Due

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Le due ragazze si erano alzate con calma il mattino successivo, soprattutto Giulia che doveva recuperare le ore di sonno. Gli orari molto lunghi e flessibili della colazione erano a loro favorevoli. Il buffet era ricco e vario anche la mattina: dal salato al dolce, ogni persona di cultura diversa poteva trovare la colazione adatta a sè come a casa propria. Per il pranzo le ragazze potevano usufruire sia di quella stessa sala usata per colazione e cena, o di un'altra vicino alla piscina ed il mare con i tavoli all'aperto. Nelle loro due settimane si trovava compreso nel prezzo anche un certo numero di cene in alcuni dei ristoranti tipici o a tema che si trovavano nel villaggio.
Decisero di andare in piscina e di rimanerci fino all'ora di pranzo per poi mangiare lì. Il mare si trovava a due passi per cui non era un problema nemmeno cambiare idea sul cosa fare della propria giornata.
Emily aveva già fatto un bagno in piscina dato il grande caldo di quel loro primo giorno effettivo di vacanza. Giulia era rimasta tutto il tempo stesa sulla sdraio, più assonnata che vogliosa di combattere il caldo.
Verso l'ora di pranzo si sentiva decisamente meglio e si mise seduta guardandosi attorno. La piscina, l'idromassaggio e ancora oltre il ristorante, mentre dietro aveva il bar e ancora la grande piscina. Giratasi dalla parte dove quest'ultima era profonda e dal cui bordo ci si poteva tuffare, l'attenzione di Giulia fu attirata da due figure che le sembravano familiari. Riconobbe i due ragazzi che avevano fatto rumore la notte precedente e alla cui camera erano andate a bussare lei e la sua amica.
Uno, quello moro, avevano intuito chiamarsi Álvaro dai richiami che gli faceva l'altro ragazzo la sera precedente, mentre dell'amico biondo non sapevano ancora il nome. Giulia li stava guardando ed Emily, quando notò che l'amica accanto a sè stava fissando un punto in particolare da diversi istanti, fece lo stesso.

- Non sono i due di ieri sera? - domandò, cercando di metterli a fuoco.

- Mi sembra di sì. - rispose l'altra.

Il ragazzo biondo si avvicinò lentamente al bordo della piscina, interrompendo la conversazione con l'amico. Si sporse leggermente con il piede sinistro per metterlo nell'acqua e sentire se fosse fredda o meno. Nello stesso tempo in cui si stava girando per parlare di nuovo ad Álvaro, le mani di quest'ultimo si appoggiarono sulla sua spalla e lo spinsero. Il ragazzo cadde in acqua senza che riuscisse a tenersi in equilibrio, di fronte alle risate dell'amico.
Anche Giulia ed Emily, che avevano osservato la scena dall'altra parte della piscina, ridevano senza riuscire a fermarsi. I due ragazzi sapevano della loro presenza, poiché le avevano notate in un primo momento mentre si stavano avvcinando alla piscina.
Una volta rinvenuto dal tuffo, il ragazzo che era caduto in piscina e aveva subito lo scherzo non si girò verso di loro perché un po' imbarazzato, ma si limitò a rimproverare l'altro.

- Questa me la paghi e lo sai! - gli gridò contro mentre Álvaro continuava a ridere tenendosi la pancia.

Il biondo si avvicinò a nuoto al bordo e fece forza con le braccia su di esso per uscire dalla piscina. Si mise in piedi mentre rimproverava ancora qualcosa ad Álvaro, che però le ragazze non poterono sentire a causa della distanza tra di loro.
La vittima dello scherzo si mandò indietro il ciuffo dei capelli bagnato che giocciolava con una mano, mentre Giulia da lontano lo guardava senza farsi notare.

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Giulia era seduta sul letto che aspettava che la sua amica terminasse di vestirsi. Era indecisa tra una canotta colorata e una camicetta azzurra senza maniche, da abbinare ai pantaloncini di jeans che aveva già messo. Si rigirò fra le mani il callulare, stufa di aver già provato ogni giochino stupido presente nella sua memoria.

- Muoviti, ho fame. - esclamò Giulia, coricandosi.

- Eccomi, eccomi! - esclamò l'altra allegramente, alla fine aveva optato per la camicetta. Prese la borsa e si alzò. - Possiamo andare. - disse poi.

La ragazza allora si alzò con un lamento cercando dove avesse posato la chiave della stanza, la trovò sul proprio comodino e poi uscirono dalla camera. Lei si era messa un vestito nero sul busto e con la gonna fiorata, insieme a dei sandali.
Scesero le scale e camminarono lungo il percorso circondato dagli alberi che portava alla hall da una parrte e al mare dall'altra, mentre ogni tanto qualche animaletto ceh abitava l'ambiente attraversava loro la strada.

Emily decise di dar sfogo ad un pensiero che aveva da qualche ora. - Certo che quel ragazzo moro è proprio un gran figo! - iniziò allora, sotto lo sgomento dell'amica.

- Emily! - fece l'altra.

- Se lo merita tutto! - rise la ragazza. - Com'è che si chiamava? Álvaro? - chiese poi, più seria. In realtà si ricordava benissimo il suo nome, voleva solamente cambiare discorso.

- Sì, Álvaro. - confermò Giulia. - Quello con la caga dei ragni. - questa volta toccò a lei ridere.

- Non lo prendere in giro! - lo difese. - Anche tu hai paura dei ragni. - proseguì poi.

L'altra continuò con la sua risata. - Mi sa che il tipo ha fatto colpo... - insinuò poi, con una certa espressione maliziosa.

- Non è male, non puoi negarlo. - ammise imbarazzata l'altra.

Giulia non rispose perché tra una battuta e l'altra erano arrivate nella hall del villaggio e anche nella sala della cena. Le due si lasciarono condurre da una cameriera verso un tavolo e poi si alzarono per andare a servirsi.

Vorrei essere capace di odiarti - Daniele RuganiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora