22. Sinfonia, Secondo Movimento: Acuto e Grave

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«Sarà la musica che gira intorno,
quella che non ha futuro,
saremo noi che abbiamo nella testa
un maledetto muro»
Ivano Fossati, La Musica che gira Intorno.

Hermione, svenuta. I libri sparsi per terra. E un biglietto pieno di appunti confusi, scritti frettolosamente da una mano malferma.

Draco smise di respirare.

Il gufo era arrivato a mezzanotte passata, recando una pergamena su cui erano vergate due semplici parole: "Vieni subito". Aveva lasciato l'ufficio di Shacklebolt in fretta e furia, precipitandosi all'ospedale, e l'aveva trovata accasciata su una sedia, esanime, con il volto contratto. Aveva invano tentato di svegliarla, scuotendola e chiamandola, mentre lei gemeva in preda agli incubi, e poi quel foglio di appunti era scivolato per terra: lui l'aveva esaminato a lungo, inginocchiato di fronte alla ragazza addormentata. Blaise, che montava il turno di notte, l'aveva trovato così e aveva compreso immediatamente cos'era successo.

L'aveva definito un episodio acuto, piuttosto grave. La contraddizione insita in quelle due parole dal significato tanto terribile aveva strappato a Draco un singulto nervoso, mozzandogli il fiato per un istante. Quando aveva ricominciato a respirare normalmente, l'aveva presa delicatamente in braccio e trasportata nella stanza in cui Blaise l'aveva condotto senza dire una parola, e l'aveva adagiata sul letto.

- Per forza qui, Blaise? -.
- Non c'è altro posto - Zabini si era stretto nelle spalle, a disagio.
- Capisco - aveva commentato lui, scostandosi un ciuffo di capelli dalla fronte.

Il suo amico gli aveva calato una pacca sulla spalla e se n'era andato, mestamente, e Draco si era seduto sulla sedia al centro della stanza, tra i due letti.

A rigirarsi quel pezzo di pergamena tra le mani. A guardare le due donne della sua vita soffrire terribilmente, senza poter fare nulla per evitarlo.

***

- Come sta Hermione? - Potter fece il suo ingresso senza preoccuparsi di non fare rumore.
- Così - Draco gli indicò il letto, continuando a tenere la fronte appoggiata al muro, noncurante del suo interlocutore, che gli stava alle spalle.
- Dio... - Harry spostò la sedia.
- Da' un'occhiata - Draco si staccò dal muro e gli porse gli appunti di Hermione. - L'ha scritto ieri sera -.
- Tipico di Hermione, prendere appunti per qualsiasi cosa. Le trovammo un bigliettino in mano persino quando finì pietrificata -.

Draco fece una smorfia.

- Che vuol dire mondo di carta? - domandò lo sfregiato, sistemandosi gli occhiali sul naso.
- Elucubrazioni sulla nostra indagine. Pare che tutto conducesse ai libri, immagino si riferisca a quello - spiegò il giovane, spostando lo sguardo sul letto dove giaceva Narcissa.
- E d... impossibili? Che parola è questa? -.

Lui scosse la testa, riportando gli occhi sul viso della mezzosangue.

- D sta per molte cose - sentenziò lui, stancamente.
- Hai un'idea di cosa possa essere successo? - Potter si voltò a fissarlo.
- No. Mi ha mandato un gufo ieri sera, chiedendomi di raggiungerla, ma quando sono arrivato... - lasciò cadere la frase nel vuoto, appoggiando la schiena al muro.
- Strano. La sua scrittura di solito è così ordinata, invece questo è un pasticcio. Come se avesse scritto molto di fretta - Potter si strofinò il naso.

Draco crollò il capo, tendendo la mano per farsi restituire il foglio.

- Devo capire... ci deve pur essere qualcosa che... - sbottò frustrato, rigirandoselo tra le mani.
- Malfoy... -.
- Se non puoi essere utile, sparisci, Potter - disse lui, bruscamente.
- Hermione è la mia migliore amica! - protestò Harry, visibilmente agitato.
- Allora trova il modo di aiutarla! - rispose Draco, scattando verso il suo interlocutore. Si fermò ad un palmo da lui, chiuse gli occhi e inspirò.
- Ti ho giudicato male - Potter indietreggiò leggermente, mentre Draco apriva gli occhi di scatto nell'udire le sue parole. - Tieni davvero a lei. Ancora non mi spiego come sia possibile, ma è così -.
- La conosci meglio di me - scrollò le spalle, - lo sai, com'è -.
- Quello che non so è come hai fatto ad accorgertene tu - Potter assunse un'espressione eloquente.

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