Venti

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Giulia si trovava in bagno davanti allo specchio. Stava finendo di mettersi il rossetto, poi sarebbe uscita.
Negli ultimi giorni, lei e Manuel avevano continuato a sentirsi ed erano davvero molto presi, non vedevano l'ora di rivedersi. Quella sera sarebbero andati a cena fuori e, sicuramente, poi sarebbero stati ancora insieme in un locale. L'attrazione fisica che provava per quel ragazzo aumentava dal giorno in cui si erano conosciuti.
Giulia si specchiò e scrollò di poco i capelli, osservando se fosse abbastanza in ordine. Portava una minigonna nera e un top scollato con una cerniera sulla schiena che le lasciava la pancia scoperta, anch'esso nero. Il trucco prevedeva rossetto rosso, poi aveva puntato molto sugli occhi. Naturalmente, non potevano mancare i tacchi. Si mise qualche trucco in borsa nel caso in cui fosse servito, e uscì dal bagno.
Incontrò Emily seduta sul divano con il cellulare fra le mani, la quale non la degnò di uno sguardo fino a quando non le parlò. Non avevano ancora chiarito e lei non aveva intenzione di scusarsi per prima, siccome era convinta di aver ragione. Aveva capito che non sarebbe servito sprecarci fiato, l'amica aveva bisogno di rendersi conto lei stessa che stesse sbagliando, e poteva facilmente intuire che sarebbe accaduto molto presto.

- Torno tardi, non mi aspettare. - disse solo Giulia freddamente, prima di aprire la porta.

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Manuel e Giulia avevano terminato di cenare da un po' e stavano ancora chiaccherando.
Lei teneva i gomiti sul tavolo mentre si sporgeva in avanti in maniera provocante a parlava, ogni tanto si scambiavano qualche bacio passionale e lui, più di una volta durante la serata, le aveva accarezzato le coscie nude da sotto il tavolo, superando anche di poco la stoffa della gonna corta.

- Beviamo ancora qualcosa e poi andiamo? - domandò il ragazzo ad un certo punto.

Lei annuì. - Ordina tu, prima vado un secondo in bagno. - disse poi alzandosi.

Passò dietro la sua schiena e si chinò a baciarlo appoggiandogli leggermente una mano sul volto, poi chiese ad un cameriere dove si trovasse il luogo che cercava.
Trascorsero degli istanti in cui, per la prima volta, il pensiero del ragazzo biondo che tanto amava tornò alla sua mente. Si chiese perché si stesse vedendo con Manuel, se alla fine l'unica persona che voleva era lui.
Si stava lavando le mani per poi tornare dal ragazzo, quando sentì delle mani famigliari appoggiarsi sulla sua pancia. Manuel l'aveva raggiunta in bagno e le stava baciando il collo, mentre lei si sporgeva indietro reclinando quella parte del suo corpo per lasciare più spazio alla sua bocca. Presto, si girò mettendogli le mani dietro al collo ed unendo le loro labbra.
Manuel le aveva abbassato la cerniera del top e glielo stava sfilando, quando si fermò.

- Beviamo l'ordinazione e andiamo a casa mia, non è lontana da qui ed è molto spaziosa. - all'ultima parte aggiunse uno sguardo malizioso. - Nei bagni di un locale non sta bene. - rise poi.

Daniele non si era ancora allontanato dai pensieri di Giulia e lei non poteva farsi condizionare la serata da lui, così non ebbe la forza mentale di ribattere. Si risistemò e tornarono insieme al tavolo, per poi bere ciò che Manuel aveva ordinato.
Il viaggio verso casa sua non fu meno silenzioso di quello di poche sere prima. La ragazza aveva usato lo specchietto per rimettersi il rossetto rosso e lui aveva continuato ad accarezzarle la coscia in maniera invadente quando era fermo a qualche semaforo, mentre lei si avvicinava a baciarlo.
Casa sua era un loft, e la stanza principale era davvero grande come diceva. Il colore dominante era il nero e al centro della stanza si trovavano un ampio divano ed una poltrona con un tavolino di fronte. Giulia iniziò a chiedersi come fosse la casa di Daniele, se fosse accogliente, se fosse bello passare le serate lì con lui, abbracciati sul divano...
Non era ancora riuscita a scacciare i pensieri che stava avendo da prima, gli unici momenti in cui non ci pensava erano quando Manuel le dedicava attenzioni.
In quel momento lui si stava trattenendo al cellulare, rivolto verso un mobile che aveva nell'ingresso.
La ragazza non voleva che il suo stato d'animo prendesse il sopravvento, così si avvicinò da dietro al ragazzo e premette il proprio corpo contro il suo, mentre gli faceva passare un braccio davanti e gli appoggiava una mano sulla spalla. Sentì i muscoli di lui irrigidirsi quando Giulia iniziò anche a baciargli piano il collo. Manuel rimaneva immobile sotto il suo tocco, così lei provò a farlo reagire mordendogli con una certa forza la pelle.
Lui allora si girò e prese a baciarla con foga, per poi prenderla in braccio e dirigersi verso la poltrona. Si sedette con lei a cavalcioni su di lui e le appoggiò le mani sul fondoschiena iniziando a muoverle piano, spostandole anche la stoffa della minigonna mentre continuava a baciarla e mentre lei muoveva il proprio corpo sul suo allo stesso ritmo delle labbra, passando con esso anche sulle sue parti intime.
Quando Manuel si stancò, cominciò velocemente a spogliarla, come voleva già fare dalla prima volta che l'aveva vista seduta al tavolo del pub. Le tolse il top e le sfilò la gonna, scoprendole il completo intimo di pizzo nero. Rimase qualche istante a fissare il suo corpo, poi le appoggiò le labbra in mezzo ai seni e le lasciò una scia di baci fino alla bocca durante la quale, lei ne approfittò per levargli la maglia e scoprire il grande tauaggio che non aveva ancora mai visto per intero. Un dragone gli copriva la spalla destra e parte del petto.
Tornato l'ardore dei baci, Manuel terminò di spogliarla e, dalla foga, quasi le strappò il reggiseno.
La ragazza, completamente nuda, si distaccò di poco per poi mettergli le mani sulla cerniera dei jeans, che tolse in poco tempo insieme ai boxer dopo che lui si fu sollevato per agevolarla.
Non perse tempo e la afferrò per la schiena, nello scopo di rimettere a contatto i loro corpi. Per un po' continuarono così, uniti senza vestiti e con il fuoco nei baci.
Dopo, Giulia passò a mordicchiargli il lobo dell'orecchio destro per poi spostarsi di poco e scegliere un punto in cui succhiargli la pelle. Gli affondò i denti nella carne e abbassò le mani dal collo verso quella parte sensibile del suo corpo che sentiva premere contro di sè. Fece movimenti regolari con le mani mentre faceva in modo che un livido nascesse sul punto del suo collo che stava mordendo. Manuel le diede la sensazione di star provando non poco piacere, poiché la ragazza sentiva il battito accellerato di lui contro il suo corpo completamente steso su di lui e provava del dolore provocato dalle unghie di lui affondate nella carne della sua schiena in modo da sfogare l'appagamento, probabilmente a lasciare lunghi graffi e ferite su di essa.
Quando Giulia terminò, rimise le mani dove le teneva prima e la situazione tornò per poco tempo ai soliti passionali baci, conditi da tocchi che, ormai, non avevano più la limitazione dei vestiti.
Presto, Manuel si alzò di scatto tenendola per le natiche e la lasciò quasi cadere sul basso tavolino da caffè di fronte, poi le si sedette sopra.
La ragazza sbattè la testa e l'impatto del proprio corpo sulla superficie fece cadere a terra un piatto di metallo che le era rimasto sotto la schiena. Sentì diverso rumore, causato da tutti gli oggetti che caddero.
Lui si chinò su di lei.

- Hai comandato per troppo, ora tocca a me. - sussurrò beffardo e provocante, poi le bloccò con una mano i polsi sopra la testa.

La reazione di Giulia fu quella di inarcare la schiena a baciarlo ancora, cosa che non potè fare poiché Manuel si stava apprestando a baciarle rudemente entrambi i seni, aiutandosi con i tocchi altrettanto poco delicati della mano libera.
Con le braccia e le gambe bloccate, la ragazza non poteva fare molto, solo inarcare e sporgere il bacino contro di lui e mandare piccoli lamenti di gusto per la sensazione che provava nell'essere toccata così. I gemiti erano sempre più forti e fu proprio per questo che lui interruppe i baci e le morse forte un seno, facendola lamentare ancora più forte in un verso di piacere.
Risalì di poco e le fece un succhiotto all'altezza della scollatura. Non fu diverso dagli altri che gli aveva fatto, come sempre provava tanto male quanto piacere nel sentirsi mordere e succhiare la pelle da lui e, anche se avesse voluto, non vi si sarebbe potuta sottrarre poiché lui la teneva bloccata. Riuscì solo a continuare a gemere più e meno forte per diversi minuti, in cui lui proseguì approfittando della sua scarsa opposizione.
Si fermò solo quando Giulia iniziò a contorcersi più rapidamente. La lasciò respirare, per pochi istanti, poi tornò sul suo corpo. Le mollò le mani e appoggiò entrambe le proprie ancora sui suoi seni, stringendo mentre ripassava il succhiotto sul collo che le aveva fatto al pub, succhiandole altra pelle intorno e rendendoglielo più grande e visibile.
Finalmente potè affondare le unghie smaltate di rosso nella sua pelle, per resistere meglio ai vari tocchi a cui stava sottoponendo il suo corpo.
Tornò a baciarle le labbra, appoggiandosi solo alla parte superiore del suo corpo e lasciandole libere le gambe. Le mise una mano sulla nuca e premette i loro visi l'uno contro l'altro, mentre con l'altra le solleticava il corpo. Iniziò dal seno e proseguì verso l'inguine, poi continuò ancora verso la parte più sensibile del suo corpo, dove la ragazza sentì le sue dita muoversi, perdendo poi la percezione dell'azione che stava compiendo.
Inspirava ed espirava forte, emettendo gemiti fortissimi e pronunciando diverse volte il nome di Manuel sulle sue labbra. Gli conficcò le dita nella carne del fianchi mentre lui si divertiva a lasciar vagare le proprie dita in quella situazione di assoluto piacere, appagamento e beatitudine della ragazza.
Improvvisamente tolse la mano dalle sue gambe e la trascinò in piedi con sè, senza lasciarla respirare nemmeno per un istante. La avvicinò al muro con poca delicatezza, ma lei quasi non sentì il dolore della botta a causa di tutte le altre sensazioni che la stavano ancora provando.
Le parve di essere in gabbia, premuta dai muscoli di lui contro un muro mentre si scambiavano ancora baci ardenti lungo il corpo e si appoggiavano le mani da qualunque parte.
Le ultime cose che accaddero quella notte, furono un altro livido che Manuel le lasciò in pieno seno, mentre lei mugolava il suo nome e lo spingeva contro il proprio corpo.
Poi Manuel allungò la mano verso la credenza e recuperò il portafoglio, ne estrasse una bustina bianca che Giulia gli tolse di mano.
La ragazza la aprì e gli mise il preservativo, e un'espressione di piacere si dipinse sul volto di Manuel, poi sentì improvvisamente spingere dentro il suo corpo e si abbandonò alla soddisfazione.
Una notte di sesso senza sentimento, per scacciare il peso di una scelta sbagliata.

Vorrei essere capace di odiarti - Daniele RuganiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora