«Di qualsiasi cosa siano fatte le nostre anime,
la mia e la sua sono la medesima cosa».
Emily Brontë, Cime TempestoseIl gelo che attanagliava le membra di Hermione, rinchiusa nella sua cella, non dipendeva dal vento che impazzava furioso all'esterno, penetrando dalle sbarre che precludevano l'unica via di fuga possibile; era piuttosto di natura emotiva. Si sentiva gelata dentro.
Tradita.
Si strinse nel cantuccio che si era ritagliata per sé, in mezzo alla sporcizia che ricopriva interamente il pavimento scrostato della stanza angusta, incapace di trovare ristoro.
Si era fidata, accantonando anni di orgoglio difeso con i denti, unica trincea bellamente ostentata contro attacchi che somigliavano ai morsi rabbiosi di un cucciolo crudele che l'avesse scambiata per il suo pupazzetto di gomma preferito. Aggressioni che nascevano da un pregiudizio del tutto vano, come se il sangue di un mago fosse differente da quello di chi mago non era.
Diversi. Per sempre divisi dalla sottile linea rossa tracciata dal nostro sangue.
Lei quella linea l'aveva varcata, ignorando volutamente ogni possibile presenza di pericolo, lasciando che la sua strenua difesa venisse dilaniata non più dai morsi del disprezzo, ma dallo sguardo profondo di un paio di occhi grigi. Si era scoperta, gli aveva mostrato il fianco. Le tornò in mente la partita di scacchi che avevano fatto sul treno.
Vuole che mi scopra. Che faccia io la prima mossa.
E lei l'aveva fatto, concedendogli sé stessa.
Tradita.
Mai parola aveva avuto suono più brutale. Uccisa, in confronto, era quasi piacevole, ferita era una carezza leggera. Hermione chinò la testa, abbracciandosi le ginocchia in un tentativo disperato di ottenere conforto da braccia che non erano quelle da cui avrebbe voluto essere stretta.
No, non più.
Oh, sì, ancora. Nonostante tutto.Si morse con rabbia il labbro inferiore, ferendosi a sangue, tentando invano di distogliere la sua mente dal bisogno bruciante di lui: le tornarono alla mente le scene vissute in casa della Veggente, la rabbia che aveva provato nel sentire le parole insinuanti di quella donna: no, non aveva pensato per un attimo che quella strana vecchina avesse ragione, quando...
...era rimasta a guardare quella donna con la carta in mano. La Veggente aveva ripetuto la domanda.
- Che cosa cambia se la mette in un punto nell'altro? - aveva ribattuto Hermione.
- Cambia l'origine dell'inganno, chérie -.
- Non capisco - aveva corrugato le sopracciglia.
- Intende dire - era intervenuto Draco, nervoso, - che se la posizione della carta fosse tra le due che indicano noi, questo significherebbe che uno dei due sta ingannando l'altro -.
- Ah. Ed è così? -.
- Je ne sais pas. Tu cosa dici? - l'anziana signora l'aveva guardata con quei suoi occhi penetranti.Si era sentita mancare la terra da sotto i piedi, nonostante fosse seduta.
- Perché ci sono le stelle, nella carta del Cavaliere? Sua figlia ha parlato di stelle - aveva chiesto, accantonando volutamente l'argomento precedente.
- Alcune stelle hanno grande influenza nella vita delle persone. Certo - aveva concesso la donna, sorridendo, - non di tutte. Ma nel suo caso è così -.Bene. Prima imita la Cooman, adesso Fiorenzo. Se abbiamo fortuna è solo una vecchietta strampalata.
Una vecchietta strampalata che sembra sapere un po' troppo.Si era stretta nelle spalle ed aveva distolto lo sguardo, fissandolo sul muro...
...sul muro, qualcosa si mosse. Doveva essere un insetto disgustoso, o magari un ragno. Uno scarafaggio, chissà. La ragazza rabbrividì e riportò lo sguardo sui propri piedi, cercando di esaminare le possibilità che aveva di cavarsela.
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La Bellezza Del Demonio
FanficLui le afferrò i polsi, in silenzio, senza smettere di fissarla. - Hermione... - disse finalmente, quando i singhiozzi di lei si furono diradati. Lei sollevò gli occhi di scatto, lasciandosi sfuggire un oh! di sorpresa. - Avrei potuto essere miglior...