Era la sera della festa in spiaggia e Giulia aveva seguito a malincuore Emily fino ad essa, malgrado le sue varie preghiere di lasciarla rimanere in camera. L'amica l'aveva infatti obbligata ad andare con lei, sperando forse che, rivedendo Daniele, qualche rimpianto per la scelta che aveva fatto le sorgesse.
La ragazza, però, era fermamente convinta che quello che aveva fatto fosse giusto, anche se era evidente che lei stesse male. In quel momento era seduta sugli sgabelli del bar della spiaggia e si guardava intorno con un gomito sul bancone e mentre giochicchiava con i braccialetti che portava all'altro polso.
Vide con la coda dell'occhio Daniele avvicinarsi e fu invasa dal panico. Sperò invano che il suo obiettivo non fosse lei, ma l'ordinare qualcosa, invece le si sedette di fronte e la guardò, fino a che lei non alzò lo sguardo.- Giulia... - iniziò lui. - Stiamo un po' insieme? - domandò. - Prima che ognuno torni alla sua vita... - aggiunse dopo qualche istante.
Continuò a guardarla e cercò qualche reazione all'interno dei suoi occhi che erano puntati altrove. Vide un istante di dubbio nella sua espressione, ma fu solo un attimo.- Sarebbe difficile, è meglio se iniziamo a farci l'abitudine già da ora. - rispose la ragazza, fredda.
Lui si allontanò con espressione triste lasciandola sola a trattenere le lacrime, non poteva piangere davanti a tutti in quella maniera. Per un attimo aveva pensato di dirgli di sì, ma sarebbe stato tutto mille volte più complicato il giorno dopo. Non doveva succedere niente di tutto quello che era successo in quei giorni: quell'amicizia, quel bacio e tutto quello che avevano passa erano stati tutti errori, uno di fila all'altro e non avrebbe mai dovuto commetterli per nulla la mondo. Solo che era successo, quindi doveva tentare di stargli lontano il più possibile per rimediare.
Immersa com'era nei suoi pensieri, Giulia non aveva sentito Emily avvicinarsi a lei, seguita da Álvaro poco dietro.- Come stai? - le domandò.
L'altra sbuffò. - Sto bene, non ti devi preoccupare per me. - rispose, non volendo che l'amica togliesse del tempo al ragazzo per far compagnia a lei che era sola. Anche per loro il tempo stava finendo e, anche se probabilmente avrebbero continuato il loro rapporto anche in Italia, era giusto che ne approfittassero.
- Giuli, potresti anche provarci... - ribattè l'amica, certa che l'altra capisse a cosa si riferisse.
La ragazza si girò e la guardò male, così Emily si alzò scrutandola rassegnata, poi andò via con il ragazzo.
Giulia sospirò e prese a guardarsi le scarpe, per poi spostare lo sguardo su Emily e Álvaro che ridevano insieme dandosi piccoli baci. Erano davvero felici.
Non sapeva come l'amica facesse a non pensare a quello che sarebbe successo il giorno dopo, non sapeva dove trovasse il coraggio di affrontare quello che l'avrebbe attesa una volta a casa. Se la rendeva felice, ben venga e soprattutto beata lei che riusciva a prenderla con così tanta leggerezza. A lei sembrava una cosa tanto difficile quanto impossibile, ma sperava per Emily che riuscisse a mantenere la relazione con Álvaro il più a lungo impossbile perché anche se lo meritava davvero.
Oltre a soffrire, si stava annoiando a morte, quindi decise di alzarsi da quello sgabello che ormai stava dando la propria forma al suo sedere e andarsene, probabilmente in camera per stare sola e lontana da tutto quel dolore che, però, sapeva l'avrebbe continuata a seguire.
Le proprie gambe la portarono proprio nella propria stanza, dove si tolse velocemente le scarpe e si abbandonò sul letto. Premette la testa sul cuscino e finalmente potè liberare le lacrime senza che nessuno la vedesse piangere.
Dapprima furono lacrime silenziose e veloci, ansiose di uscire da quegli occhi all'interno dei quali erano state imprigionate e trattenute per troppo tempo. Successivamente, il suo pianto si trasformò in rumoroso e disperato. Giulia singhiozzò tanto, incredula che tutto quello stesse accadendo proprio a lei.
Fu quello l'istante in cui Daniele passò davanti alla sua stanza, non appena aveva visto lo sgabello su cui era seduta alla festa vuoto, l'aveva cercata in tutta la spiaggia e il resto del villaggio, ma senza l'intenzione di parlarle. Voleva guardarla, fino a che la distanza non li avrebbe separati, guardarla e ricordarla.
Sentì il rumore di quello che non avrebbe mai voluto sentire, la sentiva piangere forte e si accostò piano alla porta, mettendo l'orecchio il più vicino possibile. Chiuse gli occhi e rimase in ascolto delle sue lacrime di paura e di mancanza. Anche a lui mancava tanto, ma non voleva farglielo notare perché immaginava che stesse già soffrendo abbastanza. Sentì il proprio cuore spezzarsi e, mentre la ascoltava, sentì gli occhi riempirsi di lacrime sotto le palpebre chiuse. Eppure non riusciva a staccarsi da quella porta, come se aspettasse che Giulia la aprisse improvvisamente e gli chiedesse di abbracciarla, che lei lo chiamasse dicendogli di aver fatto una grandissima cazzata a lasciarlo, ma lui stesso sapeva che non sarebbe mai accaduta una cosa del genere.
Aprì gli occhi e le lacrime scesero definitivamente. Si allontanò e salì le scale, prima che Giulia potesse sentirlo.
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Vorrei essere capace di odiarti - Daniele Rugani
FanfictionDue ragazze che studiano a Roma decidono di prendersi una vacanza rilassante in un villaggio turistico del Centro America, senza conoscere le medesime intenzioni di due calciatori che giocano a Torino.