Dopo la cena, i ragazzi decisero di fare due passi per il villaggio e poi di tornare in camera poiché lo spettacolo che rappresentavano al teatro quella sera non era dei più entusiasmanti.
Il ragazzo biondo era stato zitto per tutta la cena e piuttosto scontroso in tutto il resto della giornata. Sembrava nervoso e voglioso di starsene sulle sue ed Álvaro non riusciva a capire se ce l'avesse con lui o meno.- Dani, che ti succede oggi? - gli domandò ad un certo punto mentre camminavano.
L'altro rimase sorpreso dalla domanda. - Niente, tutto normale... perché? - rispose lui.
L'altro tornò a guardare di fronte a sè, mentre fiancheggiavano la piscina illuminata dalle luci interne ad essa. - Non so, sei silenzioso... - ribattè allora Álvaro, mentre lo attraversava il pensiero di essersi sbagliato.
Superarono i ristoranti e raggiunsero la spiaggia est. Nel luogo in cui si trovavano il terreno formava una penisola, dando vita a due spiagge: la spiaggia est e la spiaggia ovest. La ovest era un po' più appartata, siccome occorreva più tempo per raggiungerla attraverso i sentieri del villaggio o camminando sulla sabbia.
La luna che si vedeva per metà illuminava il mare e la serata non era troppo calda per merito del venticello leggero che rinfrescava l'aria. Rimasero sulla passerella per non doversi togliere le scarpe a causa della sabbia e continuarono per un po' a passeggiare.Daniele, il ragazzo biondo, aveva risposto ad Álvaro che non aveva niente perché un po' per timidezza e un po' per paura di essere preso in giro, non voleva parlarne con lui. Però sentì di doversi togliere il sassolino dalla scarpa, così iniziò a parlare e ruppe il silenzio inqueitante ed imbarazzante accompagnato solo dal movimento delle onde che si era creato tra di loro. - Certo che però potevi evitare di buttarmi in piscina... - fece.
L'altro lo guardò stranito: davvero se l'era presa? - Sei incazzato per questo? - chiese spalancando gli occhi per poi mettersi a ridere.
Daniele si grattò la nuca. - Mi dà fastidio aver fatto una brutta figura... - aggiunse poi.
Álvaro continuava a mantenere un atteggiamento divertito. - E con chi? - domandò ingenuamente.
L'altro guardò in basso e così a lui si accese la lampadina.
- Ah, le ragazze... - disse in tono più serio. Si sentiva quasi in colpa perché, sebbene fosse una cosa da poco, il suo amico sembrava esserci rimasto male davvero. - Mi dispiace, ma la ragazza incazzata penso sia cotta di te in ogni caso. - cercò poi di sdrammatizzare mentre si scusava.
- La ragazza incazzata? - ripetè lui, non capendo.
- Ma sì! Quella che si è arrabbiata per il ragno ieri notte... - gli spiegò Álvaro.
Daniele rise. - Non era incazzata per il ragno, era incazzata perché tu facevi casino a causa del ragno. - lo corresse in mezzo alle risate.
L'altro cercò di giustificarsi, non amava essere preso in giro per quello. - Non è colpa mia... - piagnucolò.
Il ragazzo sorrise, cambiando argomento. - Come fai a dire che è cotta di me? - chiese allora. - Ci siamo visti due volte, di cui una che abbassa notevolmente il mio punteggio nella sua graduatoria. - proseguì dopo qualche istante.
- Quando le hai aperto la porta avete iniziato a fissarvi come due rincoglioniti. - spiegò. - L'ho notato prima che tornassi a dare la caccia a quel coso, se te lo stai chiedendo. - aggiunse poi, già immaginando i pensieri dell'amico.
- Ma non è vero! - esclamò Daniele istogliendo lo sguardo e sorridendo leggermente.
- Vedrai... - ribattè l'altro, chiudendo la conversazione mentre tornavano indietro, avviandosi alla loro stanza.
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Le due ragazze erano ancora sedute al tavolo della cena, che chiaccheravano dopo aver finito di mangiare. O meglio, Giulia non aveva ancora terminato, ma continuava comunque la conversazione con Emily, la quale a tratti le metteva anche fretta, dicendole di muoversi. La ragazza aveva ancora qualcosa nel piatto e stava spiegando all'amica i suoi programmi di studi per quando sarebbero tornate, quando quest'ultima iniziò a fissare con occhi assenti un punto apparentemente indefinito dietro la sua schiena spostandoli dal suo sguardo. Giulia disse ancora titubante qualche parolea, ma constatò che l'amica non la stesse più ascoltando.
- Emi? - la chiamò, ma l'altra non rispose.
Si stava per girare a controllare cosa fissasse, quando la vide alzare il gomito e salutare qualcuno con la mano.
Emily spostò lo sguardo lentamente, girò la testa fino ad arrivare a guardare appena accanto il loro tavolo. Fu in quel momento che Giulia capì tutto: di fianco a loro passarono i due ragazzi della camera la piano superiore. Álvaro ed Emily si erano salutati e continuarono a fissarsi fino a che non furono troppo lontani.- Il ragazzo del ragno? - le chiese poi Giulia, una volta che i due si furono allontanati.
Emily sembrò rimanerci male. - Ma smettila di prenderlo in giro... - disse.
L'altra rise sotto i baffi. - Cosa ci trovi in quel tipo? - domandò mentre continuava a ridere.
- Niente, cosa ci devo trovare? - chiese di rimando lei.
- Non lo so, mi sembrava... - ribattè Giulia con un sorrisetto.
Emily la guardò male. - Finisci sta carne. - ordinò.
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Vorrei essere capace di odiarti - Daniele Rugani
FanfictionDue ragazze che studiano a Roma decidono di prendersi una vacanza rilassante in un villaggio turistico del Centro America, senza conoscere le medesime intenzioni di due calciatori che giocano a Torino.