Quattro

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Álvaro ruzzolò a terra sulla sabbia per l'ennesima volta senza, naturalmente, prendere il pallone, il quale cadde esattamente di fronte al suo viso, mandandogli della sabbia negli occhi.
Daniele lo guardò sconsolato, avvicinandosi per aiutarlo ad alzarsi.
L'altro gli afferrò la mano e si alzò, iniziando a ripulirsi dalla sabbia che gli corpiva il corpo con quella libera.

- Vado a fare un bagno. - gli disse. - Mi fa schifo tutta 'sta sabbia e non ho più voglia di giocare. - spiegò allora lo spagnolo.

- No, dai! - espresse il proprio disappunto Daniele. - E io con chi gioco? - chiese poi ironicamente.

- Non lo so! - rise Álvaro uscendo dal campo e avviandosi verso il mare.

L'altro ragazzo sbuffò divertito, mentre l'animatore che stava arbitrando la partita fino a quel momento si guardava intorno, cercando qualcuno da poter coinvolgere. Nello stesso tempo in cui gli occhi di quest'ultimo si posavano su una ragazza che stava passando, anche quelli di Daniele lo fecero, riconoscendola: era la stessa con cui aveva fatto la figuraccia il giorno prima e che era andata a bussare alla loro camera insieme alla sua amica. Potè notare ancora una volta che era davvero carina.
Nello stesso istante in cui lui la vide e pensò questo, si rese conto del fatto che l'animatore la stesse praticamente obbligando a prendere parte alla partita insieme a lui.
Lui distolse lo sguardo imbarazzato e si girò dall'altra parte, fingendo di girare per il campo tranquillamente. Ad un certo punto capì che lei aveva accettato, dopo la feroce insistenza dell'animatore, di giocare. Daniele a quel punto trovò giusto doverla guardare, così lo fece. L'animatore la stava spingendo verso il campo.

- Abbiamo trovato un nuovo membro! - annunciò allegro. - Giulia gioca con te! - aggiunse poi.

Daniele fu sicuro di essere arrossito, mentre le porgeva la mano. Era anche la prima volta che sentiva come si chiamasse.
Lei si avvicinò sorridendo, con tutt'altra espressione rispetto a quella che aveva avuto quella notte, quasi non gli sembrava la stessa persona. Strinse la mano del ragazzo e lui fece lo stesso.
Si presentarono, forse rimanendo a guardarsi negli occhi per qualche istante di troppo.
Li interruppe l'animatore che, l'uno per un motivo, l'altra per un altro, entrambi avevano già maledetto più volte. Fischiò e i due ragazzi si distanziarono un po' sulla sabbia, preparandosi a giocare.
Non mancavano molti punti alla fine, poiché Daniele ed Álvaro stavano già vincendo da prima che quest'ultimo si stufasse e c'erano solamente 15 punti da fare in totale per vincere la partita.
Giulia e Daniele stavano andando altrettando bene e ormai mancavano giusto un paio di punti alla fine. Si sorridevano e si battevano il cinque ad ogni punto fatto e il ragazzo era incredulo per il cambiamento di atteggiamento di lei, probabilmente la stanchezza le aveva creato nervosismo quella sera. Ci fu un attimo di pausa in cui gli avversari, che erano due fidanzati più o meno della loro stessa età, stavano andando a recuperare il pallone finito lontano e lui si ritrovò a fissarla. Giulia si girò nello stesso istante e gli sorrise, mentre lui ricambiava. Distolsero l'uno lo sguardo dall'altra solo quando sentirono il fischietto che annunciava l'inizio dell'azione successiva. Il pallone andò in direzione del centro del campo, in mezzo tra Giulia e Daniele. Entrambi fecero per andare a prenderlo ma il ragazzo arrivò qualche istante prima, colpendo il pallone e mandandolo dall'altra parte, dando anche probabilmente una piccola spallata alla ragazza. Nel tempo in cui abbassò le braccia si rese conto che Giulia stava perdendo l'equilibrio e la afferrò istintivamente per le spalle, tenendola in piedi. Lei appoggiò le mani sul braccio di lui che le passava sotto il mento, per poi sorridergli e levarle.

- Grazie. - rise imbarazzata.

Lui si grattò la nuca e si accarezzò il ciuffo di capelli biondi, tentando di portarseli indietro mentre invece sembravano andare dove volevano. - Figurati... - sorrise lui arrossendo.

Nel frattempo il pallone mandato dall'altra parte del campo dal ragazzo poco prima era caduto all'interno di esso, avvicinandoli alla vittoria della partita. Fecero ancora qualche punto e vinsero.

- Sto morendo di caldo, vieni anche tu a bere? - le domandò con la mani sui fianchi, molto accaldato.

- Certo, anche io ho caldo. - accettò lei.

Poi i due si avvicinarono alla passerella, cammiando insieme. Giulia cercò di non guardarlo, aveva constatato che nemmeno lui fosse male come ragazzo, anzi. E poi non era stato lui a rovinare il suo sonno qualche notte prima, quindi non c'era alcun problema. Tutti i sorrisi che si erano scambiati mentre giocavano le avevano creato uno strano piacere, ma non avrebbe saputo dire in che proporzione.
Arrivarono al bar e si sedettero ai seggiolini accanto al bancone, mentre si facevano portare due bicchieri di una strana acqua colorata. Ogni tanto la tenevano nei dispenser e aveva un leggerissimo aroma alla frutta.

- Come mai sei così brava? - domandò, seduto di fronte a lei.

- Ho giocato per qualche anno, ma niente di che. - rispose Giulia. - E tu? - chiese poi.

- Io niente, gioco a calcio quindi non c'entra proprio niente. - rise Daniele, distogliendo lo sguardo. Era uno a cui non piaceva vantarsi.

- Aspetta... - fece la ragazza, mettendosi a riflettere. - Può essere che ti abbia visto in tv? - disse poi.

- Possibilissimo, nella Juve... - rispose lui, non ad altissima voce. Dava l'idea di essere sempre più a disagio.

Lei lo capì e cambiò argomento, senza fargli troppe domande sul suo lavoro. Si notava che non gli piaceva parlarne come argomento principale. - Ho capito, allora ho capito perché mi eri famigliare. - disse solo, poi gli chiese per quanto tempo sarebbero rimasti lì e scherzarono insieme su Álvaro e i ragni.

Daniele era socievole e un ragazzo assolutamente normale, non gli piaceva essere etichettato solo per il proprio lavoro ma ci teneva a mostrarsi per la persona che era veramente.

- Io ora devo tornare in spiaggia dalla mia amica, mi starà dando per dispersa. - rise Giulia alzandosi.

- Va bene, io vado a recuperare quell'altro... - sorrise. - Ciao! - la salutò.

- Ciao! - ricambiò lei, per poi avviarsi verso l'ombrellone di Emily.

Vorrei essere capace di odiarti - Daniele RuganiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora