostamente, alla scenata di Harry, per cui, quando li avevano visti alzarsi a breve distanza l'uno dall'altra, avevano subito dato vita ad una rete di pettegolezzi. Harry poi, si era alzato dal tavolo degli Insegnanti, dove gli era stato offerto il posto d'onore come ospite, e l'aveva seguita. Avevano parlato per un po', con Malfoy appoggiato ad una colonna che la aspettava, ad una decina di metri da loro. Era risultato che Harry aveva fatto delle indagini su quello che lei ormai, nella sua mente, definiva il mio ragazzo senza avere il coraggio di dirlo ad alta voce.

- Ti dico che sta tramando qualcosa. Non dovrebbe neppure essere qui, al Ministero non c'è traccia di incarichi a lui affidati - l'aveva avvertita, risentito.
- Harry ti prego, basta. Sono certa che c'è una spiegazione più che valida - gli aveva risposto troncando la questione.

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